Principio attivo:Interferone beta 1a
Gruppo terapeutico:Immunostimolanti
Tipo di farmaco:Farmaco etico
Rimborsabilità:A
Ricetta:Rr - ripetibile 10v in 6mesi
GlucosioNon presente
GlutineNon presente
LattosioNon presente



FOGLIETTO ILLUSTRATIVO
Indicazioni terapeutiche
  • rischio per lo sviluppo di una sclerosi multipla clinicamente definita
  • sclerosi multipla con recidive
  • Leggi l'intera sezione del foglietto
    Posologia

    Il trattamento deve essere iniziato sotto la supervisione di un medico esperto nel trattamento della malattia.

    Rebif è disponibile in tre dosaggi: 8,8 mcg , 22 mcg e 44 mcg . Per i pazienti che iniziano il trattamento con Rebif, è disponibile una confezione contenente Rebif 8,8 mcg e Rebif 22 mcg , che corrisponde alle necessità del paziente durante il primo mese di terapia.

    Posologia

    Quando si inizia per la prima volta il trattamento con Rebif, per permettere lo sviluppo della tachifilassi e quindi una riduzione delle reazioni avverse, si raccomanda di iniziare con la dose di 8,8 mcg per via sottocutanea e di aumentare il dosaggio nell’arco di 4 settimane fino a raggiungere la dose finale, secondo lo schema seguente:

      Titolazione raccomandata (% della dose finale) Dose di titolazione per Rebif 44 mcg tre volte alla settimana (tiw)
    Settimane 1–2 20% 8,8 mcg tiw
    Settimane 3–4 50% 22 mcg tiw
    Settimane 5+ 100% 44 mcg tiw

    Primo evento demielinizzante

    La posologia per i pazienti che hanno manifestato un primo evento demielinizzante è di 44 mcg di Rebif somministrati tre volte a settimana tramite iniezione sottocutanea.

    Sclerosi multipla recidivante

    La posologia consigliata di Rebif è di 44 mcg tre volte a settimana per iniezione sottocutanea. Una dose inferiore, di 22 mcg , anch’essa tre volte a settimana per iniezione sottocutanea, è consigliabile per i pazienti che non tollerano il dosaggio più elevato, secondo il parere del medico.

    Popolazione pediatrica

    Non sono stati condotti studi clinici formali o studi di farmacocinetica nei bambini e negli adolescenti. Tuttavia, in uno studio di coorte retrospettivo in ambito pediatrico, sono stati raccolti, dalla documentazione clinica, dati di sicurezza relativi a Rebif in bambini (n=52) e adolescenti (n=255). I risultati di questo studio suggeriscono che il profilo di sicurezza nei bambini (da 2 a 11 anni) e negli adolescenti (da 12 a 17 anni) trattati con Rebif 22 mcg o 44 mcg per via sottocutanea tre volte alla settimana è simile a quello osservato negli adulti.

    La sicurezza e l’efficacia di Rebif nei bambini di età inferiore ai 2 anni non sono state ancora stabilite. Rebif non deve essere usato in questa fascia di età.

    Modo di somministrazione

    RebiDose è una penna preriempita pronta per l’uso, per iniezione sottocutanea. RebiDose è monouso e va usata solo dopo aver fornito un addestramento adeguato al paziente e/o a chi lo assiste.

    Per la somministrazione di Rebif con RebiDose si devono seguire le istruzioni fornite nel foglio illustrativo.

    Prima di effettuare l’iniezione e 24 ore dopo ogni iniezione si consiglia di somministrare un analgesico antipiretico per attenuare i sintomi simil–influenzali associati alla somministrazione di Rebif.

    Al momento non è noto per quanto tempo i pazienti devono essere trattati. La sicurezza e l’efficacia di Rebif non sono state dimostrate oltre 4 anni di trattamento. Si raccomanda di monitorare i pazienti almeno ogni 2 anni nei primi 4 anni di trattamento con Rebif, e la decisione di proseguire con una terapia a lungo termine deve essere presa dal medico in base alla situazione di ogni singolo paziente.

    Controindicazioni
  • gravidanza
  • Leggi l'intera sezione del foglietto
    Interazioni
  • stati effettuati studi
  • interazione
  • noto
  • antiepilettici
  • antidepressivi
  • corticosteroidi
  • Leggi l'intera sezione del foglietto
    Avvertenze

    I pazienti devono essere informati sulle più frequenti reazioni avverse associate alla somministrazione di interferone beta, inclusi i sintomi della sindrome simil–influenzale (vedere paragrafo 4.8). Questi sintomi sono più evidenti all’inizio della terapia e diminuiscono in frequenza e gravità con il proseguire del trattamento.

