Non devono essere utilizzati diluenti contenenti calcio (ad es. soluzione di Ringer o di Hartmann) per ricostituire le fiale di ceftriaxone o per diluire ulteriormente le fiale ricostituite per la somministrazione IV, dato che può formarsi un precipitato. La precipitazione del ceftriaxone con il calcio può anche avvenire quando il ceftriaxone è mescolato con soluzioni contenenti calcio nella stessa linea di somministrazione IV.
Pertanto, il ceftriaxone e le soluzioni contenenti calcio non devono essere mescolate insieme o somministrate contemporaneamente (vedi sezione 4.3, 4.4 e 6.2).
Schema posologico generale
Adulti e bambini oltre 12 anni: la dose consigliata è di 1 g di Ceftriaxone ratiopharm una volta al giorno (ogni 24 ore). Nei casi più gravi o in infezioni causate da microrganismi moderatamente sensibili, la dose può raggiungere i 4 g somministrati in un’unica soluzione.
Neonati (fino a 2 settimane): la dose giornaliera è di 20-50 mg/kg di peso corporeo in monosomministrazione; a causa della immaturità dei loro sistemi enzimatici non bisognerebbe superare i 50 mg/Kg (vedere sez. 4.4).
Bambini (da 3 settimane a 12 anni): la dose giornaliera può variare tra 20 e 80 mg/Kg. Per dosi endovenose pari o superiori a 50 mg/Kg si consiglia di utilizzare una perfusione della durata di almeno 30 minuti.
Per i bambini di peso superiore a 50 Kg andrà usato il dosaggio proprio degli adulti.
Anziani: lo schema posologico degli adulti non richiede modificazioni nel caso di pazienti anziani.
La durata della terapia è in funzione del decorso dell’infezione.
Come tutte le terapie a base di antibiotici, in generale la somministrazione di Ceftriaxone ratiopharm va protratta per un minimo di 48-72 ore dopo lo sfebbramento o dopo la dimostrazione di completa eradicazione batterica.
Profilassi delle infezioni chirurgiche
Per la prevenzione delle infezioni post-operatorie verranno somministrati, in relazione a tipo e rischio di contaminazione dell’intervento, 1 g i.m. o 1-2 g e.v. in dose singola, un’ora prima dell’intervento.
Posologia in particolari condizioni
Insufficienza renale: in soggetti con clearance della creatinina maggiore di 10 ml/min la posologia resta inalterata. In caso di clearance della creatinina uguale o minore di 10 ml/min si può somministrare fino ad un massimo di 2 g una volta al giorno.
Insufficienza epatica: posologia normale.
Insufficienza renale ed epatica associate: controllare le concentrazioni plasmatiche del ceftriaxone.
Prematuri: dose massima 50 mg/kg una volta al giorno.
Modo di somministrazione
Da un punto di vista microbiologico il prodotto dovrebbe essere usato immediatamente dopo la ricostituzione. Se non utilizzato immediatamente, le condizioni e il periodo di conservazione prima dell’uso sono responsabilità dell’utilizzatore. La stabilità chimica e fisica del medicinale dopo ricostituzione è stata dimostrata per 24 ore tra +2°C e +8°C e per 6 ore per il prodotto conservato a temperatura inferiore a 25°C.
Possono variare nella colorazione da giallo pallido ad ambra in funzione della concentrazione e del periodo di conservazione; tale caratteristica non ha influenza sull’efficacia o sulla tollerabilità del farmaco.
Soluzione per uso intramuscolare
Per praticare l’iniezione intramuscolare, sciogliere Ceftriaxone ratiopharm i.m. con l’apposito solvente (soluzione di lidocaina 1%) che è di ml 2 per Ceftriaxone ratiopharm 250 mg e 500 mg, e di 3,5 ml per Ceftriaxone ratiopharm 1 g: iniettare profondamente la soluzione estemporanea così ottenuta nel gluteo, alternando i glutei nelle successive iniezioni.
La soluzione di lidocaina non deve essere somministrata endovena.
Soluzione per uso endovenoso
Per praticare l’iniezione e.v., sciogliere Ceftriaxone ratiopharm con l’apposito solvente (acqua per preparazioni iniettabili) che è di ml 10 ml per Ceftriaxone ratiopharm 1 g, e iniettare direttamente in vena nel tempo di 2-4 minuti.
