Prinzide (Mediolanum farmaceutici spa)

Compresse 14cpr 20mg+12,5mg

da2.80 €
Principio attivo:Lisinopril diidrato/idroclorotiazide
Gruppo terapeutico:Ace inibitori, associazioni
Tipo di farmaco:Farmaco etico
Rimborsabilità:A
Ricetta:Rr - ripetibile 10v in 6mesi
GlucosioNon presente
GlutinePresente
LattosioNon presente



FOGLIETTO ILLUSTRATIVO
Indicazioni terapeutiche
  • ipertensione essenziale
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    Posologia

    Posologia

    Ipertensione essenziale

    Il dosaggio usuale è una volta al giorno. Se necessario, può essere aumentato a due compresse somministrate in una singola dose giornaliera.

    Dosaggio nell’insufficienza renale

    I tiazidici possono risultare diuretici inappropriati per l’uso in pazienti con compromissione renale e sono inefficaci a valori di clearance della creatinina di 30 ml/min o inferiori (cioè in presenza di insufficienza renale moderata o severa). Prinzide non si deve utilizzare come terapia iniziale in pazienti con insufficienza renale. In pazienti con clearance della creatinina > 30 e < 80 ml/min. Prinzide deve essere utilizzato solo dopo titolazione dei singoli componenti. Quando impiegato da solo, la dose iniziale di lisinopril raccomandata nell’insufficienza renale lieve è di 5–10 mg.

    Terapia diuretica precedente

    Dopo la dose iniziale di Prinzide si può avere ipotensione sintomatica; ciò è più probabile che accada in pazienti ipovolemici e/o sodio depleti in conseguenza di una precedente terapia diuretica. La terapia diuretica deve essere sospesa per 2–3 giorni prima di iniziare la terapia con Prinzide. Se ciò non fosse possibile, il trattamento deve essere iniziato con lisinopril da solo, alla dose di 5 mg.

    Popolazione pediatrica

    Sicurezza ed efficacia nei bambini non sono state stabilite.

    Modo di somministrazione

    Uso orale.

    Controindicazioni
  • ipersensibilità al principio attivo
  • sulfamidico
  • angioedema
  • gravidanza
  • diabete mellito
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    Interazioni
  • diuretici tiazidici
  • agenti
  • litio
  • indometacina
  • antipertensiva
  • idroclorotiazide
  • tubocurarina
  • citostatici
  • antipertensivi
  • barbiturici
  • narcotici
  • antidiabetici
  • insulina
  • adrenalina
  • amine pressorie
  • antinfiammatori
  • diuretico
  • antipertensivo
  • agente
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    Avvertenze

    Ipotensione e squilibrio idroelettrolitico

    Come con tutte le terapie antipertensive, in alcuni pazienti può verificarsi ipotensione sintomatica. Questo è stato osservato raramente in pazienti con ipertensione non complicata, ma è più probabile in presenza di squilibrio idrico o elettrolitico, ad es. riduzione della volemia, iponatriemia, alcalosi ipocloremica, ipomagnesemia o ipokaliemia, alterazioni che possono verificarsi a causa di una precedente terapia diuretica, per restrizione salina nella dieta, per dialisi o durante episodi intercorrenti di diarrea o vomito. In tali pazienti si devono effettuare controlli periodici degli elettroliti sierici ad intervalli appropriati. Particolare considerazione deve essere posta quando la terapia è somministrata a pazienti con cardiopatia o cerebropatia ischemica, dato che un’eccessiva caduta della pressione arteriosa potrebbe provocare un infarto miocardico o un accidente cerebrovascolare. Se si verifica ipotensione, il paziente deve essere posto in clinostatismo e, se necessario, infuso con soluzione fisiologica per via endovenosa. Una risposta ipotensiva transitoria non costituisce una controindicazione ad ulteriori dosi di farmaco. Con il ripristino di un volume ematico efficace e della pressione arteriosa si può ristabilire la terapia ad un dosaggio ridotto; altrimenti è possibile usare singolarmente l’uno o l’altro componente dell’associazione.

    In pazienti con ipertensione renovascolare il rischio di ipotensione grave e di insufficienza renale è aumentato dalla somministrazione di ACE–inibitori. Il trattamento con diuretici può rappresentare un fattore predisponente.

