Posologia
(vedere paragrafi 4.3, 4.4, 4.5 e 5.1)
Perindopril e Indapamide TecniGen 4 mg/1,25 mg al giorno in dose singola, da assumere preferibilmente al mattino e prima del pasto.
Quando possibile, è raccomandato l’adeguamento della dose individuale con ciascun componente.
Perindopril e Indapamide TecniGen 4 mg/1,25 mg compresse deve essere usato quando la pressione sanguigna non viene adeguatamente controllata con Perindopril e Indapamide TecniGen 2 mg/0,625 mg compresse (dove disponibile). Quando clinicamente appropriato, può essere preso in considerazione il passaggio diretto dalla monoterapia a Perindopril e Indapamide TecniGen 4 mg/1,25 mg compresse.
Anziani (vedere paragrafo 4.4)
Il trattamento deve essere iniziato dopo aver considerato la risposta pressoria e la funzione renale.
Pazienti con insufficienza renale (vedere paragrafo 4.4)
Il trattamento è controindicato in caso di grave insufficienza renale (clearance della creatinina inferiore a 30 ml/min).
Nei pazienti con moderata insufficienza renale (clearance della creatinina compresa tra 30–60 ml/min) si raccomanda di iniziare il trattamento con una dose adeguata dei singoli componenti dell’associazione.
Non è necessario modificare la dose nei pazienti con clearance della creatinina uguale o superiore a 60 ml/min.
I consueti controlli medici devono includere il controllo frequente della creatinina e del potassio.
Pazienti con insufficienza epatica (vedere paragrafi 4.3, 4.4 e 5.2)
Il trattamento è controindicato in caso di grave insufficienza epatica.
Non è necessario modificare la dose nei pazienti con moderata insufficienza epatica.
Popolazione pediatrica
La sicurezza e l’efficacia di perindopril tert–butilamina/indapamide nella popolazione pediatrica non sono state ancora stabilite.
Perindopril e Indapamide TecniGen 4 mg/1,25 mg non deve essere somministrato a bambini e adolescenti.
Modo di somministrazione
Uso orale.
Avvertenze speciali
Comuni a perindopril e indapamide
Litio
La somministrazione di litio con l’associazione di perindopril e indapamide deve essere evitata (vedere paragrafo 4.5).
Relative a perindopril
Neutropenia/agranulocitosi
Neutropenia/agranulocitosi, trombocitopenia e anemia, sono state osservate in pazienti in trattamento con ACE inibitori.
Raramente, si manifesta neutropenia in pazienti con funzione renale normale e privi di altre complicanze.
Perindopril deve essere usato con estrema cautela in pazienti con collagenopatie vascolari, in terapia immunosoppressiva, in trattamento con allopurinolo o procainamide o con una combinazione di tali complicanze, specialmente se in presenza di una preesistente insufficienza della funzione renale. Alcuni di questi pazienti hanno sviluppato gravi infezioni che in alcuni casi non rispondevano a una intensiva terapia antibiotica. Se perindopril viene usato in tali pazienti, è consigliato il monitoraggio periodico della conta dei globuli bianchi e si deve raccomandare ai pazienti di riferire qualsiasi segno di infezione (es. mal di gola, febbre).
Ipersensibilità/angioedema
Raramente, in pazienti trattati con inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina, incluso perindopril, sono stati evidenziati angioedema del viso, delle estremità, delle labbra, della lingua, della glottide e/o della laringe.
Tali reazioni possono manifestarsi in qualsiasi momento durante il trattamento. In questi casi, il trattamento con perindopril deve essere immediatamente interrotto e deve essere iniziato un appropriato monitoraggio al fine di assicurare la completa risoluzione dei sintomi prima di dimettere il paziente. Nei casi in cui il gonfiore è confinato al viso e alle labbra, la condizione si risolve generalmente senza trattamento, sebbene gli antistaminici siano risultati utili per dare sollievo ai sintomi.