Soluzione per infusione
Per praticare la perfusione endovenosa sciogliere Ceftriaxone ratiopharm in ragione di 2 g in 40 ml di liquido di perfusione privo di ioni di calcio (soluzione fisiologica, soluzione glucosata al 5% o al 10%, soluzione di levulosio al 5%, soluzione glucosata di destrano al 6%, soluzioni di NaCl 0,45% + glucosio 2,5%).
La perfusione avrà una durata di almeno 30 minuti.
Le soluzioni di Ceftriaxone ratiopharm non dovrebbero essere mescolate in soluzioni contenenti altri farmaci antimicrobici o con soluzioni diluenti diverse da quelle sopra elencate per possibile incompatibilità.
Come per altre cefalosporine, uno shock anafilattico non può essere escluso nemmeno se è stata eseguita una accurata anamnesi del paziente.
Ogni grammo di Ceftriaxone ratiopharm contiene 3,6 mmol di sodio. Questo deve essere tenuto in considerazione nei pazienti che seguono una dieta controllata di sodio.
Clostridium difficile associato a diarrea (CDAD) è stato riportato con l’uso di quasi tutti gli agenti antibatterici, incluso ceftriaxone e la sua gravità può variare da diarrea lieve a colite con esito fatale. Il trattamento con agenti antibatterici altera la normale flora del colon con conseguente eccessiva crescita di C. difficile.
C. difficile produce tossine A e B che contribuiscono allo sviluppo di CDAD. I ceppi di C. difficile iperproduttori di tossina causano un aumento di morbilità e mortalità poiché queste infezioni possono essere resistenti alla terapia antimicrobica e possono richiedere una resezione del colon. La CDAD deve essere tenuta in considerazione in tutti i pazienti che presentano diarrea dopo l’uso di antibiotici. Una accurata anamnesi è necessaria poiché la comparsa di CDAD è stata riportata anche oltre due mesi dopo la somministrazione di agenti antibatterici.
Se una CDAD è sospettata o confermata, può essere necessario sospendere l’uso di antibiotici non diretti contro il C. difficile. Devono essere istituiti, secondo le indicazioni cliniche, un’appropriata gestione dei liquidi e degli elettroliti, supplementi di proteine, trattamento antibiotico del C. difficile e valutazione chirurgica.
Superinfezioni con microrganismi non sensibili possono comparire come con altri agenti antibatterici.
Immagini che sono state erroneamente scambiate per calcoli, sono state trovate in ecografie della cistifellea, di solito dopo dosi maggiori di quelle raccomandate come standard. Queste immagini sono invece precipitati di ceftriaxone calcico che scompaiono al completamento o alla sospensione della terapia con ceftriaxone. Raramente la presenza di questi precipitati è associata a sintomi. Nei casi sintomatici si raccomanda un trattamento conservativo, non chirurgico.
La sospensione del ceftriaxone nei casi sintomatici è a discrezione del medico.
Ceftriaxone ratiopharm viene eliminato per il 56% circa attraverso le urine e per il restante 44% attraverso la bile in forma microbiologicamente attiva. Nelle feci è presente prevalentemente in forma inattiva. In caso di ridotta funzionalità renale è eliminato in quota più elevata per via biliare, con le feci. Poiché anche in tale circostanza il tempo di emivita risulta solo leggermente aumentato, nella maggior parte dei casi non è necessario ridurre la posologia di Ceftriaxone ratiopharm, a condizione che la funzionalità epatica sia normale. Solo in presenza di una gravissima insufficienza renale (clearance della creatinina ≤ 10 ml/min) la dose di mantenimento ogni 24 ore dovrà essere ridotta alla metà rispetto alla dose abituale.
Al pari di altre cefalosporine, è stato dimostrato che il ceftriaxone può parzialmente interferire con i siti di legame della bilirubina con l’albumina plasmatica.
Le cefalosporine di terza generazione, come altre betalattamine, possono indurre resistenza microbica e tale evenienza è maggiore verso organismi opportunisti specialmente Enterobacteriaceae e Pseudomonas, in soggetti immunodepressi e probabilmente, associando tra loro più betalattamine.
