FLUDARABINA ACTAVIS deve essere somministrato sotto la supervisione di un medico qualificato specializzato nell'uso della terapia neoplastica.
Si raccomanda nel modo più assoluto di utilizzare FLUDARABINA ACTAVIS solo per via endovenosa. Non sono stati segnalati casi in cui la fludarabina somministrata per via paravenosa abbia portato a gravi reazioni avverse locali. Tuttavia, si deve evitare la somministrazione paravenosa involontaria.
Adulti
Lo schema posologico raccomandato è 25 mg/die di fludarabina fosfato/m² di superficie corporea somministrati per 5 giorni consecutivi ogni 28 giorni per via endovenosa. Ciascun flaconcino si deve sciogliere in 2 ml di acqua per soluzione iniettabile. Ciascun ml della risultante soluzione ricostituita conterrà 25 mg di fludarabina fosfato. La dose necessaria (calcolata in base alla superficie corporea del singolo paziente) di soluzione ricostituita viene introdotta in una siringa. Per l’iniezione del bolo endovenoso questa dose viene ulteriormente diluita in 10 ml di sodio cloruro 0,9%. Per l’infusione, invece, la dose richiesta, può venire diluita in 100 ml di sodio cloruro 0,9% e infusa nell’arco di circa 30 minuti (vedi anche paragrafo 6.6).
La durata ottimale del trattamento ancora non è stata chiaramente stabilita. Tale durata dipende dal successo del trattamento e dalla tollerabilità del farmaco.
Si raccomanda di somministrare FLUDARABINA ACTAVIS finché non si ottiene una risposta (solitamente dopo 6 cicli); poi il farmaco può essere sospeso.
Insufficienza epatica
Non sono disponibili dati sull’uso della fludarabina fosfato in pazienti con insufficienza epatica. In questo gruppo di pazienti, FLUDARABINA ACTAVIS deve essere usato con precauzione e somministrato quando i benefici previsti superano i potenziali rischi.
Insufficienza renale
La clearance totale del principale metabolita plasmatico, 2F-ara-A, mostra una correlazione con la clearance della creatinina, il che sta ad indicare l’importanza della via di escrezione renale per l’eliminazione del composto. I pazienti con funzione renale ridotta hanno mostrato una maggiore concentrazione in tutto l’organismo (AUC di 2F-ara-A). Sono disponibili limitati dati clinici relativi a pazienti con insufficienza renale (clearance della creatinina inferiore a 70 ml/min). Pertanto, se vi è un sospetto clinico di insufficienza renale, o se i pazienti hanno superato i 70 anni di età, si deve misurare la clearance della creatinina. Se la clearance della creatinina è compresa fra 30 e 70 ml/min, si deve ridurre la dose fino al 50% e si deve instaurare un attento monitoraggio ematologico per valutare la tossicità. Se la clearance della creatinina è <30 ml/min, il trattamento con FLUDARABINA ACTAVIS è controindicato.
Bambini
L’uso di fludarabina nei bambini non è raccomandato, perché mancano dati sulla sicurezza e l’efficacia di questo farmaco in questa fascia d’età.
Quando è stata usata a dosi elevate in studi su intervalli di dose in pazienti affetti da leucemia acuta, la fludarabina fosfato è stata associata a gravi effetti neurologici, comprendenti cecità, coma e morte. Questa grave tossicità a carico del sistema nervoso centrale ha avuto luogo nel 36% dei pazienti trattati con dosi circa quattro volte superiori (96 mg/m²/die per 5 7 giorni) alla dose raccomandata per il trattamento della LLC. Nei pazienti trattati con dosi che rientravano nell’intervallo di dosi raccomandate per la LLC, una tossicità grave a carico del sistema nervoso centrale è comparsa raramente (coma, attacchi epilettici e agitazione) o sporadicamente (confusione). I pazienti vanno osservati attentamente per individuare i segni degli effetti collaterali neurologici.
Non è conosciuto l'effetto della somministrazione cronica di fludarabina fosfato sul sistema nervoso centrale. Comunque, nell'ambito di alcuni studi clinici condotti per periodi di trattamento relativamente lunghi, i pazienti hanno tollerato la dose consigliata anche quando sono stati somministrati fino a 26 cicli di terapia.
Nei pazienti con stato di salute deteriorato, FLUDARABINA ACTAVIS deve essere somministrato con precauzione e dopo un’attenta valutazione del rapporto rischio/beneficio. Ciò riguarda in particolare i pazienti con grave insufficienza della funzione midollare (trombocitopenia, anemia e/o granulocitopenia), immunodeficienza o anamnesi di infezioni opportunistiche.