L’angioedema associato a edema della laringe può essere fatale. Quando c’è un coinvolgimento di lingua, glottide o laringe che può portare ad una ostruzione delle vie aeree, deve essere rapidamente intrapresa una terapia appropriata, che può includere la somministrazione per via sottocutanea di una soluzione di adrenalina a 1:1000 (da 0,3 ml a 0,5 ml) e/o opportune misure terapeutiche per assicurare la pervietà delle vie aeree del paziente.
E’ stata osservata una maggiore incidenza di angioedema nei pazienti di razza nera in trattamento con ACE inibitori rispetto ai pazienti non neri.
I pazienti con anamnesi di angioedema non associato a terapie con ACE inibitori, possono presentare un rischio superiore di comparsa di angioedema quando vengono trattati con un ACE inibitore (vedere paragrafo 4.3).
Raramente, in pazienti trattati con ACE inibitori è stato osservato angioedema intestinale. Questi pazienti presentavano dolore addominale (con o senza nausea o vomito); in alcuni casi non vi erano precedenti di angioedema del viso e i livelli di C–1 esterasi erano normali. L’angioedema era stato diagnosticato con procedure che includevano Tomografia Computerizzata (TC) addominale, ultrasuoni o durante un intervento chirurgico, e i sintomi venivano risolti dopo la sospensione del trattamento con ACE inibitori. L’angioedema intestinale deve essere incluso nella diagnosi differenziale dei pazienti trattati con ACE inibitori che presentano dolore addominale.
Reazioni anafilattoidi durante il trattamento di desensibilizzazione
Sono stati segnalati casi isolati di reazioni anafilattoidi prolungate e rischiose per la vita in pazienti in terapia con ACE inibitori sottoposti a trattamento desensibilizzante a causa di punture di imenotteri (api, vespe).
Gli ACE inibitori devono essere impiegati con cautela in pazienti allergici desensibilizzati e non devono essere utilizzati in pazienti sottoposti a immunoterapia contro il veleno di insetti. Tuttavia, nei pazienti che necessitano sia del trattamento con ACE inibitori che della terapia desensibilizzante, tali reazioni possono essere prevenute sospendendo temporaneamente l’ACE inibitore almeno 24 ore prima di intraprendere il trattamento desensibilizzante.
Reazioni anafilattoidi durante LDL aferesi
Raramente, i pazienti in terapia con ACE inibitori hanno manifestato reazioni anafilattoidi rischiose per la vita durante aferesi delle lipoproteine a bassa densità (LDL) con destran–solfato. Tali reazioni possono essere evitate sospendendo temporaneamente la terapia con ACE inibitori prima di sottoporre il paziente ad ogni trattamento di aferesi.
Pazienti in emodialisi
Sono state osservate reazioni anafilattoidi in pazienti dializzati con membrane ad alto flusso (per es. AN 69R) mentre erano in trattamento con ACE inibitori. In tali pazienti deve essere preso in considerazione l’uso di un altro tipo di membrana per la dialisi o una diversa classe di farmaci antiipertensivi.
Diuretici risparmiatori di potassio, sali di potassio.
L’associazione di perindopril e diuretici risparmiatori di potassio o sali di potassio deve essere evitata (vedere paragrafo 4.5).
Duplice blocco del sistema renina–angiotensina–aldosterone (RAAS)
Esiste l’evidenza che l’uso concomitante di ACE–inibitori, antagonisti del recettore dell’angiotensina II o aliskiren aumenta il rischio di ipotensione, iperpotassiemia e riduzione della funzionalità renale (inclusa l’insufficienza renale acuta). Il duplice blocco del RAAS attraverso l’uso combinato di ACE–inibitori, antagonisti del recettore dell’angiotensina II o aliskiren non è pertanto raccomandato (vedere paragrafi 4.5 e 5.1).