    Duplice blocco del sistema renina–angiotensina–aldosterone (RAAS)

    Esiste l’evidenza che l’uso concomitante di ACE–inibitori, antagonisti del recettore dell’angiotensina II o aliskiren aumenta il rischio di ipotensione, iperpotassiemia e riduzione della funzionalità renale (inclusa l’insufficienza renale acuta). Il duplice blocco del RAAS attraverso l’uso combinato di ACE–inibitori, antagonisti del recettore dell’angiotensina II o aliskiren non è pertanto raccomandato (vedere paragrafi 4.5 e 5.1).

    Se la terapia del duplice blocco è considerata assolutamente necessaria, ciò deve avvenire solo sotto la supervisione di uno specialista e con uno stretto e frequente monitoraggio della funzionalità renale, degli elettroliti e della pressione sanguigna.

    Gli ACE–inibitori e gli antagonisti del recettore dell’angiotensina II non devono essere usati

    contemporaneamente in pazienti con nefropatia diabetica.

    Compromissione della funzione renale

    I tiazidici possono non essere i diuretici appropriati nel trattamento di pazienti con compromissione renale e sono inefficaci a valori di clearance della creatinina di 30 ml/min o meno (cioè in presenza di insufficienza renale moderata o grave). Prinzide non deve essere somministrato a pazienti con insufficienza renale (clearance della creatinina ≤ 80 ml/min) finché la titolazione dei singoli componenti non abbia prima dimostrato la necessità dei dosaggi presenti nella compressa dell’associazione. In alcuni pazienti ipertesi senza un’apparente compromissione renale preesistente, quando lisinopril è stato somministrato in terapia concomitante ad un diuretico, si sono verificati aumenti solitamente lievi e transitori dell’azotemia e della creatininemia. Qualora si verificasse tale condizione in corso di terapia con Prinzide l’associazione deve essere sospesa. Il ripristino della terapia è possibile a dosaggio ridotto oppure entrambi i componenti possono essere usati appropriatamente da soli. In alcuni pazienti con stenosi dell’arteria renale bilaterale o stenosi dell’arteria renale in monorene, sono stati osservati con gli inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina (ACE) incrementi dell’azotemia e della creatininemia di solito reversibili dopo la sospensione della terapia.

    In pazienti con grave insufficienza cardiaca la cui funzione renale può dipendere dal sistema renina–angiotensina–aldosterone il trattamento con ACE–inibitori può essere associato ad oliguria e/o azotemia progressiva e, raramente, a insufficienza renale acuta e/o morte. In questi pazienti, il trattamento con ACE–inibitori deve essere introdotto con particolare cautela.

    Epatopatia

    I tiazidici devono essere usati con cautela in pazienti con funzione epatica compromessa o un’epatopatia progressiva, in quanto minime alterazioni del bilancio idroelettrolitico possono precipitare in coma epatico.

    Chirurgia/anestesia

    In pazienti sottoposti ad interventi di alta chirurgia o durante anestesia con agenti che producono ipotensione, lisinopril può bloccare la formazione di angiotensina II secondaria al rilascio compensatorio di renina. Qualora si verifichi ipotensione attribuibile a tale meccanismo, questa può essere corretta mediante espansione della volemia.

    Effetti metabolici ed endocrini

    La terapia tiazidica può alterare la tolleranza al glucosio; può quindi rendersi necessario un aggiustamento del dosaggio degli agenti antidiabetici, compresa l’insulina (vedere paragrafo 4.5). I tiazidici possono diminuire l’escrezione urinaria di calcio e causare aumenti lievi ed intermittenti della calcemia. Un’ipercalcemia marcata può svelare un iperparatiroidismo asintomatico. La terapia tiazidica deve essere sospesa prima che vengano effettuati i test di funzionalità paratiroidea. Aumenti dei livelli di colesterolo sono stati associati alla terapia diuretica con tiazidici. In alcuni pazienti il trattamento con tiazidici può precipitare un’iperuricemia e/o gotta, lisinopril può, tuttavia, indurre un aumento dell’acido urico nelle urine e di conseguenza attenuare l’effetto iperuricemico dell’idroclorotiazide.