In pazienti trattati con fludarabina fosfato è stata segnalata una grave depressione dell’attività del midollo osseo, in particolare anemia, trombocitopenia e neutropenia. In uno studio di Fase I su pazienti con tumori solidi, il tempo mediano per il raggiungimento dei valori minimi era 13 giorni (intervallo, 325) per i granulociti e 16 giorni (intervallo, 232) per le piastrine. La maggior parte dei pazienti presentava un’alterazione ematologica alla valutazione basale, come conseguenza della malattia o come conseguenza di una pregressa terapia mielosoppressiva. Si può osservare mielosoppressione cumulativa. Anche se la mielosoppressione indotta dalla chemioterapia è spesso reversibile, la somministrazione di fludarabina fosfato richiede un attento monitoraggio dei valori ematologici.
FLUDARABINA ACTAVIS è un potente agente antineoplastico con effetti collaterali tossici potenzialmente gravi. I pazienti che si sottopongono a questa terapia devono essere tenuti sotto stretta osservazione per individuare eventuali segni di tossicità ematologica e non ematologica. Si raccomanda una periodica valutazione delle conte ematiche periferiche per rilevare lo sviluppo di anemia, neutropenia e trombocitopenia.
Come altri agenti citotossici, la fludarabina fosfato deve essere utilizzata con prudenza, quando si prende in considerazione un ulteriore prelievo di campioni di cellule staminali ematopoietiche.
Dopo trasfusione di sangue non irradiato, in pazienti trattati con fludarabina fosfato è stata osservata la comparsa di malattia da trapianto contro l'ospite associata a trasfusione (reazione verso l'ospite da parte dei linfociti immunocompetenti trasfusi). L'esito di fatale associato a tale malattia è stato segnalato con frequenza elevata. Pertanto, i pazienti che richiedono trasfusioni e che siano o siano stati in trattamento con FLUDARABINA ACTAVIS dovranno ricevere esclusivamente sangue irradiato.
Sono stati segnalati un peggioramento o una riacutizzazione reversibili di preesistenti lesioni tumorali della cute in alcuni pazienti durante o dopo una terapia con fludarabina fosfato.
È stata segnalata sindrome da lisi tumorale associata al trattamento con fludarabina fosfato in pazienti con LLC in cui sono presenti grosse masse tumorali. Poiché la fludarabina fosfato può già indurre una risposta nella prima settimana di trattamento, si devono prendere delle precauzioni per quei pazienti che sono a rischio di sviluppo di questa complicanza.
Indipendentemente dalla presenza nell'anamnesi del paziente di processi autoimmuni o della risposta al test di Coombs, sono stati riferiti nel corso o successivamente al trattamento con fludarabina fosfato fenomeni di autoimmunità (ad es. anemia emolitica autoimmune, trombocitopenia autoimmune, porpora trombocitopenica, pemfigo, sindrome di Evans) che hanno posto in pericolo la vita del paziente e qualche volta si sono rivelati fatali. La maggior parte dei pazienti che hanno sofferto di anemia emolitica ha manifestato una ricomparsa del processo emolitico quando trattati nuovamente con fludarabina fosfato. Pertanto, i pazienti in trattamento con FLUDARABINA ACTAVIS. devono essere attentamente monitorati per i fenomeni emolitici.
I pazienti sottoposti ad un trattamento con FLUDARABINA ACTAVIS devono essere attentamente sorvegliati per individuare eventuali segni di anemia emolitica autoimmune (diminuzione dell’emoglobina collegata all’emolisi e test di Coombs positivo). In caso di emolisi si raccomanda la sospensione della terapia con FLUDARABINA ACTAVIS. Le trasfusioni di sangue (irradiato, vedere sopra) ed i preparati corticossurrenali costituiscono le più comuni misure di trattamento dell’anemia emolitica autoimmune.
Dal momento che esistono informazioni limitate sull’uso della fludarabina fosfato nelle persone anziane (più 75 anni), FLUDARABINA ACTAVIS si deve somministrare con cautela in questi pazienti.
Non ci sono informazioni sull’uso della fludarabina fosfato nei bambini, e pertanto si sconsiglia un trattamento con FLUDARABINA ACTAVIS in età pediatrica.
Le donne in età fertile, così come gli uomini, devono usare metodiche contraccettive durante la terapia e per almeno 6 mesi dopo l’interruzione della stessa.
Durante e dopo il trattamento con FLUDARABINA ACTAVIS si devono evitare vaccinazioni con vaccini vivi.
Nei pazienti che non rispondono alla fludarabina fosfato si eviti di passare da un trattamento iniziale con fludarabina fosfato al clorambucile poiché la maggiorparte dei pazienti che hanno mostrato di resistere alla fludarabina fosfato hanno mostrato resistenza anche al clorambucile.
Questo farmaco contiene meno di 1 mmol di sodio (23 mg) per ml dopo la ricostituzione, è quindi essenzialmente “privo di sodio”.
Gravidanza
FLUDARABINA ACTAVIS è controindicato in gravidanza.
È opportuno raccomandare alle pazienti in età fertile di non intraprendere una gravidanza e di avvertire immediatamente il medico curante, qualora questo evento si verifichi.