Come per qualsiasi terapia antibiotica, in caso di trattamenti prolungati si dovranno effettuare regolari controlli della crasi ematica.
In casi estremamente rari, in pazienti trattati con dosi elevate, l’ultrasonografia della cistifellea ha messo in evidenza reperti interpretabili come ispessimento della bile. Tale condizione è prontamente regredita all’interruzione o al termine della terapia. Anche se questi riscontri dovessero essere sintomatici, si raccomanda un trattamento puramente conservativo.
Sono state segnalate in corso di trattamento con cefalosporine, positività dei test di Coombs (talora false).
Prima di iniziare la terapia con Ceftriaxone ratiopharm, dovrebbe essere svolta un’indagine accurata per stabilire se il paziente ha manifestato in passato fenomeni di ipersensibilità alle cefalosporine, penicilline ed altri farmaci.
Il prodotto deve essere somministrato con cautela in pazienti allergici alla penicillina poichè sono descritti casi di ipersensibilità crociata fra penicilline e cefalosporine. A causa dell’immaturità delle funzioni organiche, i prematuri non dovrebbero essere trattati con dosi di Ceftriaxone ratiopharm superiori a 50 mg/Kg/die.
Come per gli altri antibiotici l’impiego protratto può favorire lo sviluppo di batteri resistenti ed in caso di superinfezione occorre adottare le misure più appropriate.
Reazioni acute di ipersensibilità possono richiedere l’uso di adrenalina ed altre misure di emergenza. Le preparazioni contenenti lidocaina non devono essere somministrate per via endovenosa ed a pazienti allergici a questo anestetico locale. Se si evidenziano segni di infezione, il microrganismo responsabile dovrebbe essere isolato ed una opportuna terapia, basata sui test di sensibilità, dovrebbe venire adottata.
Analisi su campioni raccolti prima dell’inizio della terapia dovrebbero venire effettuate per determinare la sensibilità a ceftriaxone del microrganismo responsabile. La terapia con Ceftriaxone ratiopharm può essere comunque iniziata in attesa dei risultati di queste analisi; ed il trattamento dovrebbe comunque essere, se il caso, successivamente modificato secondo i risultati delle analisi. Prima di impiegare Ceftriaxone ratiopharm in associazione ad altri antibiotici dovrebbero essere attentamente rilette le istruzioni per l’uso degli altri farmaci per conoscerne eventuali controindicazioni, avvertenze, precauzioni e reazioni indesiderate.
La funzionalità renale dovrebbe essere controllata attentamente.
Coliti pseudomembranose sono state riportate a seguito dell’uso di cefalosporine (o altri antibiotici a largo spettro); è importante considerare questa diagnosi in pazienti che manifestino diarrea dopo l’uso di antibiotico.
Interazioni con prodotti contenenti calcio
Sono stati descritti casi di reazione fatale dovuti alla presenza di precipitati di calcio a livello polmonare e renale in neonati prematuri e a termine di età inferiore ad 1 mese. Ad almeno uno di questi neonati era stato somministrato ceftriaxone e calcio in momenti differenti e attraverso vie di infusione differenti. Dai dati scientifici disponibili al momento, non risultano casi di precipitazione intravascolare confermata in pazienti che non siano neonati, trattati con ceftriaxone e soluzioni contenenti calcio o qualsivoglia altro prodotto contenente calcio. Gli studi in vitro hanno dimostrato che i neonati hanno un rischio maggiore di formazione di precipitati di ceftriaxone-calcio rispetto ad altri gruppi d’età.
Il ceftriaxone non deve comunque essere mescolato o somministrato simultaneamente con soluzioni contenenti calcio per somministrazione IV in pazienti di qualsivoglia età, anche se per linee di infusione differenti o in siti di infusione diversi.
Soluzioni o prodotti contenenti calcio non devono essere somministrati nelle 48 ore successive all’ultima somministrazione di Ceftriaxone ratiopharm.