    Ipersensibilità/edema angioneurotico

    Edema angioneurotico del viso, delle estremità, delle labbra, della lingua, della glottide e/o della laringe è stato riscontrato raramente in pazienti trattati con inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina, incluso lisinopril. In tali casi, la somministrazione di lisinopril deve essere interrotta prontamente e si deve istituire un appropriato monitoraggio per assicurarsi della completa remissione dei sintomi prima di dimettere il paziente. In quei casi in cui il gonfiore era limitato al viso e alle labbra, la condizione si è, in genere, risolta senza trattamento, sebbene gli antistaminici si siano dimostrati utili nell’alleviare i sintomi. L’edema angioneurotico associato ad edema della laringe può essere fatale. Nel caso siano interessate lingua, glottide o laringe, il che può provocare ostruzione delle vie aeree, deve essere somministrata prontamente un’appropriata terapia come adrenalina diluita 1:1000 (0,3 – 0,5 ml) per via sottocutanea. Pazienti con storia di edema angioneurotico non correlato a terapia con ACE–inibitori, possono essere a rischio aumentato di angioedema durante assunzione di un ACE–inibitore (vedere paragrafo 4.3). In pazienti che assumono tiazidici, possono verificarsi reazioni di sensibilità con o senza anamnesi positiva per gli episodi allergici o asma bronchiale. Con l’uso di tiazidici è stata riportata esacerbazione o attivazione del lupus eritematoso sistemico.

    Nel corso di recenti studi, durante emodialisi con membrane per dialisi high–flux e durante aferesi delle lipoproteine a bassa densità eseguite con colonne di destran–solfato, nei pazienti in terapia con ACE–inibitori sono state osservate reazioni anafilattoidi. Si raccomanda l’uso di membrane alternative o di altri medicinali antipertensivi.

    In due pazienti in trattamento desensibilizzante al veleno di imenotteri, la contemporanea somministrazione di un altro ACE–inibitore ha provocato gravi reazioni anafilattoidi. Pertanto, in questo caso, è necessario usare un antipertensivo di classe diversa.

    Tosse

    Con l’uso di ACE–inibitori è stata riportata tosse. Questa è caratteristicamente non produttiva, persistente e si risolve con l’interruzione della terapia. La tosse indotta dagli ACE–inibitori deve essere presa in considerazione nella diagnosi differenziale della tosse.

    Neutropenia e agranulocitosi

    Con altri inibitori dell’enzima di conversione sono state segnalate agranulocitosi ed altre alterazioni della crasi ematica più frequentemente in soggetti con compromissione renale, specie se accompagnata da una collagenopatia e in quelli in terapia con immunosoppressori. I dati dai trial clinici non sono sufficienti ad escludere che il lisinopril non causi agranulocitosi. Nell’esperienza post–marketing sono stati riportati rari casi di leucopenia/neutropenia e di depressione del midollo osseo, nei quali una relazione causale con il lisinopril non può essere esclusa. Nei pazienti con patologie del collageno vascolare e malattie renali deve essere preso in considerazione un periodico monitoraggio della conta dei globuli bianchi e i pazienti stessi devono essere avvertiti di segnalare immediatamente qualsiasi indicazione di infezione che può essere segno di neutropenia.

    Stenosi aortica/cardiomiopatia ipertrofica

    Gli ACE–inibitori devono essere utilizzati con estrema cautela.

    Uso pediatrico

    Sicurezza ed efficacia nei bambini non sono state stabilite.

    Uso negli anziani

    Lisinopril, entro un range di dosaggio giornaliero di 20–80 mg è stato egualmente efficace nei pazienti anziani (65 anni o più) che in quelli non anziani. In pazienti ipertesi anziani la monoterapia con lisinopril è stata così efficace nel ridurre la pressione arteriosa diastolica come quella con idroclorotiazide o atenololo. Negli studi clinici, l’età non ha influenzato la tollerabilità di lisinopril. Tuttavia, quando l’età avanzata è associata ad una diminuzione della funzione renale, seguire le indicazioni che si trovano alla voce "Compromissione della funzione renale" (vedere paragrafo 4.4). Negli studi clinici l’efficacia e la tollerabilità di lisinopril ed idroclorotiazide, somministrati insieme, sono state simili sia nei pazienti ipertesi anziani che nei più giovani.

    Gravidanza

    La terapia con ACE inibitori non deve essere iniziata durante la gravidanza.