    Microangiopatia trombotica (TMA)

    Sono stati riferiti casi di TMA, che si manifesta come porpora trombotica trombocitopenica (TTP) o sindrome emolitica uremica (HUS), compresi casi fatali con prodotti a base di interferone–beta. Gli eventi sono stati segnalati in tempi diversi nel corso del trattamento e possono manifestarsi da diverse settimane a diversi anni dopo l’inizio del trattamento con interferone–beta. Le caratteristiche cliniche iniziali comprendono trombocitopenia, ipertensione di nuova insorgenza, febbre, sintomi a carico del sistema nervoso centrale (ad es. confusione, paresi) e funzione renale compromessa. I risultati di laboratorio che suggeriscono la presenza di TMA comprendono la riduzione delle conte piastriniche, l’aumento della lattato–deidrogenasi (LDH) nel siero dovuto a emolisi e la presenza di schistociti (frammentazione degli eritrociti) su uno striscio ematico. Di conseguenza, se si osservano le caratteristiche cliniche della TMA, si raccomanda l’effettuazione di ulteriori esami dei livelli delle piastrine nel sangue, della LDH nel siero, degli strisci ematici e della funzione renale. Nel caso di diagnosi di TMA, è necessario il trattamento tempestivo (considerando lo scambio plasmatico) ed è raccomandata l’interruzione immediata di Rebif.

    Depressione e ideazioni suicide

    Rebif deve essere somministrato con cautela ai pazienti con disturbi depressivi pregressi o in corso ed in particolare ai pazienti con precedenti ideazioni suicide (vedere paragrafo 4.3). È noto che depressione e ideazioni suicide sono presenti con maggior frequenza nella popolazione dei malati di sclerosi multipla ed in associazione con l’uso dell’interferone. I pazienti in trattamento con Rebif devono essere avvisati di riferire immediatamente al medico l’eventuale comparsa di sintomi depressivi o ideazioni suicide. I pazienti affetti da depressione devono essere tenuti sotto stretto controllo medico durante la terapia con Rebif e trattati in modo appropriato. La sospensione della terapia con Rebif deve essere presa in considerazione (vedere paragrafi 4.3 e 4.8).

    Disturbi di tipo epilettico

    Rebif deve essere somministrato con cautela ai pazienti con una storia di crisi epilettiche, a quelli in trattamento con farmaci anti–epilettici ed in particolare se la loro epilessia non è adeguatamente controllata dagli anti–epilettici (vedere paragrafi 4.5 e 4.8).

    Malattia cardiaca

    I pazienti con malattia cardiaca, quale angina, scompenso cardiaco congestizio o aritmie, devono essere tenuti sotto stretto controllo per osservare eventuali peggioramenti delle loro condizioni cliniche durante l’inizio della terapia con interferone beta–1a. I sintomi della sindrome simil–influenzale associati alla terapia con interferone beta–1a possono essere fonte di stress nei pazienti con problemi cardiaci.

    Necrosi sul sito di iniezione

    Sono stati descritti casi di necrosi al sito di iniezione (NSI) in pazienti in terapia con Rebif (vedere paragrafo 4.8). Per ridurre al minimo il rischio di necrosi al sito di iniezione i pazienti devono essere informati:

    • di usare tecniche di iniezione asettiche,

    • di variare il sito di iniezione ad ogni dose.

    Le procedure per l’auto–somministrazione devono essere periodicamente riesaminate soprattutto se si sono verificate reazioni al sito di iniezione.

    Se il paziente presenta un qualsiasi tipo di lesione cutanea, accompagnata da edema o essudazione dal sito di iniezione, il paziente deve essere avvisato di consultare il medico prima di continuare le iniezioni di Rebif. Se i pazienti presentano lesioni multiple, Rebif deve essere interrotto fino alla completa cicatrizzazione delle lesioni. I pazienti con lesioni singole possono continuare la terapia se la necrosi non è troppo estesa.

