Posologia
Il trattamento va possibilmente adattato alle necessità individuali in funzione della gravità della malattia e della risposta del paziente.
Nei pazienti con funzionalità epatica compromessa può rendersi necessario un accurato controllo e, nei casi gravi, anche una riduzione del dosaggio.
Salvo diversa prescrizione medica, valgono le seguenti direttive posologiche:
Adulti | Dose |
1. Cardiopatia ischemica | |
Angina pectoris cronicamente stabile giorno | 1 cpr di nifedipina da 30 mg al |
(angina da sforzo) | |
La dose può essere gradatamente aumentata, in accordo con le esigenze individuali dei pazienti, fino ad un dosaggio massimo di 120 mg somministrato una volta al giorno, al mattino. | |
2. Ipertensione arteriosa giorno | 1 cpr di nifedipina da 30 mg al |
In alcuni casi può risultare opportuno incrementare gradualmente la dose, secondo le esigenze individuali, fino ad un dosaggio massimo di 60 mg somministrato una volta al giorno, al mattino. |
Popolazione pediatrica
La sicurezza e l’efficacia di nifedipina nei bambini al di sotto dei 18 anni di età non sono state stabilite. I dati al momento disponibili per l’uso della nifedipina nell’ipertensione sono riportati nel paragrafo 5.1.
Modo di somministrazione
In genere, la compressa rivestita deve essere ingerita con un pò di liquido al mattino, indipendentemente dai pasti; le compresse non devono essere masticate o spezzate.
Qualsiasi aggiustamento ai dosaggi superiori o inferiori deve essere effettuato solo sotto controllo medico.
La sostanza fotosensibile contenuta nella compressa è sostanzialmente protetta dalla luce all’interno ed al di fuori della confezione.
Internamente alla confezione, le compresse sono anche protette dall’umidità e quindi devono essere estratte dalla confezione solo a scopo di assunzione.
Durata del trattamento
Secondo prescrizione del medico curante.
Si raccomanda prudenza nei pazienti con pressione arteriosa molto bassa (grave ipotensione con pressione sistolica inferiore a 90 mmHg), nei casi di manifesta insufficienza cardiaca ed in quelli di grave stenosi aortica.
La nifedipina non deve essere usata in gravidanza a meno che le condizioni cliniche della donna richiedano il trattamento con nifedipina. La somministrazione di nifedipina deve essere limitata alle donne con grave ipertensione che non rispondono alla terapia standard (vedere paragrafo 4.6).
La nifedipina non è raccomandata per l’uso durante l’allattamento, perché è stato segnalato che viene escreta nel latte umano e gli effetti di assorbimento orale di piccole quantità di nifedipina non sono noti (vedere paragrafo 4.6).
È necessario un attento controllo della pressione arteriosa anche quando si somministra nifedipina in associazione a solfato di magnesio per via endovenosa, per la possibilità di un’eccessiva caduta pressoria, che potrebbe nuocere sia alla madre che al feto.
In situazioni di emergenza ipertensiva, quali ad esempio l’eclampsia, il farmaco deve essere utilizzato sotto la responsabilità e lo stretto controllo del medico.
Come per altri materiali non deformabili deve essere usata prudenza qualora si somministri nifedipina a rilascio prolungato a pazienti con grave stenosi del tratto gastrointestinale pre–esistente poiché potrebbero insorgere dei sintomi ostruttivi. Molto raramente possono formarsi dei bezoari, che possono richiedere la terapia chirurgica.
In singoli casi sono stati descritti sintomi ostruttivi anche senza riscontro anamnestico di disturbi gastrointestinali.
La nifedipina a rilascio prolungato non deve essere usata nei pazienti portatori di tasca di Kock (ileostomia dopo proctolectomia).
Nel corso di indagini ai raggi X con bario come mezzo di contrasto, nifedipina a rilascio prolungato può dare delle immagini falsamente positive (es. difetti di riempimento interpretabili come polipi).
Nei pazienti con funzionalità epatica compromessa può rendersi necessario un accurato controllo e, nei casi gravi, anche una riduzione del dosaggio.
La nifedipina viene metabolizzata tramite il sistema del citocromo P450 3A4. I farmaci che sono noti per inibire o indurre questo sistema enzimatico possono quindi modificare l’effetto di primo passaggio o la clearance della nifedipina (vedere paragrafo 4.5).