    Per le pazienti che stanno pianificando una gravidanza si deve ricorrere a trattamenti antiipertensivi alternativi, con comprovato profilo di sicurezza per l’uso in gravidanza, a meno che non sia considerato essenziale il proseguimento della terapia con un ACE–inibitore. Quando viene diagnosticata una gravidanza, il trattamento con ACE–inibitori deve essere interrotto immediatamente e, se appropriato, deve essere iniziata una terapia alternativa (vedere paragrafi 4.3 e 4.6).

    Tenere il medicinale fuori dalla portata e dalla vista dei bambini.

    Gravidanza

    Gravidanza

    ACE inibitori:

    L’uso di ACE inibitori non è raccomandato durante il primo trimestre di gravidanza (vedere paragrafo 4.4). L’uso di ACE–inibitori è controindicato durante il secondo ed il terzo trimestre di gravidanza (vedere paragrafi 4.3 e 4.4).

    L’evidenza epidemiologica sul rischio di teratogenicità a seguito dell’esposizione ad ACE–inibitori durante il primo trimestre di gravidanza non ha dato risultati conclusivi; tuttavia non può essere escluso un piccolo aumento del rischio.

    Per le pazienti che stanno pianificando una gravidanza si deve ricorrere a trattamenti antiipertensivi alternativi, con comprovato profilo di sicurezza per l’uso in gravidanza, a meno che non sia considerato essenziale il proseguimento della terapia con un ACE–inibitore.

    Quando viene diagnosticata una gravidanza, il trattamento con ACE–inibitori deve essere immediatamente interrotto e, se appropriato, si deve iniziare una terapia alternativa.

    È noto che nella donna l’esposizione ad ACE–inibitori durante il secondo ed il terzo trimestre induce tossicità fetale (ridotta funzionalità renale, oligoidramnios, ritardo nell’ossificazione del cranio) e tossicità neonatale (insufficienza renale, ipotensione, iperkaliemia).

    Se dovesse verificarsi un’esposizione ad un ACE–inibitore dal secondo trimestre di gravidanza, si raccomanda un controllo ecografico della funzionalità renale e del cranio.

    I neonati le cui madri abbiano assunto ACE–inibitori devono essere attentamente seguiti per quanto riguarda l’ipotensione (vedere paragrafi 4.3 e 4.4).

    Idroclorotiazide:

    C’è limitata esperienza con idroclorotiazide durante la gravidanza, specialmente durante il primo trimestre. Gli studi sugli animali sono insufficienti.

    Idroclorotiazide attraversa la placenta. In base al suo meccanismo d’azione l’uso di idroclorotiazide durante il secondo e terzo trimestre di gravidanza può compromettere la perfusione feto placentare e può causare effetti fetali e neonatali come ittero, alterazioni del bilancio elettrolitico e trombocitopenia.

    Idroclorotiazide non deve essere usata per il trattamento dell’edema gestazionale, l’ipertensione gestazionale o la preeclampsia a causa del rischio di riduzione del volume plasmatico e di ipoperfusione placentare senza un effetto benefico sul decorso della malattia.

    Idroclorotiazide non deve essere usata per il trattamento dell’ipertensione in donne in gravidanza eccetto che in rare situazioni dove nessun altro trattamento potrebbe essere usato.

    Allattamento

    ACE–inibitori:

    Poiché non sono disponibili dati riguardanti l’uso di ACE–inibitori durante l’allattamento, Prinzide non è raccomandato e sono da preferire trattamenti alternativi con comprovato profilo di sicurezza per l’uso durante l’allattamento, specialmente in caso di allattamento di neonati o prematuri.

    Idroclorotiazide:

    Idroclorotiazide viene escreta nel latte materno in piccole quantità. I diuretici tiazidici ad alte dosi provocano intensa diuresi che può inibire la produzione di latte. L’uso di Prinzide durante l’allattamento al seno non è raccomandato. Se Prinzide viene assunto durante l’allattamento, le dosi devono essere mantenute ai livelli più bassi possibili.

    Effetti Collaterali

    Prinzide è generalmente ben tollerato. Negli studi clinici, gli effetti indesiderati sono stati in genere di natura lieve e transitoria, inoltre, nella maggior parte dei casi, non è stato necessario interrompere la terapia. Gli effetti indesiderati che sono stati osservati sono stati limitati a quelli riferiti precedentemente con lisinopril o idroclorotiazide. L’effetto indesiderato di più frequente riscontro clinico è stato il capogiro che in genere ha risposto alla riduzione del dosaggio e raramente ha reso necessaria l’interruzione della terapia. Altri effetti indesiderati meno frequenti sono stati: cefalea, tosse secca, faticabilità ed ipotensione, inclusa ipotensione ortostatica.