    Disfunzione epatica

    In studi clinici con Rebif aumenti asintomatici dei livelli delle transaminasi epatiche (in particolare alanina–aminotransferasi (ALT)) sono stati frequenti e una percentuale pari al 1–3% dei pazienti ha sviluppato incrementi delle transaminasi epatiche oltre 5 volte il limite superiore della norma. In assenza di sintomi clinici, i livelli sierici di ALT devono essere monitorati prima dell’inizio della terapia e a 1, 3 e 6 mesi dall’inizio della terapia, e in seguito, controllati periodicamente. Una riduzione della dose di Rebif deve essere presa in considerazione nel caso i livelli di ALT siano alti più di 5 volte il limite superiore della norma e la dose deve essere gradualmente riaumentata quando i livelli enzimatici si normalizzano. Rebif deve essere somministrato con cautela nei pazienti con anamnesi di patologie epatiche significative o evidenza clinica di patologia epatica in forma attiva o abuso di alcool o incremento dei livelli di ALT (>2,5 volte i limiti superiori della norma). Il trattamento con Rebif deve essere interrotto in caso di comparsa di ittero o altri sintomi clinici di disfunzione epatica.

    Rebif, come altri interferoni beta, può causare danni epatici gravi, tra cui l’insufficienza epatica acuta (vedere paragrafo 4.8). La maggior parte dei casi di grave danno epatico si è manifestata nei primi sei mesi di trattamento. Non è noto il meccanismo d’azione dei rari casi di disfunzione epatica sintomatica. Non sono stati identificati specifici fattori di rischio.

    Patologie renali e urinarie

    Sindrome nefrosica

    Durante il trattamento con prodotti a base di interferone beta sono stati segnalati casi di sindrome nefrosica con diverse nefropatie sottostanti, tra cui la glomerulosclerosi focale segmentaria collassante (collapsing focal segmental glomerulosclerosis, FSGS), la malattia a lesioni minime (minimal change disease, MCD), la glomerulonefrite membrano–proliferativa (membranoproliferative glomerulonephritis, MPGN) e la glomerulopatia membranosa (membranous glomerulopathy, MGN). Gli eventi sono stati segnalati in tempi diversi nel corso del trattamento e possono manifestarsi dopo diversi anni di trattamento con interferone beta. Si raccomanda il monitoraggio periodico dei segni o sintomi precoci, quali ad esempio edema, proteinuria e compromissione della funzione renale, in particolare nei pazienti a maggior rischio di malattia renale. La sindrome nefrosica deve essere trattata tempestivamente e deve essere presa in considerazione l’eventuale l’interruzione del trattamento con Rebif.

    Alterazioni degli esami di laboratorio

    All’impiego di interferoni sono associate alterazioni degli esami di laboratorio. L’incidenza globale di queste alterazioni è leggermente più alta con Rebif 44 mcg che con Rebif 22 mcg . Pertanto, oltre ai test di laboratorio normalmente richiesti per monitorare i pazienti con sclerosi multipla, si raccomanda di eseguire il monitoraggio degli enzimi epatici, e la conta leucocitaria con formula e la conta delle piastrine ad intervalli regolari (1, 3 e 6 mesi) dopo l’inizio della terapia con Rebif e in seguito periodicamente anche in assenza di sintomi clinici. Questi controlli devono essere più frequenti quando si inizia la terapia con Rebif 44 mcg .

    Disturbi della tiroide

    I pazienti in trattamento con Rebif possono occasionalmente sviluppare alterazioni della tiroide o peggioramento di alterazioni preesistenti. Un test di funzionalità tiroidea deve essere effettuato al basale e, se alterato, ripetuto ogni 6–12 mesi dall’inizio del trattamento. Se i valori al basale sono normali, non è necessario un esame di controllo che deve invece essere effettuato qualora si manifesti una sintomatologia clinica di disfunzione tiroidea (vedere paragrafo 4.8).

    Grave insufficienza renale o epatica e grave mielosoppressione

    Cautela e stretta sorveglianza devono essere adottate nella somministrazione dell’interferone beta–1a a pazienti con grave insufficienza renale ed epatica e a pazienti con grave mielosoppressione.

    Anticorpi neutralizzanti

    Possono svilupparsi anticorpi neutralizzanti anti–interferone beta–1a. L’esatta incidenza di tali anticorpi non è ancora definita. I dati clinici suggeriscono che tra i 24 e 48 mesi di trattamento con Rebif 44 mcg , circa il 13–14% dei pazienti sviluppa anticorpi sierici persistenti contro l’interferone beta–1a. È stato dimostrato che la presenza di anticorpi attenua la risposta farmacodinamica all’interferone beta–1a (beta–2 microglobulina e neopterina). Sebbene l’importanza clinica della comparsa degli anticorpi non sia stata completamente chiarita, lo sviluppo di anticorpi neutralizzanti si associa ad una riduzione dell’efficacia su parametri clinici e di risonanza magnetica.