I farmaci, che sono deboli o moderati inibitori del sistema del citocromo P450 3A4, che quindi possono portare ad un incremento delle concentrazioni plasmatiche di nifedipina, sono ad esempio:
– antibiotici macrolidi (ad es. eritromicina),
– inibitori delle proteasi anti–HIV (ad es. ritonavir),
– antimicotici azolici (ad es. ketoconazolo),
– gli antidepressivi nefazodone e fluoxetina,
– quinupristin/dalfopristin,
– acido valproico,
– cimetidina.
In caso di somministrazione contemporanea con questi farmaci, la pressione arteriosa deve essere monitorata e, se necessario, deve essere considerata una riduzione della dose di nifedipina.
Nei pazienti sotto dialisi, affetti da ipertensione maligna e insufficienza renale irreversibile con ipovolemia, occorre prestare attenzione in quanto si può verificare un notevole calo pressorio a causa della vasodilatazione.
Nei rari casi in cui compare dolore in ambito toracico (talora disturbi tipo angina pectoris), deve essere consultato il medico curante.
Qualora si manifesti un edema periferico in pazienti affetti da insufficienza cardiaca congestizia occorre differenziare gli edemi dovuti alla nifedipina da quelli conseguenti ad un peggioramento della funzionalità ventricolare sinistra.
Durante il trattamento di pazienti diabetici o a rischio diabetico, la glicemia deve essere accuratamente controllata; se compare iperglicemia la terapia deve essere sospesa.
Nifedipina non esercita comunque alcun effetto diabetogeno.
NIFEDIPINA DOC contiene lattosio monoidrato. I pazienti affetti da rari problemi ereditari di intolleranza al galattosio, da deficit di lattasi, o da malassorbimento di glucosio–galattosio, non devono assumere questo medicinale.
Gravidanza
La nifedipina non deve essere usata in gravidanza a meno che le condizioni cliniche della donna richiedano il trattamento con nifedipina. La somministrazione di nifedipina deve essere limitata alle donne con grave ipertensione che non rispondono alla terapia standard (vedere paragrafo 4.4).
Non esistono studi adeguati e ben controllati nelle donne in gravidanza.
Le informazioni disponibili sono insufficienti per escludere effetti avversi sul feto e sul neonato.
Negli studi condotti sugli animali è stato dimostrato che la nifedipina è in grado di provocare embriotossicità, fetotossicità e teratogenicità.
La nifedipina si è dimostrata in grado di provocare effetti teratogeni nel ratto e nel coniglio, comprese le anomalie digitali. Tali anomalie sono, verosimilmente, il risultato della compromissione del flusso ematico uterino. La somministrazione del principio attivo ha comportato una varietà di effetti tossici a carico dell’embrione, della placenta e del feto come scarso sviluppo fetale (ratto, topo, coniglio), ridotte dimensioni placentari ed ipotrofia dei villi coriali (scimmia), morte degli embrioni e dei feti (ratto, topo, coniglio) e prolungamento della gestazione/ridotta sopravvivenza neonatale (ratto; non valutati in altre specie). Tutti i dosaggi associati ad effetti teratogeni, embriotossici e fetotossici erano tossici per l’organismo materno e, comunque, risultavano di molte volte superiori la posologia massima indicata per l’impiego umano.
Dall’evidenza clinica disponibile non è stato identificato uno specifico rischio prenatale. Sono comunque stati segnalati un aumento di asfissia perinatale, parto cesareo ed anche prematurità e ritardo della crescita intrauterina. Non è chiaro se queste segnalazioni siano dovute all’ipertensione latente, al suo trattamento o ad un’azione specifica del farmaco.
Allattamento
La nifedipina viene escreta nel latte materno. La concentrazione di nifedipina nel latte è paragonabile alla concentrazione plasmatica della madre.
Per le formulazioni a rilascio immediato, si suggerisce di allattare o prelevare latte 3 o 4 ore dopo la somministrazione del farmaco per ridurre l’esposizione del neonato alla nifedipina (vedere paragrafo 4.4).
Fertilità
In singoli casi di fecondazione in vitro i calcio–antagonisti come la nifedipina sono stati associati ad alterazioni biochimiche reversibili in corrispondenza della parte apicale dello spermatozoo, con possibile alterazione funzionale dello sperma.
Nei casi di ripetuto insuccesso di fecondazione in vitro, non riconducibili ad altri motivi, i calcio–antagonisti come la nifedipina devono essere considerati come possibile causa.