Gli studi animali di embriotossicità che hanno dimostrato un potenziale embriotossico e/o teratogeno col farmaco assunto in dose terapeutica non sono confermati da sufficienti studi eseguiti sull’uomo. I dati degli studi preclinici sui ratti hanno dimostrato che la fludarabina fosfato e/o i suoi metaboliti attraversano la barriera fetoplacentare.
Allattamento
L'allattamento deve essere interrotto per tutta la durata della terapia con FLUDARABINA ACTAVIS.
Non è noto se questo farmaco viene escreto nel latte umano.
Tuttavia ci sono prove da dati preclinici che la fludarabina fosfato e/o i suoi metaboliti passano dal sangue materno al latte.
Qui di seguito sono presentate le reazioni avverse, raggruppate per classe sistemica organica secondo MedDRA e classificate in base alla loro frequenza di comparsa: molto comuni (≥1/10); comuni (da ≥1/100 a <1/10); non comuni (da ≥1/1000 a ≤1/100); rari (da ≥1/10.000 a <1/1000); molto rari (<1/10.000), non noti (non stimabile in base ai dati disponibili)
La frequenza degli eventi avversi segnalati comunemente e non comunemente e le reazioni che sono più chiaramente collegabili al farmaco si basano sui dati di studi clinici, indipendentemente dal rapporto causale con la fludarabina fosfato. I casi rari sono stati essenzialmente identificati in seguito all’esperienza post-commercializzazione del farmaco. Sono stati segnalati casi di mortalità come conseguenza di eventi avversi gravi.
Gli effetti indesiderati più comuni riguardano la mielosoppressione (neutropenia, trombocitopenia ed anemia), infezioni tra cui polmonite, febbre, nausea, vomito e diarrea. Altre reazioni comunemente segnalate sono affaticamento, debolezza, stomatite, malessere, anoressia, edema, brividi, neuropatia periferica, disturbi della vista e rash cutanei. In pazienti trattati con fludarabina fosfato si sono manifestate gravi infezioni opportunistiche. Sono stati segnalati casi di mortalità come conseguenza di eventi avversi gravi.
Patologie cardiache
Rari: Insufficienza cardiaca ed aritmia.
Patologie del sistema emolinfopoietico
Sono state segnalate alterazioni dei valori ematici (neutropenia, trombocitopenia, e anemia) nella maggioranza dei pazienti trattati con fludarabina fosfato. La mielosoppressione può essere grave e cumulativa. L’effetto prolungato del medicinale sulla diminuzione del numero di linfociti T può tradursi in un rischio più elevato di infezioni opportuniste, comprese quelle dovute a una riattivazione virale latente, come l’Herpes zoster, il virus di Epstein-Barr (EBV) o la leucoencefalopatia multifocale progressiva (vedere paragrafo 4.4). Nei pazienti immunodepressi è stata osservata un’evoluzione di una infezione/riattivazione da EBV in disturbi linfoproliferativi associati all’EBV.
Occasionali: Fenomeni autoimmuni clinicamente significativi (vedere paragrafo 4.4).
Rari: È stata descritta la sindrome mielodisplasica (MDS) in pazienti trattati con fludarabina fosfato. La maggioranza di questi pazienti ha anche ricevuto un trattamento antecedente, concomitante o successivo con agenti alchilanti o irradiazioni. Fludarabina fosfato in monoterapia non è stata associata ad un aumento di rischio di sviluppo di MDS.
Patologie sistema nervoso
Frequenti: Neuropatia periferica.
Occasionali: Confusione.
Rari: Coma, agitazione e attacchi epilettici.
Patologie dell’occhio
Frequenti: Alterazioni della visione
Rari: Nevrite ottica, neuropatia ottica e cecità.
Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche
Frequenti: Polmonite.
Occasionali: Reazioni di ipersensibilità polmonare (infiltrati polmonari/polmonite/fibrosi) associate a dispnea e tosse.
Patologie gastrointestinali
Frequenti: Disturbi gastrointestinali come nausea e vomito, diarrea, stomatite, e anoressia
Occasionali: Emorragie gastrointestinali, legate essenzialmente a trombocitopenia.
Patologie renali e urinarie
Rari: Cistite emorragica.
Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo
Frequenti: Rash cutanei.
Rari: Sindrome di Stevens-Johnson o necrolisi epidermica tossica (sindrome di Lyell).
Disturbi del metabolismo e della nutrizione
Frequenti: Edema
Occasionali: Sindrome da lisi tumorale. Questa complicanza può comprendere iperuricemia, iperfosfatemia, ipocalcemia, acidosi metabolica, iperkaliemia, ematuria, cristalluria di urato e insufficienza renale. La comparsa di questa sindrome può essere preannunciata da dolore al fianco ed ematuria. Variazioni dei livelli enzimatici epatici e pancreatici.
Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione
Frequenti: Infezione, febbre, affaticamento, debolezza, malessere e brividi.
Mannitolo, sodio idrossido (per adattamento del pH).
Conservare a una temperatura inferiore a 25°C.
Per la conservazione dopo la ricostituzione o la diluizione, vedere paragrafo 6.3.