    Qualora un paziente dimostri una scarsa risposta alla terapia con Rebif ed abbia sviluppato anticorpi neutralizzanti, il medico deve rivalutare il rapporto beneficio/rischio per proseguire o meno il trattamento con Rebif.

    L’uso di vari metodi per la determinazione degli anticorpi sierici e le diverse definizioni di positività degli anticorpi limitano la possibilità di confrontare l’antigenicità tra prodotti differenti.

    Altre forme di sclerosi multipla

    Solo scarsi dati di sicurezza ed efficacia sono disponibili nei pazienti, non in grado di deambulare, affetti da sclerosi multipla. Rebif non è stato studiato in pazienti con sclerosi multipla primariamente progressiva e non deve essere usato in questi pazienti.

    Alcool benzilico

    Questo medicinale contiene 2,5 mg di alcool benzilico per ogni dose.

    Non deve essere somministrato a prematuri o neonati. Può causare reazioni tossiche e anafilattoidi nei lattanti e nei bambini di età inferiore a 3 anni.

    Gravidanza

    Donne in età fertile

    Le donne in età fertile devono adottare opportune misure contraccettive. Le pazienti in trattamento con Rebif che iniziano una gravidanza o che stanno pianificando una gravidanza devono essere informate sui rischi potenziali e la possibilità di interrompere il trattamento deve essere presa in considerazione (vedere paragrafo 5.3). Nelle pazienti che, prima dell’inizio del trattamento, presentano un elevato tasso di ricadute, deve essere valutata, in caso di gravidanza, la decisione di interrompere il trattamento con Rebif, rischiando una grave ricaduta o di proseguire il trattamento con Rebif, aumentando il rischio di aborto spontaneo.

    Gravidanza

    Sull’uso di Rebif in gravidanza, sono disponibili informazioni limitate. I dati disponibili indicano che si potrebbe verificare un aumento del rischio di aborto spontaneo. Pertanto l’inizio del trattamento in gravidanza è controindicato (vedere paragrafo 4.3).

    Allattamento

    Non è noto se Rebif venga escreto nel latte materno. Tenuto conto del potenziale rischio di gravi effetti indesiderati nei lattanti, è necessario decidere se interrompere l’allattamento o la terapia con Rebif.

    Fertilità

    Gli effetti di Rebif sulla fertilità non sono stati studiati.

    Effetti Collaterali

    Riassunto del profilo di sicurezza

    La più alta incidenza di reazioni avverse associate al trattamento con Rebif è correlata alla sindrome simil–influenzale. I sintomi simil–influenzali tendono ad essere maggiori all’inizio del trattamento e a diminuire di frequenza con il proseguimento del trattamento. Durante i primi 6 mesi di trattamento con Rebif il 70% circa dei pazienti potrebbe manifestare i sintomi della sindrome simil–influenzale caratteristica dell’interferone. Nel 30% circa dei pazienti si osservano anche reazioni al sito di iniezione, quali lievi infiammazioni o eritema. Sono frequenti aumenti asintomatici dei parametri di funzionalità epatica e riduzioni della conta leucocitaria.

    La maggior parte delle reazioni avverse osservate durante il trattamento con l’interferone beta–1a sono lievi e reversibili, e rispondono bene a riduzioni del dosaggio. Nel caso di effetti indesiderati gravi o persistenti, a discrezione del medico, la dose di Rebif può essere temporaneamente ridotta o sospesa.

    Elenco delle reazioni avverse

    Le reazioni avverse qui riportate sono state riscontrate negli studi clinici e nei rapporti post–marketing (un asterisco [*] indica le reazioni avverse riscontrate durante la sorveglianza post–marketing). Le seguenti definizioni si riferiscono alla classificazione della frequenza utilizzata d’ora in avanti: molto comune (≥1/10), comune (≥1/100, <1/10), non comune (≥1/1.000, <1/100), raro (≥1/10.000, <1/1.000), molto raro (<1/10.000), non nota (la frequenza non può essere definita sulla base dei dati disponibili).

