Episodi di depressione maggiore:
La dose iniziale raccomandata di venlafaxina capsule rigide a rilascio modificato è di 75 mg una volta al giorno. I pazienti che non rispondono ad una dose iniziale di 75 mg/die possono trarre giovamento da incrementi di dose fino ad un massimo di 375 mg/die. Gli incrementi di dosaggio possono essere effettuati ad intervalli di 2 settimane o più. Se clinicamente garantito a causa della gravità dei sintomi, gli incrementi di dose possono essere effettuati ad intervalli più frequenti, comunque non inferiori a 4 giorni.
A causa del rischio di effetti avversi dose–correlati, gli incrementi di dose devono essere effettuati solo dopo una valutazione clinica (vedere paragrafo 4.4). La dose efficace più bassa deve essere mantenuta.
I pazienti devono essere trattati per un periodo di tempo sufficiente, di solito parecchi mesi o più. Il trattamento deve essere rivalutato regolarmente su base individuale. Un trattamento a lungo termine per la prevenzione delle ricorrenze di episodi depressivi maggiori (MDE) può anche essere appropriato.
Nella maggior parte dei casi, la dose raccomandata per la prevenzione delle ricorrenze di MDE è uguale a quella utilizzata durante l’episodio stesso.
Il trattamento con medicinali antidepressivi deve durare per almeno 6 mesi successivi la remissione della malattia.
Disturbo d’ansia sociale
La dose raccomandata di venlafaxina a rilascio modificato è di 75 mg una volta al giorno. Non ci sono prove che dosi più alte apportino benefici maggiori.
Comunque, in singoli pazienti non rispondenti alla dose iniziale di 75 mg/die, incrementi fino alla dose massima di 225 mg/die possono essere considerati. Gli incrementi di dosaggio possono essere effettuati ad intervalli di 2 settimane o più.
A causa del rischio di effetti avversi dose–correlati, gli incrementi di dose devono essere effettuati solo dopo una valutazione clinica (vedere paragrafo 4.4). La dose efficace più bassa deve essere mantenuta.
I pazienti devono essere trattati per un periodo di tempo sufficiente, di solito parecchi mesi o più. Il trattamento deve essere rivalutato regolarmente su base individuale.
Uso in pazienti anziani
Non si ritiene necessario alcun adattamento specifico della dose della venlafaxina esclusivamente sulla base dell’età. Comunque, si deve usare cautela nel trattamento dei pazienti anziani (per es., a causa della possibilità di insufficienza renale, della potenziale alterazione della sensibilità e dell’affinità dei neurotrasmettitori che si verifica con l’età). Si deve sempre utilizzare la dose efficace più bassa, e i pazienti devono essere attentamente monitorati quando si richiede un aumento della dose.
Uso in bambini e adolescenti al di sotto di 18 anni:
L’uso della venlafaxina non è raccomandato in bambini ed adolescenti.
Studi clinici controllati condotti su bambini e adolescenti affetti da Disturbo Depressivo Maggiore non hanno dimostrato efficacia e non supportano l’uso di venlafaxina in questi pazienti (vedere paragrafi 4.4 e 4.8).
L’efficacia e la sicurezza di venlafaxina in altre indicazioni in bambini ed adolescenti al di sotto dei 18 anni non è stata stabilita.
Uso in pazienti con insufficienza epatica
In pazienti con insufficienza epatica da lieve a moderata, in genere una riduzione della dose del 50% deve essere considerata. Comunque, a causa della variabilità individuale della clearance, una individualizzazione del dosaggio sarebbe preferibile.
Esistono dati limitati su pazienti con insufficienza epatica grave. Si raccomanda di usare cautela e una riduzione della dose di più del 50% deve essere presa in considerazione. Si deve valutare il beneficio potenziale rispetto ai rischi nel trattamento di pazienti con grave insufficienza epatica.
Uso in pazienti con insufficienza renale
Sebbene non sia necessario alcun adeguamento del dosaggio per pazienti con velocità di filtrazione glomerulare (VFG) compresa tra 30 e 70 ml/minuto, si raccomanda di usare cautela. Per pazienti che necessitano di emodialisi ed in pazienti con grave insufficienza renale (VFG < 30 ml/min), la dose deve essere ridotta del 50%. A causa della variabilità individuale della clearance in questi pazienti, una individualizzazione del dosaggio sarebbe preferibile.