Se la terapia del duplice blocco è considerata assolutamente necessaria, ciò deve avvenire solo sotto la supervisione di uno specialista e con uno stretto e frequente monitoraggio della funzionalità renale, degli elettroliti e della pressione sanguigna.
Gli ACE–inibitori e gli antagonisti del recettore dell’angiotensina II non devono essere usati contemporaneamente in pazienti con nefropatia diabetica.
Gravidanza
La terapia con ACE inibitori non deve essere iniziata durante la gravidanza. Per le pazienti che stanno pianificando una gravidanza si deve ricorrere a trattamenti antiipertensivi alternativi, con comprovato profilo di sicurezza per il loro uso in gravidanza, a meno che non sia considerato essenziale il proseguimento della terapia con un ACE inibitore. Quando viene diagnosticata una gravidanza, il trattamento con ACE inibitori deve essere interrotto immediatamente e, se appropriato, deve essere iniziata una terapia alternativa (vedere paragrafi 4.3 e 4.6).
Relative a indapamide
In caso di compromissione epatica, i diuretici tiazidici e i diuretici analoghi delle tiazidi possono provocare encefalopatia epatica.
In questi casi, la somministrazione del diuretico deve essere immediatamente interrotta.
Fotosensibilità
Durante l’uso di diuretici tiazidici e diuretici analoghi delle tiazidi, sono state osservate reazioni di fotosensibilità (vedere paragrafo 4.8). Se le reazioni di fotosensibilità si verificano durante il trattamento, si raccomanda di interrompere immediatamente la terapia. Qualora si ritenesse necessario somministrare di nuovo il diuretico, si raccomanda di proteggere le aree esposte al sole o ai raggi UVA artificiali.
Precauzioni per l’uso
Comuni per perindopril e per indapamide
Insufficienza renale
Il trattamento è controindicato in caso di grave insufficienza renale (clearance della creatinina inferiore a 30 ml/min).
In alcuni pazienti ipertesi senza apparenti e preesistenti lesioni renali, per i quali gli esami del sangue relativi ai valori renali evidenziano una insufficienza renale funzionale, il trattamento deve essere interrotto ed eventualmente ripreso con posologia ridotta oppure con uno solo dei suoi componenti.
In tali pazienti i consueti controlli medici devono prevedere un monitoraggio frequente del potassio e della creatinina dopo due settimane di trattamento e successivamente ogni 2 mesi nel periodo di stabilità terapeutica. Insufficienza renale è stata osservata principalmente nei pazienti con grave insufficienza cardiaca o insufficienza renale di base, compresa la stenosi dell’arteria renale.
Il farmaco non è raccomandato in caso di stenosi bilaterale dell’arteria renale o in presenza di un solo rene funzionante.
Ipotensione e deplezione idrica ed elettrolitica
Esiste il rischio di improvvisa ipotensione in presenza di una preesistente deplezione di sodio (in particolare in pazienti con stenosi dell’arteria renale). Pertanto, devono essere condotti controlli regolari per i segni clinici di deplezione idrica ed elettrolitica, che può manifestarsi con un episodio intercorrente di diarrea o di vomito.
In tali pazienti deve essere effettuato un controllo regolare degli elettroliti plasmatici.
Una marcata ipotensione può richiedere l’esecuzione di una infusione endovenosa di soluzione fisiologica.
Una ipotensione transitoria non costituisce controindicazione alla prosecuzione del trattamento. Una volta ricostituiti il volume ematico e una pressione arteriosa soddisfacenti, sarà possibile riprendere il trattamento con dose ridotta oppure con uno solo dei suoi componenti.
Potassiemia
L’associazione di perindopril e indapamide non previene l’insorgenza di una ipopotassiemia, soprattutto nei pazienti diabetici o con insufficienza renale. Come per ogni altro antiipertensivo in associazione con un diuretico, deve essere effettuato un controllo regolare dei livelli plasmatici di potassio.