Vengono elencate di seguito le reazioni avverse al farmaco (ADRs) segnalate nel corso degli studi clinici condotti con nifedipina verso placebo, e classificate secondo le categorie di frequenza CIOMS III (dati tratti dal data base di studi clinici: nifedipina n = 2.661; placebo n = 1.486; status: 22 febbraio 2006 e dati tratti dallo studio ACTION: nifedipina n = 3.825; placebo n = 3.840): le reazioni avverse (ADRs) classificate come "comuni" sono state osservate con una frequenza inferiore al 3%, con l’eccezione dell’edema (9,9%) e della cefalea (3,9%).
Le frequenze delle reazioni avverse segnalate con i prodotti a base di nifedipina sono riassunte nella tabella seguente. All’interno di ciascuna classe di frequenza, gli effetti indesiderati sono riportati in ordine decrescente di gravità. Le frequenze sono definite come: comune (≥1/100, <1/10); non comune (≥1/1.000, <1/100) e raro (≥1/10.000, <1/1.000). Le reazioni avverse identificate solo durante la sorveglianza post–marketing e per le quali non è stato possibile definire la frequenza, sono riportate come frequenza "Non nota".
Classificazione per sistemi e organi (MedDRA) | Comune | Non comune | Raro | Non nota |
Patologie del sistema emolinfopoietico | Agranulocitosi, leucopenia | |||
Disturbi del sistema immunitario | Reazione allergica, edema allergico/angioedema (incl. edema laringeo¹) | Prurito, orticaria, eruzione cutanea | Reazione anafilattica/ anafilattoide | |
Disturbi psichiatrici | Reazioni ansiose, disturbi del sonno | |||
Disturbi del metabolismo e della nutrizione | Iperglicemia | |||
Patologie del sistema nervoso | Cefalea | Vertigine, emicrania, capogiro, tremore | Parestesia/disestesia | Ipoestesia, sonnolenza |
Patologie dell’occhio | Disturbi visivi | Dolore oculare | ||
Patologie cardiache | Tachicardia, palpitazioni | Dolore toracico (Angina pectoris) | ||
Patologie vascolari | Edema, vasodilatazione | Ipotensione, sincope | ||
Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche | Epistassi, congestione nasale | Dispnea | ||
Patologie gastrointestinali | Costipazione | Dolore gastrointestinale e addominale, nausea, dispepsia, flatulenza, secchezza delle fauci | Iperplasia gengivale | Bezoari, disfagia, ostruzione intestinale, ulcera intestinale, vomito, insufficienza dello sfintere gastroesofageo |
Patologie epatobiliari | Incremento transitorio degli enzimi epatici | Ittero | ||
Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo | Eritema | Necrolisi epidermica tossica, reazione fotoallergica, porpora palpabile | ||
Patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo | Crampi muscolari, gonfiore articolare | Artralgia, mialgia | ||
Patologie renali e urinarie | Poliuria, disuria | |||
Patologie dell’apparato riproduttivo e della mammella | Disfunzione erettile | |||
Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione | Sensazione di malessere | Dolore aspecifico, brividi |
¹ Può mettere in pericolo la vita del paziente.
Sono stati, occasionalmente, segnalati anche: episodi di epatite, pirosi gastrica, mal di gola, tosse, disturbi della sfera sessuale, febbre, sudorazione, trombocitopenia, anemia, rigidità articolari.
Nei pazienti in dialisi con ipertensione maligna ed ipovolemia si può verificare, a seguito della vasodilatazione, una marcata caduta della pressione arteriosa.
Segnalazione delle reazioni avverse sospette
La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale. Agli operatori sanitari è richiesto di segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta tramite il sistema nazionale di segnalazione all’indirizzo www.agenziafarmaco.gov.it/it/responsabili.
Povidone, Talco, Ipromellosa, Carbomer 974P, Silice colloidale anidra, Magnesio stearato, Lattosio monoidrato, Ossido ferrico (E172), Titanio diossido (E171), Macrogol 4000, Polimetacrilato (Eudragit "E").
La sostanza fotosensibile contenuta nella compressa è sostanzialmente protetta dalla luce all’interno ed al di fuori della confezione. Si consiglia tuttavia di non esporre a lungo le compresse alla luce solare diretta.
Conservare nella confezione originale per proteggere il medicinale dalla luce e dall’umidità.