    Ancora meno comuni sono stati: diarrea, nausea, vomito, bocca secca, rash, gotta, palpitazioni, disturbi toracici, crampi muscolari e debolezza, parestesia, astenia, impotenza, insufficienza renale acuta e sincope.

    Ipersensibilità/edema angioneurotico

    Raramente è stato riferito edema angioneurotico del volto, estremità, labbra, lingua, glottide e/o laringe (vedere paragrafo 4.4). È stato riportato un complesso sintomatologico che può includere febbre, vasculite, mialgia, artralgia/artrite, positività per anticorpi antinucleo, elevata velocità di eritrosedimentazione, eosinofilia e leucocitosi. Si possono verificare rash, fotosensibilità o altre manifestazioni dermatologiche.

    Parametri clinici di laboratorio

    Raramente si sono verificate alterazioni dei parametri di laboratorio clinicamente importanti. Occasionalmente sono state osservate iperglicemia, iperuricemia, iperkaliemia e ipokaliemia. Incrementi dell’azotemia e della creatininemia in genere lievi e transitori sono stati rilevati in pazienti senza segni di danno renale preesistente. Se tali aumenti persistono essi sono di solito reversibili dopo la sospensione di Prinzide. Frequentemente, in pazienti ipertesi trattati con Prinzide, sono state riferite lievi diminuzioni dell’emoglobina e dell’ematocrito, ma raramente sono state di importanza clinica a meno che non coesistesse un’altra causa di anemia. Raramente si sono avuti innalzamenti degli enzimi epatici e/o della bilirubina sierica, ma una relazione causale con Prinzide non è stata stabilita. Altri effetti indesiderati che sono stati osservati con i singoli componenti e che possono essere effetti indesiderati potenziali di Prinzide sono:

    Idroclorotiazide

    Anoressia, irritazione gastrica, stipsi, ittero (ittero colestatico intraepatico), pancreatite, scialoadenite, vertigine, xantopsia, leucopenia, agranulocitosi, trombocitopenia, anemia aplastica, anemia emolitica, porpora, fotosensibilità, febbre, orticaria, angioite necrotizzante (vasculite), vasculite cutanea, esantema, difficoltà respiratoria inclusa polmonite ed edema polmonare, reazione anafilattica, iperglicemia, glicosuria, iperuricemia, squilibri elettrolitici inclusa iponatriemia, ipomagnesiemia, spasmo muscolare, agitazione, transitorio offuscamento della visione, insufficienza renale, disfunzione renale e nefrite interstiziale. In rarissimi casi può insorgere sindrome di Stevens–Johnson.

    In casi isolati: alcalosi ipocloremica, ipercalcemia, quest’ultima che rende necessari accertamenti diagnostici per evidenziare un possibile iperparatiroidismo. Sono possibili aritmie cardiache e ipotensione ortostatica, eventualmente potenziata da alcol, barbiturici, ipnotici e sedativi.

    Lisinopril

    Infarto miocardico o accidente cerebrovascolare che è possibile siano secondari ad una eccessiva ipotensione in pazienti a rischio elevato, tachicardia, dolore addominale, alterazioni dell’umore, orticaria, diaforesi, uremia, oliguria/anuria, disfunzione renale, insufficienza renale acuta, epatite (epatocellulare o colestatica) e ittero.

    In pazienti in terapia con ACE–inibitori sono stati riportati casi di eritema multiforme, sindrome di Stevens–Johnson e necrolisi epidermica tossica.

    Nell’esperienza post–marketing sono stati riportati rari casi di leucopenia/neutropenia e di depressione midollare nei quali una relazione causale con il lisinopril non può essere esclusa.

    Segnalazione delle reazioni avverse sospette

    La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale. Agli operatori sanitari è richiesto di segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta tramite il sistema nazionale di segnalazione all’indirizzo www.agenziafarmaco.it/it/responsabili.

    Eccipienti

    Mannitolo, calcio fosfato bibasico, ferro ossido giallo, amido di mais, amido pregelatinizzato, magnesio stearato.

    Conservazione

    Nessuna speciale precauzione per la conservazione.