    Patologie del sistema emolinfopoietico

    Molto comune: neutropenia, linfopenia, leucopenia, trombocitopenia, anemia

    Raro: microangiopatia trombotica, comprendente porpora trombotica trombocitopenica/sindrome uremico–emolitica* (effetto di classe per i prodotti a base di interferone–beta; vedere paragrafo 4.4), pancitopenia*

    Patologie endocrine

    Non comune: disfunzione tiroidea che si manifesta più frequentemente come ipotiroidismo o ipertiroidismo

    Disturbi del sistema immunitario

    Raro: reazioni anafilattiche*

    Patologie epatobiliari

    Molto comune: aumento asintomatico delle transaminasi

    Comune: rialzo delle transaminasi di grado severo

    Non comune: epatite con o senza ittero*

    Raro: insufficienza epatica* (vedere paragrafo 4.4), epatite autoimmune*

    Disturbi psichiatrici

    Comune: depressione, insonnia

    Raro: tentativo di suicidio*

    Patologie del sistema nervoso

    Molto comune: cefalea

    Non comune: crisi epilettiche*

    Frequenza non nota: sintomi neurologici transitori (ad esempio ipoestesia, spasmo muscolare, parestesia, difficoltà nel camminare, rigidità muscoloscheletrica) che possono mimare una esacerbazione da sclerosi multipla*

    Patologie dell’occhio

    Non comune: disordini vascolari retinici (ad esempio retinopatia, macchia a fiocco di cotone, ostruzione dell’arteria o vena retinica)*

    Patologie vascolari

    Non comune: eventi tromboembolici*

    Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche

    Non comune: dispnea*

    Frequenza non nota: ipertensione arteriosa polmonare* (definizione per classe farmacologica per i medicinali contenenti interferone, vedere di seguito ipertensione arteriosa polmonare)

    Patologie gastrointestinali

    Comune: diarrea, vomito, nausea

    Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo

    Comune: prurito, rash, rash eritematoso, rash maculo–papulare, alopecia*

    Non comune: orticaria*

    Raro: edema di Quincke (angioedema)*, eritema multiforme*, reazioni cutanee simil–eritema multiforme*, sindrome di Stevens Johnson*

    Patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo

    Comune: mialgia, artralgia

    Raro: lupus eritematoso iatrogeno*

    Patologie renali e urinarie

    Raro: sindrome nefrosica*, glomerulosclerosi* (vedere paragrafo 4.4)

    Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione

    Molto comune: infiammazione al sito di iniezione, reazione al sito di iniezione, sindrome simil–influenzale

    Comune: dolore al sito di iniezione, astenia, brividi, febbre

    Non comune: necrosi al sito di iniezione, nodulo al sito di iniezione, ascesso al sito di iniezione, infezione al sito di iniezione*, aumento della sudorazione*

    Raro: cellulite al sito di iniezione*

    Popolazione pediatrica

    Non sono stati condotti studi clinici formali o studi di farmacocinetica nei bambini e negli adolescenti. Limitati dati di sicurezza suggeriscono che il profilo di sicurezza nei bambini e negli adolescenti (da 2 a 17 anni) trattati con Rebif 22 mcg o 44 mcg tre volte alla settimana è simile a quello osservato negli adulti.

    Effetti correlati alla classe farmacologica

    La somministrazione di interferoni è stata associata alla comparsa di anoressia, capogiri, ansia, aritmie, vasodilatazione e palpitazioni, menorragia e metrorragia.

    Un’aumentata produzione di autoanticorpi può svilupparsi durante il trattamento con interferone beta.

    Ipertensione arteriosa polmonare

    Casi di ipertensione arteriosa polmonare (IAP) sono stati segnalati con i medicinali contenenti interferone beta. Gli eventi sono stati segnalati in diversi punti di rilevazione temporale, anche diversi anni dopo l’inizio del trattamento con interferone beta.

    Segnalazione delle reazioni avverse sospette

    La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale. Agli operatori sanitari è richiesto di segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta tramite l’Agenzia Italiana del Farmaco, sito web: www.agenziafarmaco.gov.it/it/responsabili.

    Eccipienti

    Mannitolo

    Polossamero 188

    L–metionina

    Alcool benzilico

    Sodio acetato

    Acido acetico per regolazione del pH

    Sodio idrossido per regolazione del pH

    Acqua per preparazioni iniettabili

    Conservazione

    Conservare in frigorifero (2° C – 8° C) lontano dalla griglia refrigerante. Non congelare. Conservare nella confezione originale per proteggere il medicinale dalla luce.

    Il paziente può conservare la confezione di Rebif in uso fuori dal frigorifero ad una temperatura non superiore ai 25° C per una sola volta per un periodo della durata massima di 14 giorni. Successivamente Rebif deve essere riposto nuovamente nel frigorifero ed utilizzato prima della data di scadenza.