Principio attivo:Medrossiprogesterone acetato
Gruppo terapeutico:Progestinici
Tipo di farmaco:Farmaco etico
Rimborsabilità:C
Ricetta:Rnr - non ripetibile (ex c/f)
GlucosioNon presente
GlutinePresente
LattosioNon presente



FOGLIETTO ILLUSTRATIVO
Indicazioni terapeutiche
  • amenorrea secondaria
  • menometrorragie
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    Posologia

    2,5-10 mg/die per 5-10 giorni iniziando dal 16° al 21° giorno del ciclo. La perdita ematica si manifesta normalmente entro 3 giorni dalla sospensione del trattamento con FARLUTAL.

    Nelle pazienti con ipotrofia dell’endometrio è opportuno associare estrogeni alla somministrazione di FARLUTAL.

    Per il trattamento della amenorrea secondaria si consiglia di ripetere la terapia con Farlutal per 3 cicli consecutivi.

    Per il trattamento della menometrorragia funzionale si consigliano 2 cicli consecutivi.

    Controindicazioni
  • gravidanza
  • metrorragie
  • insufficienza epatica
  • ipersensibilità al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti
  • neoplasia mammaria
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    Interazioni
  • amminoglutetimmide
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    Avvertenze

    •  Nel caso di perdite ematiche vaginali si consiglia un accertamento diagnostico .

    •  Poiché i progestinici possono causare un certo grado di ritenzione di liquidi, devono essere tenute sotto osservazione le condizioni che potrebbero essere influenzate da questo fattore.

    •  Pazienti con anamnesi di depressione clinica devono essere attentamente monitorati durante la terapia con medrossiprogesterone.

    •  È stata notata una diminuzione nella tolleranza al glucosio durante il trattamento con progestinici. Per questo motivo i pazienti diabetici devono essere tenuti sotto stretta sorveglianza nel corso della terapia progestinica.

    •  I patologi (laboratorio) devono essere informati dell’uso di medrossiprogesterone da parte del paziente se il tessuto endometriale o endocervicale viene sottoposto ad esame.

    •  Il medico/laboratorio devono essere informati che l’uso di medrossiprogesterone può diminuire i livelli dei seguenti markers endocrini:

        a)  steroidi del plasma/urine (ad es. cortisolo, estrogeno, pregnandiolo, progesterone, testosterone)

        b)  gonadotropine del plasma/urine (ad es. LH e FSH)

        c)  globulina legante l’ormone sessuale

    •  Se si dovesse verificare un’improvvisa parziale o totale perdita della vista o in caso di esoftalmo, diplopia o emicrania, prima di continuare il trattamento effettuare un controllo oftalmico onde escludere la presenza di edema della papilla e di lesione vascolare retinica.

    •  Il medrossiprogesterone non è stato associato con l’induzione di disturbi trombotici o tromboembolitici, tuttavia il suo uso non è raccomandato in pazienti con un’anamnesi di tromboemolismo venoso (TEV). Si raccomanda l’interruzione del trattamento con medrossiprogesterone in pazienti che sviluppano TEV.

    •  Ipercalcemia in pazienti portatori di metastasi ossee.

    Insufficienza epatica (vedere paragrafo 4.3 “Controindicazioni”)

    •  Insufficienza renale

    L’età non rappresenta un fattore limitante la terapia, tuttavia il trattamento progestinico può mascherare l’insorgenza del climaterio.

    Il medicinale contiene lattosio quindi i pazienti affetti da rari problemi ereditari di intolleranza al galattosio, da deficit di Lapp lattasi, o da malassorbimento di glucosio-galattosio, non devono assumere questo medicinale.

    In assenza di dati confrontabili, i rischi emersi nel corso dello studio clinico Women’s Health Initiative Study (WHI) (vedere paragrafo 5.1-Proprietà farmacodinamiche) devono essere considerati analoghi anche ad altri dosaggi di estrogeni coniugati con medrossiprogesterone acetato per via orale e in caso di altre combinazioni e forme farmaceutiche relative alla terapia ormonale.