Eccipienti
Perindopril e Indapamide TecniGen 4 mg/1,25 mg non deve essere somministrato a pazienti con rari problemi ereditari di intolleranza al galattosio, deficit di Lapp lattasi o malassorbimento di glucosio–galattosio.
Relative a perindopril
Tosse
Con l’uso degli inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina è stata osservata la comparsa di tosse secca. Questa tosse è caratterizzata da persistenza e scompare dopo interruzione del trattamento. In presenza di questo sintomo si deve considerare una possibile eziologia iatrogena. Nel caso in cui la prescrizione di un inibitore dell’enzima di conversione dell’angiotensina sia tuttavia preferita, si può considerare di continuare il trattamento.
Bambini e adolescenti
Nei bambini e negli adolescenti, l’efficacia e la tollerabilità del perindopril, solo o in associazione, non sono state stabilite.
Rischio di ipotensione arteriosa e/o di insufficienza renale (in caso di insufficienza cardiaca, di deplezione idroelettrolitica, ecc...)
E’ stata osservata una marcata stimolazione del sistema renina–angiotensina–aldosterone in particolare nel corso di marcate deplezioni di acqua ed elettroliti (dieta a stretto regime iposodico o trattamento diuretico prolungato) in pazienti con bassa pressione arteriosa iniziale, in caso di stenosi dell’arteria renale, di insufficienza cardiaca congestizia o di cirrosi con edema e ascite.
Il blocco di questo sistema con un inibitore dell’enzima di conversione dell’angiotensina può pertanto provocare, soprattutto dopo la prima assunzione e nel corso delle prime due settimane di trattamento, un improvviso calo pressorio e/o un innalzamento della creatinina plasmatica, segni di un’insufficienza renale funzionale. Quest’ultima può occasionalmente avere un esordio acuto, benché si verifichi raramente e dopo un intervallo di tempo variabile.
In questi casi, il trattamento deve essere iniziato con una dose più bassa e aumentata progressivamente.
Pazienti anziani
Prima dell’inizio del trattamento devono essere controllate la funzione renale e i livelli di potassio. La dose iniziale deve essere successivamente adattata in funzione della risposta pressoria, in particolare in caso di deplezione idrica ed elettrolitica, per evitare la comparsa di improvvisa ipotensione.
Pazienti con aterosclerosi accertata
Il rischio di ipotensione esiste in tutti i pazienti, ma è richiesta particolare cautela nei pazienti affetti da cardiopatia ischemica o insufficienza circolatoria cerebrale, che devono pertanto iniziare il trattamento con una dose ridotta.
Ipertensione nefrovascolare
Il trattamento dell’ipertensione arteriosa nefrovascolare è la rivascolarizzazione. Tuttavia, gli inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina possono recare giovamento ai pazienti affetti da ipertensione nefrovascolare in attesa di un intervento chirurgico correttivo o quando un tale intervento non sia possibile.
Se Perindopril e Indapamide TecniGen 4 mg/1,25 mg è prescritto a pazienti con stenosi dell’arteria renale accertata o sospetta, il trattamento deve allora essere iniziato in ambiente ospedaliero, a bassa dose e sotto stretto controllo della funzione renale e dei livelli di potassio, poiché alcuni pazienti hanno sviluppato un’insufficienza renale funzionale, rivelatasi reversibile con l’interruzione del trattamento.
Altre popolazioni a rischio
Nei pazienti con insufficienza cardiaca grave (stadio IV) o nei pazienti diabetici con diabete mellito insulino–dipendente (tendenza spontanea alla iperpotassiemia), il trattamento deve essere iniziato sotto stretto controllo medico e con una dose iniziale ridotta. Nei pazienti ipertesi con insufficienza coronarica il trattamento con beta–bloccanti non deve essere interrotto: l’ACE inibitore deve essere associato al beta–bloccante.
