Le compresse di Seloken devono essere assunte a stomaco vuoto.
Ipertensione arteriosa
La dose raccomandata è di 1–2 compresse al giorno, somministrate in un’unica dose la mattina, oppure suddivisa in due dosi (mattina e sera).
Angina pectoris
La dose raccomandata è di 1–3 compresse al giorno suddivise in 2–3 somministrazioni.
Infarto miocardico acuto
La dose raccomandata è di 2 compresse al giorno suddivise in 2 somministrazioni.
Aritmie cardiache (escluse le bradiaritmie)
La dose raccomandata è di 1–2 compresse al giorno suddivise in 2–3 somministrazioni.
Ipertiroidismo
La dose raccomandata è di 1,5–2 compresse al giorno suddivise in 3–4 somministrazioni.
Pazienti con funzionalità renale compromessa
Per questi pazienti non è necessario alcun aggiustamento della posologia.
Pazienti con funzionalità epatica compromessa
Generalmente, nei pazienti con cirrosi epatica non è necessario un aggiustamento della posologia, in quanto metoprololo ha un basso legame con le proteine plasmatiche (5–10%). Qualora vi fossero segni di compromissione epatica molto grave (pazienti operati di shunt), deve essere presa in considerazione una riduzione della posologia.
Anziani
Nei pazienti anziani non è necessario alcun aggiustamento della posologia.
Bambini
L’esperienza del trattamento con Seloken nei bambini è limitata.
I pazienti in trattamento con β–bloccanti non devono essere trattati con calcio–antagonisti tipo verapamil per via endovenosa.
Nei pazienti asmatici, di norma, deve essere somministrata una terapia concomitante a base di β2–agonisti (in compresse o inalatori). Quando si inizia il trattamento con metoprololo il dosaggio dei β2–agonisti potrebbe richiedere un aggiustamento (generalmente un aumento).
Durante il trattamento con metoprololo, il rischio di interferenza con il metabolismo dei carboidrati o di ipoglicemia mascherata è inferiore rispetto ai β–bloccanti non selettivi.
I pazienti con insufficienza cardiaca devono essere trattati per lo scompenso sia prima che durante il trattamento con metoprololo. Molto raramente, un preesistente disturbo di grado moderato della conduzione A–V potrebbe peggiorare (portando ad un possibile blocco A–V).
Nel caso in cui il battito cardiaco del paziente diventasse sempre più lento, metoprololo deve essere somministrato a dosi inferiori oppure sospeso con gradualità.
Metoprololo può aggravare i sintomi legati a malattie della circolazione arteriosa periferica.
Qualora metoprololo venga prescritto a pazienti con feocromocitoma noto, deve essere somministrato contemporaneamente un bloccante dei recettori alfa.
Si deve evitare una brusca interruzione del trattamento. Se il trattamento deve essere interrotto, questo dovrà essere fatto, ove possibile, in modo graduale. Nella maggior parte dei pazienti, il trattamento può essere sospeso in 14 giorni. Ciò può essere fatto diminuendo la dose giornaliera in modo graduale fino a raggiungere la dose finale di 25 mg di metoprololo una volta al giorno.
Durante questo periodo, specialmente i pazienti affetti da ischemia cardiaca conclamata devono essere tenuti sotto stretta sorveglianza. Il rischio di eventi coronarici, tra cui la morte improvvisa, può aumentare durante l’interruzione del trattamento con β–bloccanti.
Prima di un intervento chirurgico, l’anestesista deve essere informato che il paziente è in trattamento con metoprololo. Si raccomanda di non sospendere la terapia con i β–bloccanti prima di un intervento chirurgico.
Si deve evitare di iniziare il trattamento ad alte dosi in pazienti sottoposti a chirurgia non cardiaca, poiché è stato associato con bradicardia, ipotensione ed infarto con esito fatale in pazienti con rischio cardiovascolare.
Nei pazienti in trattamento con β–bloccanti lo shock anafilattico assume una forma più severa.
Il medicinale contiene lattosio; i pazienti affetti da rari problemi ereditari di intolleranza al galattosio, da deficit di Lapp lattasi, o da malassorbimento di glucosio–galattosio non devono assumere questo medicinale.