    Carcinoma mammario

    È stato riportato un aumento del rischio di carcinoma mammario in seguito all’uso delle combinazioni, per via orale, di estro-progestinici nelle donne in post-menopausa. risultati derivati da uno studio clinico randomizzato e placebo controllato, lo studio clinico WHI e studi epidemiologici (vedere paragrafo 5.1 - Proprietà farmacodinamiche), hanno riportato un aumento del rischio di cancro alla mammella in donne che assumevano per diversi anni come terapia ormonale l’associazione estro-progestinica. L’eccesso di rischio aumenta con la durata dell’uso, come rivela lo studio WHI con estrogeni equini coniugati (CEE) più MPA, e studi osservazionali, (vedere paragrafo 4.2- Posologia e modo di somministrazione). È stato inoltre riportato un aumento di mammografie anomale con l’uso di estrogeno più progestinico, richiedendo ulteriori valutazioni.

    Malattie cardiovascolari

    Gli estrogeni soli o in associazione a progestinici non devono essere assunti per la prevenzione di malattie cardiovascolari. Diversi studi prospettici, randomizzati sugli effetti a lungo termine (vedere paragrafo 4.2- Posologia e modo di somministrazione) di un trattamento combinato con estro-progestinici in donne in post-menopausa, hanno mostrato un aumento del rischio di eventi cardiovascolari come infarto miocardico, coronaropatia, ictus e tromboembolia venosa.

    Coronaropatia

    Non ci sono evidenze da studi clinici controllati, randomizzati di benefici cardiovascolari derivanti dall’uso continuo combinato di estrogeni coniugati (CEE) e medrossiprogesterone acetato (MPA). Due studi clinici allargati (WHI CEE/MPA e Heart and Estrogen/progestin Replacement Study-HERS) (vedere paragrafo 5.1- Proprietà farmacodinamiche) hanno mostrato un possibile incremento del rischio di morbilità cardiovascolare al primo anno di trattamento e complessivamente nessun beneficio.

    Nello studio WHI CEE/MPA, è stato osservato un aumento del rischio di eventi coronarici (definiti come infarto miocardico non fatale e coronaropatia fatale) nelle donne che assumevano CEE/MPA, rispetto a quelle che ricevevano il placebo (37 vs. 30 per 10.000 persone per anno). È stato osservato un aumentato rischio di tromboembolia venosa nel primo anno di trattamento che persisteva per tutto il periodo di osservazione (vedere paragrafo 4.2 - Posologia e modo di somministrazione).

    Ictus

    Nello studio del WHI CEE/MPA, è stato osservato un aumento del rischio di ictus nelle donne che assumevano CEE/MPA rispetto a quelle che ricevevano il placebo (29 vs. 21 per 10.000 persone per anno). L’aumentato rischio è stato osservato nel primo anno di trattamento e persisteva per tutto il periodo di osservazione (vedere paragrafo.4.2-Posologia e modo di somministrazione).

    Tromboembolia venosa/Embolia polmonare

    La terapia ormonale è associata ad un più elevato rischio relativo di tromboembolia venosa (VTE), i.e., trombosi venosa profonda o embolia polmonare. Nello studio WHI CEE/MPA, nelle donne che assumevano CEE/MPA, rispetto a quelle che ricevevano il placebo, è stata osservata una frequenza doppia di tromboembolia venosa, incluso trombosi venosa profonda ed embolia polmonare. L’aumentato rischio è stato osservato nel primo anno di trattamento e persisteva per tutto il periodo di osservazione (vedere paragrafo 4.4-Avvertenze speciali ed opportune precauzioni d’impiego)

    Demenza

    Lo studio WHIMS (Women’s Health Iniziative Memory Study (WHIMS) (vedere paragrafo 5.1), uno studio ancillare del WHI, relativo alla somministrazione di estrogeni coniugati da soli e in associazione a CEE/MPA, ha mostrato un rischio aumentato di probabile demenza e di lievi disturbi cognitivi in donne in post-menopausa di età pari o superiore a 65 anni.