Pazienti diabetici
Nei pazienti diabetici precedentemente trattati con antidiabetici orali o insulina, i livelli glicemici devono essere attentamente monitorati, particolarmente durante il primo mese di trattamento con un ACE inibitore.
Differenze etniche
Come per altri inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina, perindopril sembra essere apparentemente meno efficace nel ridurre la pressione sanguigna in soggetti di razza nera rispetto ai soggetti di razza non nera, probabilmente a causa di una maggiore prevalenza di una condizione di bassi livelli di renina nella popolazione ipertesa di razza nera.
Chirurgia / anestesia
Gli inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina possono causare ipotensione in caso di anestesia, specialmente quando l’anestetico somministrato possiede una potenziale azione ipotensiva.
Quando possibile, bisogna dunque interrompere il trattamento con gli inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina a lunga durata d’azione, come perindopril, il giorno prima dell’intervento chirurgico.
Stenosi della valvola aortica o mitralica / cardiomiopatia ipertrofica
Gli ACE inibitori devono essere usati con cautela nei pazienti con ostruzione del tratto d’efflusso del ventricolo sinistro.
Insufficienza epatica
In rari casi, gli ACE inibitori sono stati associati a una sindrome che inizia con ittero colestatico e progredisce verso una necrosi epatica fulminante e (talvolta) morte. Il meccanismo d’azione di tale sindrome non è noto. I pazienti in trattamento con ACE inibitori che sviluppano ittero o un marcato incremento degli enzimi epatici devono interrompere l’assunzione dell’ACE inibitore e ricevere una appropriata assistenza medica (vedere paragrafo 4.8).
Iperpotassiemia
In alcuni pazienti trattati con ACE inibitori, incluso perindopril, è stato osservato un innalzamento dei livelli sierici di potassio.
I pazienti con fattori di rischio per la comparsa di iperpotassiemia comprendono quelli con insufficienza renale, peggioramento della funzione renale, età (> 70 anni), diabete mellito, eventi intercorrenti – in particolare stati di disidratazione – scompenso cardiaco acuto, acidosi metabolica e uso concomitante di diuretici risparmiatori di potassio (per es. spironolattone, eplerenone, triamterene o amiloride), integratori di potassio o sostituti del sale contenenti potassio; oppure i pazienti che assumono altri farmaci associati a un aumento dei livelli sierici di potassio (per es. eparina). L’uso di integratori di potassio, diuretici risparmiatori di potassio o sostituti del sale contenenti potassio, specie in pazienti con funzione renale compromessa, può portare a un significativo incremento del potassio sierico. L’iperpotassiemia può causare aritmia grave, talvolta fatale. Se l’uso concomitante degli agenti sopra riportati viene ritenuto appropriato, è necessario usarli con cautela, monitorando frequentemente i livelli sierici di potassio (vedere paragrafo 4.5).
Relative a indapamide
Equilibrio idrico e bilanciamento elettrolitico
Livelli di sodio
I livelli di sodio devono essere controllati prima di iniziare il trattamento e in seguito a intervalli regolari.
Tutti i trattamenti diuretici possono causare una riduzione dei livelli di sodio che può avere gravi conseguenze. La riduzione dei livelli di sodio può essere inizialmente asintomatica, perciò è indispensabile eseguire controlli regolari. Questi controlli devono essere ancora più frequenti nei pazienti anziani e cirrotici (vedere paragrafi 4.8 e 4.9).
Livelli di potassio
La deplezione di potassio con ipopotassiemia rappresenta il rischio maggiore del trattamento con diuretici tiazidici e diuretici analoghi delle tiazidi.
Il rischio di insorgenza di ipopotassiemia (< 3,4 mmol/l) deve essere prevenuta in alcune popolazioni ad alto rischio quali soggetti anziani e/o soggetti malnutriti, sottoposti a trattamento politerapico o meno, pazienti cirrotici con edema e ascite, coronaropatici e i pazienti con insufficienza cardiaca.