Comunque, nei pazienti di età maggiore di 28 giorni, il ceftriaxone e le soluzioni contenenti calcio possono essere somministrati sequenzialmente uno dopo l’altro se si utilizzano linee di infusione in siti differenti o se le linee di infusione sono sostituite o se sono accuratamente lavate con soluzione fisiologica salina tra le due infusioni per evitare la precipitazione. Nei pazienti che necessitano infusione continua di soluzioni TNP di sali di calcio, gli operatori sanitari potrebbero dover considerare l’uso di un antibatterico alternativo che sia privo di questo rischio di precipitazione. Se l’uso di ceftriaxone è considerato necessario nei pazienti che necessitano nutrizione continua, la soluzione TNP e il ceftriaxone possono essere somministrati simultaneamente, sebbene attraverso linee di infusione differenti in siti differenti. In alternativa, l’infusione delle soluzioni TNP dovrebbe essere interrotta durante l’infusione di ceftriaxone, prendendo in considerazione il consiglio di lavare le linee di infusione tra la somministrazione delle due soluzioni (vedi sezioni 4.3, 4.8, 5.2 e 6.2).
Casi di pancreatite, la cui eziologia è forse attribuibile ad ostruzione biliare, sono stati riportati raramente in pazienti trattati con ceftriaxone. La maggior parte dei pazienti presentava fattori di rischio per una stasi biliare e per depositi biliari, come: precedenti importanti terapie, gravi malattie e nutrizione parenterale totale. Un ruolo scatenante o come co-fattore di ceftriaxone non può essere escluso.
Nell’insufficienza renale o epatica grave, la dose deve essere ridotta secondo le raccomandazioni fornite.
La sicurezza e l’efficacia di ceftriaxone nei neonati, infanti e bambini sono state stabilite per le dosi descritte in “Posologia e modo di somministrazione”. Gli studi hanno mostrato che ceftriaxone, come alcune altre cefalosporine, può spostare le bilirubina dall’albumina sierica.
Ceftriaxone non deve essere usato nei neonati (specialmente se prematuri) a rischio di sviluppare encefalopatia da bilirubina.
Durante trattamenti prolungati un conteggio completo delle cellule ematiche deve essere eseguito ad intervalli regolari.
Se si usa lidocaina come solvente, le soluzioni di ceftriaxone deve essere usate solo per iniezione intramuscolare.
Il ceftriaxone attraversa la barriera placentare. La sicurezza nella gravidanza umana non è ancora stata stabilita. Studi riproduttivi negli animali non hanno mostrato evidenza di embriotossicità, fetotossicità, teratogenicità o effetti avversi sulla fertilità maschile o femminile, sulla nascita e sullo sviluppo perinatale e postatale. Nei primati non sono state osservate embriotossicità o teratogenicità.
Basse concentrazioni di ceftriaxone vengono escrete nel latte umano. Si deve usare cautela quando si somministra ceftriaxone a donne che allattano.
Nelle donne in stato di gravidanza, durante l’allattamento e nella primissima infanzia, il prodotto va somministrato nei casi di effettiva necessità e sotto il diretto controllo del medico.
Di solito gli effetti indesiderati sono lievi e di breve durata.
Effetti indesiderati a livello sistemico
Disturbi gastrointestinali (circa il 2% dei casi): feci non formate, diarrea, nausea, vomito, stomatite, glossite, raramente ispessimento della bile.
Modificazioni ematologiche (circa il 2%): eosinofilia, leucopenia, granulocitopenia, anemia emolitica, trombocitopenia. È stata riportata con frequenza sconosciuta, agranulocitosi (< 500/mm³), nella maggior parte dei casi dopo 10 gg di trattamento e dopo dosi totali di 20 g o più.
Reazioni cutanee (circa l’1%): esantema, dermatite allergica, prurito, orticaria ed edema. Frequenza sconosciuta: sono state riportate, gravi reazioni cutanee (eritema multiforme, sindrome di Stevens Johnson o sindrome di Lyell/necrolisi epidermica tossica).
Altri effetti indesiderati rari: mal di testa, vertigini e capogiri, precipitazione sintomatica di sali di ceftriaxone calcico nella cistifellea, aumento delle transaminasi, glicosuria, ematuria, oliguria, aumento dei valori sierici della creatinina, micosi del tratto genitale, brividi, febbre e reazioni anafilattiche o anafilattoidi ad esempio broncospasmo. La comparsa di shock anafilattico è estremamente rara e richiede immediate contromisure quali la somministrazione endovena di adrenalina seguita da un glucocorticoide.