    In aggiunta la terapia a base di CEE/MPA non ha prevenuto i lievi disturbi cognitivi (MCI) in queste donne. Non è consigliato l’uso della terapia ormonale (HT) per prevenire demenza o lievi disturbi cognitivi nelle donne di età pari o superiore a 65 anni.

    Carcinoma ovario

    Alcuni studi epidemiologici hanno rilevato che l’uso per cinque o più anni di prodotti a base di estrogeni da soli o di estrogeni più progestinici in donne in post-menopausa, è stato associato ad un aumento del rischio di carcinoma ovario. Pazienti che hanno utilizzato in passato prodotti a base di estrogeni da soli o di estrogeni più progestinici non hanno presentato alcun aumento del rischio di carcinoma ovarico. Altri studi non hanno mostrato alcuna associazione significativa. Lo studio WHI CEE/MPA ha riportato che gli estrogeni più progestinici aumentano il rischio di carcinoma ovarico, ma questo rischio non è statisticamente significativo. In uno studio, le donne che hanno usano la terapia ormonale sostitutiva hanno mostrato un aumentato rischio di carcinoma ovarico fatale.

    Raccomandazioni sull’anamnesi e sull’esame obiettivo

    Un’anamnesi completa deve essere effettuata prima dell’inizio di una terapia ormonale. L’esame obiettivo precedente il trattamento e successivamente periodico deve dedicare particolare attenzione alla pressione sanguina, agli organi pelvici, addominali ed ai seni, inclusa analisi citologica cervicale.

    Riduzione della densità minerale ossea

    Non ci sono studi sugli effetti del medrossiprogesterone acetato sulla riduzione della densità minerale ossea quando somministrato per via orale.

    Si consiglia a tutte le pazienti l’assunzione di un’adeguata quantità di calcio e vitamina D.

    Sarebbe inoltre opportuna una valutazione della densità minerale ossea in quelle pazienti che assumono medrossiprogesterone acetato per trattamenti a lungo termine.

    Le compresse contengono lattosio quindi i pazienti affetti da rari problemi ereditari di intolleranza al galattosio da deficit di Lap lattasi o da malssorbimento di glucosio-galattosio, non devono assumere questo medicinale.

    Gravidanza

    Gravidanza

    Il medrossiprogesterone acetato è sconsigliato in donne in gravidanza. 

    Alcuni dati suggeriscono una possibile relazione tra la somministrazione di progestinici nel primo trimestre della gravidanza e la presenza di malformazioni genitali nei feti in particolari circostanze.

    Se la paziente rimane incinta durante l’uso di questo farmaco, deve essere informata del potenziale rischio per il feto.

    Allattamento

    Il medrossiprogesterone acetato ed i suoi metaboliti vengono escreti nel latte materno. Non ci sono evidenze che suggeriscano che questo rappresenta un rischio per il lattante (vedere paragrafo 5.2 “Proprietà farmacocinetiche”).

    Effetti Collaterali

    Disturbi del sistema immunitario Reazioni di ipersensibilità (ad es. anafilassi o reazioni di tipo anafilattoide, angioedema)
    Patologie endocrine Prolungata anovulazione
    Disturbi del metabolismo e della nutrizione Ritenzione dei liquidi/edema, variazione di peso
    Disturbi psichiatrici Depressione, insonnia, nervosismo
    Patologie del sistema nervoso vertigini, emicrania, sonnolenza,
    Patologie vascolari Malattie tromboemboliche
    Patologie gastrointestinali Nausea
    Patologie epatobiliari Ittero colestatico/itterizia
    Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo Orticaria, prurito, rash, acne, irsutismo, alopecia
    Patologie dell’apparato riproduttivo e della mammella Perdite ematiche vaginali (irregolare, aumentata, diminuita), amenorrea, erosioni cervicali, anovulazione prolungata, mastodinia e galattorrea
    Patologie sitemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione Stanchezza, iperpiressia, debolezza
    Esami diagnostici Alterazioni delle secrezioni cervicali, riduzione della tolleranza al glucosio

    Eccipienti

    Amido, lattosio monoidrato.

    Conservazione

    Nessuna istruzione particolare.