In tali casi, infatti, l’ipopotassiemia aumenta la tossicità cardiaca dei glicosidi cardiaci e il rischio di disturbi del ritmo cardiaco.
Anche i soggetti con intervallo QT lungo, di origine sia congenita che iatrogena, sono a rischio.
L’ipopotassiemia, come pure la bradicardia, agisce da fattore predisponente l’insorgenza di gravi disturbi del ritmo cardiaco, in particolare torsioni di punta, che possono avere esiti fatali.
In tutti questi casi sono necessari controlli più frequenti dei livelli di potassio. Il primo controllo dei livelli di potassio plasmatico deve essere effettuato nel corso della prima settimana di trattamento.
Se si accertano bassi livelli di potassio, è necessario correggerli.
Livelli di calcio
I diuretici tiazidici e i diuretici analoghi delle tiazidi possono ridurre l’escrezione urinaria del calcio e provocare un moderato e transitorio aumento dei livelli plasmatici di calcio. Livelli marcatamente elevati di calcio possono essere associati a un iperparatiroidismo non diagnosticato. In questi casi il trattamento deve essere interrotto prima di controllare la funzione paratiroidea.
Glicemia
Nei pazienti diabetici è importante effettuare il controllo dei livelli ematici di glucosio soprattutto in presenza di ipopotassiemia.
Acido urico
Nei pazienti iperuricemici, può aumentare la tendenza agli attacchi di gotta.
Funzione renale e diuretici
I diuretici tiazidici e i diuretici analoghi delle tiazidi sono pienamente efficaci solamente quando la funzione renale è normale o poco danneggiata (nell’adulto, livelli di creatinina inferiori approssimativamente a 25 mg/l, ovvero 220 mcmol/l).
Nei soggetti anziani, il valore dei livelli plasmatici di creatinina deve essere corretto tenendo conto dell’età, del peso e del sesso del paziente, secondo la formula di Cockroft:
C1cr = (140 – età) x peso corporeo/0,814 x livello plasmatico di creatinina
con:
età espressa in anni
peso corporeo espresso in kg
livello plasmatico di creatinina espresso in micromol/l
Questa formula è valida per i soggetti anziani di sesso maschile e deve essere corretta per le donne moltiplicando il risultato per 0,85.
L’ipovolemia all’inizio del trattamento, causata dal diuretico e dovuta alla perdita di acqua e di sodio, provoca una riduzione della filtrazione glomerulare. Ciò può comportare un aumento dell’urea ematica e dei livelli di creatinina. Questa insufficienza renale funzionale, transitoria, non provoca conseguenze negative nei pazienti con funzione renale normale, ma può invece aggravare un’insufficienza renale preesistente.
Atleti
Gli atleti devono essere informati del fatto che questo medicinale contiene un principio attivo che può indurre una reazione positiva ai tests di controllo antidoping.
A causa degli effetti dei singoli componenti di questo medicinale di associazione su gravidanza e allattamento, Perindopril e Indapamide TecniGen 4 mg/1,25 mg deve essere evitato durante il primo trimestre di gravidanza. Perindopril e Indapamide TecniGen 4 mg/1,25 mg è controindicato durante il secondo e il terzo trimestre di gravidanza.
Perindopril e Indapamide TecniGen 4 mg/1,25 mg è controindicato durante l’allattamento. Pertanto deve essere presa una decisione in merito all’interruzione dell’allattamento o all’interruzione dell’assunzione di Perindopril e Indapamide TecniGen 4 mg/1,25 mg tenendo in considerazione l’importanza della terapia per la madre.
Gravidanza
Relativa a perindopril
L’uso di ACE inibitori deve essere evitato durante il primo trimestre di gravidanza (vedere paragrafo 4.4). L’uso di ACE inibitori è controindicato durante il secondo e il terzo trimestre di gravidanza (vedere paragrafi 4.3 e 4.4).