Rari casi di enterocolite pseudomembranosa e modifiche dei parametri emocoagulativi sono stati riportati in seguito all’uso di cefalosporine. Sono stati segnalati casi di anemia emolitica in seguito a trattamento con cefalosporine.
Ceftriaxone ratiopharm non deve essere miscelato o somministrato in contemporanea con soluzioni o prodotti contenenti calcio, anche se infusi separatamente.
Sono state riportate reazioni avverse rare, gravi, e in alcuni casi fatali nei neonati pretermine e a termine (età <28 giorni) che sono stati trattati con ceftriaxone e calcio IV.
È stata inoltre verificata post-mortem la presenza di precipitati di ceftriaxone e sali calcio nel polmone e nel rene.
L’alto rischio di precipitazione nei neonati è dovuto al loro basso volume ematico e alla lunga emivita del ceftriaxone, se confrontata con gli adulti (vedi sezioni 4.3, 4.4 e 5.2).
Possono svilupparsi superinfezioni causate da microrganismi non sensibili al ceftriaxone (candida, miceti o altri microrganismi resistenti). La colite pseudomembranosa è un raro effetto indesiderato causato da infezioni di Clostridium difficile durante il trattamento con ceftriaxone. Pertanto la possibilità di questa malattia deve essere tenuta presente nei pazienti che presentano diarrea a seguito dell’uso di un antibatterico.
Sono stati riportati casi molto rari di precipitazione renale, per lo più in bambini maggiori di 3 anni e che erano stati trattati o con elevate dosi giornaliere (es. ≥ 80 mg/kg/die) o dosi totali superiori a 10 g. e che presentavano fattori di rischio (ad es. ritenzione idrica, allettamento, ecc.). Il rischio della formazione di precipitato aumenta in pazienti immobilizzati o disidratati. Questo evento può essere sintomatico o asintomatico, può portare ad insufficienza renale ed anuria ed è reversibile dopo la sospensione di ceftriaxone.
La precipitazione di ceftriaxone come sale di calcio nella cistifellea è stata osservata principalmente in pazienti trattati con dosi superiori a quelle raccomandate come dose standard. Nei bambini, studi prospettici hanno mostrato un’incidenza variabile di precipitazione con l’applicazione endovenosa, in alcuni studi oltre il 30%. L’incidenza sembra essere minore con l’infusione lenta (20-30 minuti). L’effetto è di solito asintomatico, ma in rari casi, la precipitazione è stata accompagnata da sintomi clinici come dolore, nausea e vomito. In questi casi si raccomanda un trattamento sintomatico. La precipitazione è di solito reversibile dopo la sospensione di ceftriaxone.
Vi sono stati isolati casi di pancreatite.
Disturbi della coagulazione sono stati riportati come effetto collaterale molto raro.
Effetti indesiderati a livello locale
In rari casi sono comparse reazioni flebitiche dopo somministrazione e.v.; tali reazioni possono comunque essere evitate mediante iniezione lenta (2-4 minuti) del farmaco.
L’iniezione intramuscolare senza lidocaina è dolorosa.
In soggetti predisposti possono manifestarsi reazioni di ipersensibilità.
Influenza sui test diagnostici
In pazienti trattati con ceftriaxone, il test di Coomb può in rari casi, fornire dei falsi-positivi. Ceftriaxone, come altri antibiotici, può dare falsi-positivi nei test per la galattosemia. Allo stesso modo i metodi non-enzimatici per la determinazione del glucosio nelle urine possono fornire risultati falsi-positivi. Per questo motivo, la determinazione del livello di glucosio nelle urine durante la terapia con ceftriaxone deve essere eseguita con metodi enzimatici.
Polvere e solvente per soluzione iniettabile per uso intramuscolare: la fiala solvente contiene lidocaina cloridrato.
Polvere e solvente per soluzione iniettabile per uso endovenoso: la fiala solvente contiene acqua per preparazioni iniettabili.
Questo medicinale non richiede alcuna condizione particolare per la conservazione.