Sintomi da astinenza osservati all’interruzione del trattamento con venlafaxina
Si deve evitare una brusca interruzione del trattamento. Quando si interrompe l’assunzione di venlafaxina, la dose deve essere ridotta gradualmente nell’arco di un periodo di almeno 1–2 settimane, al fine di ridurre il rischio di reazioni da astinenza (vedere i paragrafi 4.4 e 4.8). Se si verificano sintomi insopportabili in seguito della diminuzione della dose o a seguito dell’interruzione del trattamento, si può prendere in considerazione di ripristinare la dose precedentemente prescritta. Successivamente, il medico può continuare a diminuire la dose, ma in modo più graduale.
Uso orale
Si raccomanda di assumere le capsule a rilascio modificato di venlafaxina con il cibo, all’incirca alla stessa ora ogni giorno. Le capsule devono essere ingerite intere con del liquido e non devono essere divise, rotte, masticate o disciolte.
I pazienti in trattamento con venlafaxina in compresse a rilascio immediato possono passare al trattamento con venlafaxina in capsule rigide a rilascio modificato al dosaggio giornaliero equivalente più vicino. Per esempio, dall’assunzione di venlafaxina da 37,5 mg in compresse a rilascio immediato due volte al giorno si può passare all’assunzione di venlafaxina da 75 mg in capsule rigide a rilascio modificato una volta al giorno. Può essere necessario un adattamento individuale del dosaggio.
Suicidio/ideazione suicidaria o peggioramento clinico
La depressione è associata a un aumentato rischio di pensieri suicidari, autolesionismo e suicidio (eventi suicidio–correlati). Tale rischio persiste fino a che si verifichi una remissione significativa. Poiché possono non verificarsi miglioramenti durante le prime settimane di trattamento o in quelle immediatamente successive i pazienti devono essere strettamente monitorati fino ad avvenuto miglioramento. È esperienza clinica in generale che il rischio di suicidio possa aumentare nelle prime fasi di miglioramento.
Altre patologie psichiatriche per le quali la venlafaxina è prescritta possono anche essere associate ad un aumentato rischio di eventi suicidio–correlati. Inoltre, queste patologie possono essere associate al disturbo depressivo maggiore. Le stesse precauzioni osservate quando si trattano pazienti con disturbo depressivo maggiore si devono pertanto osservare con altre patologie psichiatriche.
I pazienti con storia di eventi suicidio–correlati o che manifestano un significativo grado di ideazione di suicidio prima dell’inizio del trattamento sono a rischio maggiore di ideazione o di tentativo di suicidio devono essere strettamente monitorati durante il trattamento. Una meta–analisi di studi clinici condotti con farmaci antidepressivi controllati con placebo in pazienti adulti con disturbi psichiatrici, ha dimostrato un aumentato rischio di comportamento suicida nella fascia di età inferiore a 25 anni dei pazienti trattati con antidepressivi rispetto al placebo.
La terapia farmacologica con antidepressivi deve essere sempre associata ad una stretta sorveglianza dei pazienti, in particolari quelli ad alto rischio, soprattutto nelle prime fasi del trattamento e dopo cambiamenti della dose. I pazienti (e coloro che forniscono assistenza ai pazienti) devono essere istruiti sulla necessità di monitorare l’eventuale comparsa di qualsiasi peggioramento clinico, l’insorgenza di comportamento o pensieri suicidari o di variazione insolita del comportamento, e di consultare immediatamente il medico in caso di comparsa di questi sintomi.
Uso in bambini e adolescenti di età inferiore ai 18 anni
Venlafaxina Alter non deve essere utilizzato per il trattamento di bambini e adolescenti al di sotto dei 18 anni di età. Comportamenti suicidio–correlati (tentativi di suicidio e ideazione suicidaria) e ostilità (principalmente aggressività, comportamento oppositivo e collera) sono stati osservati con maggiore frequenza in studi clinici condotti tra bambini ed adolescenti trattati con antidepressivi rispetto a quelli trattati con placebo. Qualora, in base ad esigenze mediche, debba essere presa la decisione di effettuare il trattamento, il paziente deve essere attentamente monitorato per la comparsa di sintomi suicidari. Inoltre, non sono disponibili dati sulla sicurezza a lungo termine per la crescita, la maturazione e lo sviluppo cognitivo e comportamentale di bambini e adolescenti.