L’evidenza epidemiologica sul rischio di teratogenicità a seguito dell’esposizione ad ACE inibitori durante il primo trimestre di gravidanza non ha dato risultati conclusivi; tuttavia non può essere escluso un piccolo aumento di tale rischio. Per le pazienti che stanno pianificando una gravidanza si deve ricorrere a trattamenti antiipertensivi alternativi, con comprovato profilo di sicurezza per l’uso in gravidanza, a meno che il proseguimento della terapia con un ACE inibitore non sia considerato essenziale. Quando viene diagnosticata una gravidanza, il trattamento con ACE inibitori deve essere interrotto immediatamente e, se appropriato, deve essere iniziata una terapia alternativa.
E’ noto che l’esposizione agli ACE inibitori durante il secondo e il terzo trimestre di gravidanza induce tossicità fetale (funzione renale ridotta, oligoidramnios, ritardo dell’ossificazione del cranio) e tossicità neonatale (insufficienza renale, ipotensione, iperpotassiemia) (vedere paragrafo 5.3).
Se dovesse verificarsi un’esposizione a un ACE inibitore dal secondo trimestre di gravidanza, deve essere effettuato un controllo ecografico della funzione renale e del cranio.
I neonati le cui madri hanno assunto ACE inibitori devono essere tenuti sotto stretta osservazione per quanto riguarda l’ipotensione (vedere i paragrafi 4.3 e 4.4).
Relativa a indapamide
L’esposizione prolungata ai diuretici tiazidici durante il terzo trimestre di gravidanza può ridurre il volume plasmatico materno e il flusso sanguigno uteroplacentare, con conseguente ischemia fetoplacentare e ritardo della crescita. Inoltre, sono stati osservati rari casi di ipoglicemia e trombocitopenia in neonati esposti poco prima della nascita.
Allattamento
Perindopril e Indapamide TecniGen 4 mg/1,25 mg è controindicato durante l’allattamento.
Relativo a perindopril
Poiché non sono disponibili dati riguardanti l’uso di perindopril durante l’allattamento, il perindopril non è raccomandato e sono da preferire trattamenti alternativi con profili di sicurezza meglio comprovati per l’uso durante l’allattamento, specialmente in caso di allattamento di neonati o prematuri.
Relativo a indapamide
Indapamide è escreta nel latte materno umano. Indapamide è strettamente correlata ai diuretici tiazidici la cui azione, durante l’allattamento al seno, è stata associata a una riduzione o addirittura alla soppressione della secrezione del latte materno. Può verificarsi ipersensibilità ai sulfonamido–derivati, ipopotassiemia e ittero nucleare.
La somministrazione di perindopril inibisce il sistema dell’asse renina–angiotensina–aldosterone e tende a ridurre la perdita di potassio indotta dall’indapamide. Nel 4% dei pazienti in trattamento con perindopril e indapamide 4 mg/1,25 mg si è manifestata ipopotassiemia (livelli di potassio < 3,4 mmol/l).
I seguenti effetti indesiderati potrebbero verificarsi durante il trattamento e vengono divisi per classe di frequenza come segue:
Molto comune (≥1/10); comune (≥1/100, <1/10); non comune (≥1/1000, <1/100); raro (≥1/10.000, <1/1000), molto raro (<1/10.000), non nota (la frequenza non può essere definita sulla base dei dati disponibili).
Patologie del sistema emolinfopoietico
Molto raro:
• Trombocitopenia, leucopenia/neutropenia, agranulocitosi, anemia aplastica, anemia emolitica
• L’anemia (vedere paragrafo 4.4) è stata osservata in circostanze specifiche a seguito di somministrazione di inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina (in pazienti che avevano subito un trapianto di rene o sottoposti ad emodialisi).