Come la maggior parte dei farmaci, metoprololo non deve essere somministrato in gravidanza e durante l’allattamento se non strettamente necessario. In genere i β–bloccanti riducono la perfusione placentare. Sono stati osservati casi di ritardo della crescita, morte intrauterina, aborto e parto prematuro. Pertanto si suggerisce di eseguire un appropriato monitoraggio materno–fetale nelle donne gravide trattate con metoprololo.
Come tutti i farmaci antipertensivi, i β–bloccanti possono causare nel feto, nel neonato e nel lattante effetti collaterali, ad esempio bradicardia.
La quantità di metoprololo che passa nel latte materno sembra essere trascurabile per dare un β–blocco nel neonato se la madre viene trattata alle normali dosi consigliate.
Metoprololo è ben tollerato e gli effetti collaterali sono generalmente lievi e reversibili. Di seguito vengono riportati gli eventi avversi occorsi durante le sperimentazioni cliniche o durante l’uso routinario. In molti casi non è stata stabilita una relazione con il trattamento con metoprololo.
Si sono utilizzate le seguenti definizioni di frequenza: molto comune (≥10%), comune (1–9,9%), non comune (0,1–0,9%), raro (0,01–0,09%) e molto raro (< 0,01%).
Patologie cardiache
Comune: bradicardia, ipotensione ortostatica (molto raramente con sincope), mani e piedi freddi, palpitazioni.
Non comune: peggioramento dei sintomi dello scompenso cardiaco, shock cardiogenico in pazienti con infarto miocardico acuto*, blocco A–V di primo grado, dolore precordiale.
Raro: disturbi della conduzione cardiaca, aritmie cardiache.
Patologie vascolari
Non comune: edemi.
Molto raro: gangrena nei pazienti con preesistenti gravi disturbi circolatori periferici.
*Frequenza in eccesso dello 0,4% rispetto a placebo in uno studio con 46000 pazienti con infarto miocardico acuto dove la frequenza dello shock cardiogenico è stata del 2,3% nel gruppo del metoprololo e dell’1,9% nel gruppo placebo nella sottopopolazione di pazienti con basso indice di rischio di shock. L’indice di rischio di shock si basa sul rischio assoluto di shock in ogni singolo paziente derivante da età, sesso, tempo di ritardo, classe di Killip, pressione sanguigna, frequenza cardiaca, anomalie nell’ECG e da precedente storia di ipertensione. Il gruppo di pazienti con basso indice di rischio di shock corrisponde ai pazienti nei quali l’uso del metoprololo è raccomandato nell’infarto miocardico acuto.
Patologie del sistema nervoso
Molto comune: affaticamento.
Comune: vertigini, cefalea.
Non comune: parestesie, crampi muscolari.
Molto raro: disturbi del gusto.
Patologie gastrointestinali
Comune: nausea, dolori addominali, diarrea, stipsi.
Non comune: vomito.
Raro: secchezza della bocca.
Patologie del sistema emolinfopoietico
Molto raro: trombocitopenia.
Patologie epatobiliari
Raro: anormalità dei test di funzionalità epatica.
Molto raro: epatite.
Disturbi del metabolismo e della nutrizione
Non comune: aumento del peso.
Patologie del sistema muscolo scheletrico e del tessuto connettivo
Molto raro: artralgia.
Disturbi psichiatrici
Non comune: depressione, difficoltà di concentrazione, sonnolenza od insonnia, incubi notturni.
Raro: nervosismo, ansia, impotenza/disfunzioni sessuali.
Molto raro: amnesia/peggioramento della memoria, confusione, allucinazioni.
Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche
Comune: dispnea da sforzo.
Non comune: broncospasmo.
Raro: riniti.
Patologie dell’occhio
Raro: disturbi della visione, occhi asciutti od irritati, congiuntiviti.
Patologie dell’orecchio e del labirinto
Molto raro: tinnito.
Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo
Non comune: rash (nella forma di orticaria psoriasiforme e lesioni distrofiche della pelle), aumento della sudorazione.
Raro: perdita di capelli.
Molto raro: reazioni di fotosensibilità, aggravamento della psoriasi.
Segnalazione delle reazioni avverse sospette
La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale. Agli operatori sanitari è richiesto di segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta tramite il sistema nazionale di segnalazione all’indirizzo "www.agenziafarmaco.gov.it/it/responsabili".
Carbossimetilamido sodico A; lattosio; silice colloidale anidra; povidone; magnesio stearato; cellulosa microcristallina.
Conservare a temperatura non superiore a 25°C.