Sindrome serotoninergica
Con il trattamento con la venlafaxina, come con altri farmaci serotoninergici, può verificarsi la sindrome serotoninergica, una condizione potenzialmente pericolosa per la vita, in particolare con l’uso concomitante di altri farmaci che possono influenzare i sistemi di neurotrasmissione serotoninergica, quali gli inibitori delle MAO (vedere paragrafi 4.3 e 4.5).
I sintomi della sindrome serotoninergica possono includere modifiche dello stato mentale (es.: agitazione, allucinazioni, coma), instabilità autonomica (es.: tachicardia, pressione ematica labile, ipertermia), aberrazioni neuromuscolari (es.: iperreflessia, incoordinazione) e/o sintomi gastrointestinali (es.: nausea, vomito, diarrea).
Glaucoma ad angolo stretto
In associazione con la venlafaxina si può verificare midriasi. Si raccomanda di monitorare attentamente i pazienti con pressione intraoculare aumentata, o pazienti a rischio di glaucoma ad angolo stretto (glaucoma ad angolo chiuso).
Pressione ematica
Aumenti dose–dipendente della pressione ematica sono stati comunemente riportati con l’uso di venlafaxina. Nell’esperienza post–marketing sono stati riportati casi di elevata pressione ematica grave che hanno richiesto un trattamento immediato. Tutti i pazienti devono essere attentamente monitorati per casi di elevata pressione ematica e un’ipertensione pre–esistente deve essere controllata prima di iniziare il trattamento con venlafaxina. La pressione ematica deve essere controllata periodicamente dopo l’inizio del trattamento e dopo aumenti di dose. Si deve usare cautela nei pazienti con condizioni preesistenti che potrebbero essere compromesse da aumenti della pressione ematica, quali quelli con funzionalità cardiaca compromessa.
Frequenza cardiaca
Si può verificare un aumento della frequenza cardiaca, in particolare con i dosaggi più alti. Si deve prestare cautela con i pazienti con condizioni preesistenti che possano essere compromesse da un aumento della frequenza cardiaca.
Malattia cardiaca e rischio di aritmia
L’uso di venlafaxina non è stato valutato in pazienti con recente anamnesi di infarto del miocardio o malattia cardiaca instabile. Pertanto la venlafaxina deve essere usata con cautela in tali pazienti.
Nell’esperienza post–marketing, casi di aritmia cardiaca fatale sono stati riportati con l’uso di venlafaxina, specialmente in casi di overdose. La valutazione dei rischi e benefici deve essere considerata prima di prescrivere venlafaxina ai pazienti ad alto rischio di grave aritmia cardiaca.
Convulsioni
Durante la terapia con venlafaxina si possono presentare convulsioni. Come tutti i farmaci antidepressivi, la venlafaxina deve essere usata con cautela nei pazienti con anamnesi di convulsioni, e i pazienti interessati devono essere attentamente monitorati. Il trattamento deve essere interrotto nei pazienti che sviluppino convulsioni.
Iponatriemia
Si possono verificare casi di iponatriemia e/o di sindrome da inadeguata secrezione di ormone antidiuretico (SIADH) con l’uso di venlafaxina. Ciò si è verificato più frequentemente in pazienti con deplezione di liquidi o disidratati. Pazienti anziani, pazienti che assumono diuretici, e pazienti con deplezione di liquidi per altre ragioni, possono essere maggiormente a rischio per questo evento.
Sanguinamento anormale
I medicinali che inibiscono la captazione della serotonina possono portare a funzionalità piastrinica ridotta. Il rischio di sanguinamento della cute e delle mucose, inclusa l’emorragia gastrointestinale, può essere aumentato in pazienti che assumono venlafaxina. Come con altri inibitori della ricaptazione della serotonina, la venlafaxina deve essere utilizzata con cautela in pazienti predisposti al sanguinamento, compresi i pazienti in trattamento con anticoagulanti e inibitori piastrinici.
Colesterolo sierico
Sono stati registrati aumenti clinicamente significativi del colesterolo sierico nel 5,3% dei pazienti trattati con venlafaxina e nello 0,0% dei pazienti trattati con placebo dopo un trattamento di almeno tre mesi in studi clinici placebo–controllati. La misurazione dei livelli sierici di colesterolo deve essere presa in considerazione durante un trattamento a lungo termine.