Disturbi psichiatrici
Non comuni: disturbi dell’umore e del sonno
Patologie del sistema nervoso
Comune: parestesia, cefalea, capogiri, vertigini
Molto raro: stato confusionale
Non nota: sincope
Patologie dell’occhio
Comune: disturbi della vista
Patologie dell’orecchio e del labirinto
Comune: tinnito
Patologie vascolari
Comune: ipotensione ortostatica e non (vedere paragrafo 4.4)
Patologie cardiache
Molto raro: aritmia incluse bradicardia, tachicardia ventricolare, fibrillazione atriale, angina pectoris e infarto del miocardio probabilmente secondari a marcata ipotensione in pazienti ad alto rischio (vedere paragrafo 4.4).
Non nota: torsioni di punta (potenzialmente fatali) (vedere paragrafi 4.4 e 4.5)
Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche
Comune: è stata osservata tosse secca con l’uso di inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina, caratterizzata dalla sua persistenza e dalla sua scomparsa a seguito dell’interruzione del trattamento. In presenza di tali sintomi deve essere presa in considerazione una eziologia iatrogena. Dispnea.
Non comune: broncospasmo
Molto raro: polmonite eosinofila, rinite
Patologie gastrointestinali
Comune: stipsi, secchezza delle fauci, nausea, dolore addominale, disgeusia, dispepsia, diarrea
Molto raro: pancreatite
Patologie epatobiliari
Molto raro: epatite sia citolitica che colestatica (vedere paragrafo 4.4)
Non nota: in caso di insufficienza epatica, esiste la possibilità di insorgenza di encefalopatia epatica (vedere paragrafi 4.3 e 4.4).
Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo
Comune: eruzione cutanea, prurito, eruzioni maculopapulari
Non comune:
• Angioedema del viso, delle estremità, delle labbra, delle mucose, della lingua, della glottide e/o della laringe, orticaria (vedere paragrafo 4.4)
• Reazioni di ipersensibilità, soprattutto dermatologiche, in soggetti con una predisposizione alle reazioni allergiche e asmatiche.
• Porpora
• Possibile peggioramento di un pre–esistente lupus eritematoso con disseminazione acuta
Molto raro: Eritema multiforme, necrolisi epidermica tossica, sindrome di Steven Johnson.
Sono stati riportati casi di reazioni di fotosensibilità (vedere paragrafo 4.4).
Patologie del sistema muscoloscheletrico, del tessuto connettivo e delle ossa
Comune: crampi muscolari
Patologie renali ed urinarie
Non comune: insufficienza renale
Molto raro: insufficienza renale acuta
Patologie dell’apparato riproduttivo e della mammella
Non comune: impotenza
Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione
Comune: astenia
Non comune: sudorazione
Esami diagnostici
Non nota
• Elettrocardiogramma QT prolungato (vedere paragrafi 4.4 e 4.5).
• Innalzamento dei livelli ematici di acido urico e glucosio durante il trattamento
• Livelli elevati degli enzimi epatici
• Leggero aumento dell’urea e della creatinina plasmatica, reversibile alla sospensione del trattamento. Tale aumento si osserva più frequentemente in caso di stenosi dell’arteria renale, ipertensione arteriosa trattata con diuretici, insufficienza renale.
Disturbi del metabolismo e della nutrizione
Raro: ipercalcemia
Non nota:
• Deplezione di potassio con forte riduzione dei livelli di potassio particolarmente in alcune popolazioni a rischio (vedere paragrafo 4.4).
• Aumento dei livelli di potassio, generalmente transitorio.
• Iponatriemia con ipovolemia che provoca disidratazione e ipotensione ortostatica.
Segnalazione delle reazioni avverse sospette
La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale. Agli operatori sanitari è richiesto di segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta tramite il sistema nazionale di segnalazione all’indirizzo www.agenziafarmaco.gov.it/it/responsabili.
Cellulosa microcristallina
Lattosio monoidrato
Silice colloidale anidra
Magnesio stearato
Non conservare a temperatura superiore ai 30°C.