Co–somministrazione con agenti per la perdita di peso
Non sono state dimostrate la sicurezza e l’efficacia della terapia con la venlafaxina in combinazione con agenti per la perdita di peso, compresa la fentermina. La somministrazione contemporanea di venlafaxina e di agenti per la perdita di peso non è raccomandata. La venlafaxina non è indicata per la perdita di peso né in monoterapia né in combinazione con altri prodotti.
Mania/ipomania
Si possono manifestare mania/ipomania in una piccola proporzione di pazienti con disturbi dell’umore che abbiano assunto antidepressivi, inclusa la venlafaxina. Come con altri antidepressivi la venlafaxina deve essere utilizzata con cautela in pazienti con anamnesi personale o familiare di disordini bipolari.
Aggressività
Si può verificare aggressività in una piccola proporzione di pazienti che abbiano assunto antidepressivi, compresa la venlafaxina. Ciò è stato riportato all’inizio del trattamento, alla modifica del dosaggio e all’interruzione del trattamento.
Come con altri antidepressivi, la venlafaxina deve essere utilizzata con cautela in pazienti con anamnesi di aggressività.
Sospensione del trattamento
Sintomi di astinenza sono comuni quando si interrompe il trattamento, soprattutto se in caso di brusca interruzione (vedere il paragrafo 4.8). Negli studi clinici, gli eventi avversi osservati all’interruzione del trattamento (durante e dopo la riduzione della dose), si sono verificati in circa il 31% dei pazienti trattati con venlafaxina e nel 17% dei pazienti che assumevano placebo.
Il rischio di sintomi da sospensione dipende da diversi fattori, compresa la durata del trattamento, la dose terapeutica utilizzata e la velocità di riduzione della dose. Le reazioni più comunemente riportate sono capogiro, disturbi sensoriali (compresa parestesia), disturbi del sonno (inclusa insonnia e sogni intensi), agitazione o ansia, nausea e/o vomito, tremore e cefalea. In genere, questi sintomi sono da lievi a moderati: anche se in alcuni pazienti possono essere di grave intensità. Si verificano di solito entro i primi giorni dall’interruzione del trattamento, ma sono stati riportati casi molto rari di tali sintomi in pazienti che avevano inavvertitamente dimenticato di assumere una dose. In genere, questi sintomi sono auto limitanti e si risolvono nell’arco di 2 settimane; comunque, in alcune persone possono persistere più a lungo (2–3 mesi o più). Si consiglia pertanto di ridurre gradualmente la somministrazione di venlafaxina quando si interrompe il trattamento in un tempo di diverse settimane o mesi, secondo i bisogni di ciascun paziente (vedere il paragrafo 4.2).
Acatisia/irrequietezza psicomotoria
L’uso della venlafaxina è stato associato con lo sviluppo di acatisia, caratterizzata da una irrequietezza soggettivamente spiacevole o stressante e da bisogno di muoversi spesso accompagnato da una incapacità a restare seduto o fermo. È più probabile che si verifichi entro le prime settimane di trattamento. Nei pazienti che riportano questi sintomi un aumento della dose può essere dannoso.
Secchezza delle fauci
Il 10% dei pazienti trattati con venlafaxina riporta secchezza delle fauci. Ciò può comportare un aumentato rischio di carie e si deve avvertire i pazienti dell’importanza dell’igiene dentale.
Diabete
Nei pazienti con il diabete, il trattamento con SSRI o venlafaxina può alterare il controllo glicemico. Può essere necessario un aggiustamento del dosaggio d’insulina o dell’antidiabetico orale.
Gravidanza
Non sono disponibili dati adeguati sull’uso della venlafaxina nelle donne in stato di gravidanza.
Studi sugli animali hanno dimostrato la tossicità riproduttiva del farmaco (vedere il paragrafo 5.3). Il rischio potenziale per gli esseri umani non è noto. La venlafaxina deve essere somministrata a donne in gravidanza solo se i benefici attesi superano ogni possibile rischio.
Come per altri inibitori della ricaptazione della serotonina (SSRIs/SNRIs), i sintomi da sospensione possono presentarsi nei neonati se la venlafaxina è utilizzata fino alla nascita o fino a poco prima. Alcuni neonati esposti alla venlafaxina alla fine del terzo trimestre hanno sviluppato complicazioni che hanno richiesto alimentazione artificiale, supporto respiratorio o ospedalizzazione prolungata. Tali complicazioni possono presentarsi immediatamente al momento del parto.
Dati epidemiologici indicano che l’uso di SSRIs in gravidanza, in particolare nelle ultime fasi della gravidanza, può aumentare il rischio di ipertensione polmonare persistente nei neonati (IPPN). Sebbene non esistano studi che abbiano investigato una correlazione della IPPN al trattamento con farmaci SNRI, questo rischio potenziale con Velafaxina Alter non può essere ignorato, se si prende in considerazione il meccanismo d’azione connesso (inibizione della ricaptazione della serotonina).
I seguenti sintomi possono essere osservati nei neonati se le madri hanno assunto un SSRI/SNRI verso il termine della gravidanza: irritabilità, tremore, ipotonia, pianto persistente e difficoltà a succhiare o ad addormentarsi. Questi sintomi possono essere dovuti a effetti serotoninergici o a sintomi da esposizione. Nella maggior parte dei casi, queste complicazioni sono state osservate immediatamente o nelle 24 ore successive al parto.
Allattamento
La venlafaxina e il suo metabolita attivo, la O–desmetilvenlafaxina, vengono escreti nel latte materno. Ci sono dati di post–marketing su neonati allattati al seno che riportano pianto persistente, irritabilità, e difficoltà ad addormentarsi. Sintomi da sospensione sono stati osservati anche dopo l’interruzione dell’allattamento al seno. Non si può escludere un rischio per il lattante. Pertanto, si deve scegliere se continuare/interrompere l’allattamento al seno o continuare/interrompere la terapia con Venlafaxina Alter, considerando il beneficio dell’allattamento al seno per il bambino ed il beneficio della terapia con Venlafaxina Alter per la donna.
Le più comuni (>1/10) reazioni avverse riportate negli studi clinici sono state nausea, secchezza delle fauci, emicrania e sudorazione (inclusi sudori notturni).
Le reazioni avverse sono elencate di seguito secondo classe sistemica d’organo e frequenza.
Le frequenze sono definite come: molto comune (≥ 1/10), comune (≥1/100, <1/10), non comune (≥1/1000,
<1/100), raro (≥1/10.000, <1/1000), molto raro (<1/10,000), non nota (la frequenza non può essere definita sulla base dei dati disponibili)
Sistema corporeo | Molto comune | Comune | Non comune | Raro | Frequenza non nota |
Patologie del sistema linfatico e del sangue | Ecchimosi, emoraggia gastrointestinale | Sanguinamento delle mucose, prolungamento del tempo di sanguinamento, trombocitopenia, discrasia ematica (comprese aganulocitosi, anemia aplastica, neutropenia e pancitopenia) | |||
Disturbi del metabolismo e della nutrizione | Aumento del colesterolo sierico, perdita di peso | Aumento di peso | Anormalità dei test di funzionalità epatica, iponatremia, epatite, sindrome da Inadeguata secrezione dell’ormone antidiuretico (SIADH), aumento della prolattina | ||
Patologie del sistema nervoso | Secchezza delle fauci (10,0%), emicrania (30,3%)* | Sogni anormali, diminuzione della libido, capogiro, aumento del tono muscolare (ipertonia), insonnia, nervosismo, parestesia, sedazione, tremore, confusione, depersonalizzazione | Apatia, allucinazioni, mioclono, agitazione, compromissione Della coordinazione e dell’equilibrio | Acatisia, irrequietezza psicomotoria, convulsioni, reazione maniacale | Sindrome neurolettica maligna (SNM), sindrome serotoninergica, delirio, reazioni extrapiramidali (comprese distonia e discinesia), discinesia tardiva, ideazione e comportamento suicidari **, vertigini, aggressività*** |
Patologie dell’occhio | Anomalie dell’accomodazione, Midriasi, Disturbi della visione | Glaucoma ad angolo chiuso | |||
Patologie dell’orecchio e del labirinto | Tinnito | ||||
Patologie cardiache | Ipertensione, palpitazioni | Ipotensione ortostatica, tachicardia | Ipotensione, prolungamento dell’intervallo QT, fibrillazione ventricolare, tachicardia ventricolare (compresa torsade de pointes) | ||
Patologie vascolari | Vasodilatazione (principalmente vampate/rossore) | Sincope | |||
Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche | Sbadigliamento | Eosinofilia polmonare | |||
Patologie gastrointestinali | Nausea (20,0%) | Diminuzione dell’appetito (anoressia), stipsi, vomito | Bruxismo, diarrea, alterazioni del gusto | Pancreatite | |
Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo | Sudorazione (compresi sudori notturni) [12,2%] | Rash, alopecia | Eritema multiforme, necrolisi epidermica tossica, sindrome di Stevens– Johnson, prurito, orticaria | ||
Patologie muscoloscheletriche e del tessuto connettivo | Rabdomiolisi | ||||
Patologie renali e urinarie | Compromissione della minzione (principalmente esitazione), pollachiuria | Ritenzione urinaria | Incontinenza urinaria | ||
Patologie del sistema riproduttivo e della mammella | Eiaculazione/ orgasmo anormali (maschio), anorgasmia, disfunzione erettile (impotenza), alterazioni mestruali associate con aumentato sanguinamento o aumentato sanguinamento irregolare (menorragia, metrorragia) | Orgasmo anormale (femmina) | |||
Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione | Astenia (affaticamento), brividi | Angioedema, reazione di fotosensibilità | Anafilassi |
*In studi clinici a gruppi, l’incidenza dell’emicrania era del 30,3% con venlafaxina rispetto al 31,3% con placebo.
**Casi di ideazione suicidaria e comportamenti suicidari sono stati riportati durante la terapia con venlafaxina o immediatamente dopo l’interruzione del trattamento (vedere paragrafo 4.4).
***vedere il paragrafo 4.4.
L’interruzione della terapia con la venlafaxina (soprattutto se improvvisa) comporta comunemente sintomi da astinenza. Le reazioni più comunemente riferite sono capogiri, disturbi sensoriali (inclusa parestesia), disturbi del sonno (inclusa insonnia e sogni vividi), agitazione o ansia, nausea e/o vomito, tremore e cefalea e sindrome influenzale. In genere, questi eventi sono da lievi a moderati ed auto–limitanti; comunque, in alcuni pazienti possono essere gravi o prolungati. Pertanto, quando il trattamento con la venlafaxina non è più necessario, si raccomanda di interromperlo gradualmente diminuendo progressivamente il dosaggio (vedere i paragrafi 4.2 e 4.4).
Pazienti pediatrici
In generale, il profilo delle reazioni avverse da venlafaxina riscontrate (in studi clinici placebo–controllati) nei bambini e negli adolescenti (di età compresa tra 6 e 17 anni) è stato simile a quello osservato negli adulti. Come per gli adulti sono stati osservati diminuzione dell’appetito, perdita di peso, aumento della pressione ematica e aumento del colesterolo sierico (vedere paragrafo 4.4).
In studi clinici pediatrici è stata osservata come reazione avversa l’ideazione suicidaria. Ci sono stati anche aumentati casi di ostilità e, soprattutto nel disturbo depressivo maggiore, autolesionismo.
In particolare, le seguenti reazioni avverse sono state osservate nei pazienti pediatrici: dolore addominale, agitazione, dispepsia, ecchimosi, epistassi e mialgia.
75 mg capsule rigide a rilascio modificato :
Contenuto della capsula:
ipromellosa;
copolimero di ammonio metacrilato (tipo B);
sodio laurilsolfato;
magnesio stearato.
Rivestimento:
copolimero di metacrilato butilato basico: 12,5%.
Involucro della capsula:
gelatina;
titanio diossido (E 171);
ferro ossido rosso (E172).
Inchiostro colorante:
gommalacca;
ferro ossido nero (E172);
propilenglicole (E1520).
150 mg capsule rigide a rilascio modificato :
Contenuto delle capsule:
ipromellosa;
copolimero di ammonio metacrilato (tipo B);
sodio laurilsolfato;
magnesio stearato.
Rivestimento:
copolimero di metacrilato butilato basico: 12,5%.
Involucro della capsula:
gelatina;
titanio diossido (E 171);
eritrosina (E127);
indigotina I (E 132).
Inchiostro colorante:
gommalacca;
ferro ossido nero (E172);
propilenglicole (E1520).
Non conservare a temperatura superiore ai 30° C