Tenormin (Astrazeneca spa)

Soluzione per infusione inf 10f 10ml 5mg/10ml

Principio attivo:Atenololo
Gruppo terapeutico:Betabloccanti
Tipo di farmaco:Farmaco etico
Rimborsabilità:A
Ricetta:Rr - ripetibile 10v in 6mesi
GlucosioNon presente
GlutinePresente
LattosioNon presente



FOGLIETTO ILLUSTRATIVO
Indicazioni terapeutiche
  • infarto miocardico
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    Posologia

    La somministrazione di Tenormin per via endovenosa è riservata alla terapia d’urgenza in ambiente ospedaliero e dovrebbe essere effettuata solo sotto monitoraggio elettrocardiografico e pressorio.

    Adulti

    Aritmie

    2,5 mg (5 ml) di Tenormin per via endovenosa alla velocità di 1 mg/minuto. La somministrazione può essere ripetuta ogni 5 minuti fino al dosaggio massimo complessivo di 10 mg. Il farmaco può essere somministrato anche per fleboclisi al dosaggio di 0,15 mg/kg in 20 minuti.

    L’iniezione in bolo o l’infusione può essere ripetuta ogni 12 ore. Una volta che l’aritmia è sotto controllo, si consiglia una posologia di mantenimento per via orale di 50–100 mg/die.

    Intervento precoce nell’infarto miocardico acuto

    Nell’infarto miocardico acuto la somministrazione di atenololo per via endovenosa, entro 12 ore dall’insorgenza del dolore precordiale ed in assenza di controindicazioni, permette di ottenere una riduzione dell’area infartuale, dell’incidenza di aritmie ventricolari, del dolore precordiale e conseguente consumo di oppiacei, della morbilità e della mortalità nei primi giorni dopo l’infarto.

    Iniettare subito in bolo endovenoso 5–10 mg (1–2 fiale) di Tenormin alla velocità di 1 mg/min e somministrare, 15 minuti dopo, 50 mg di Tenormin compresse per via orale seguiti da altri 50 mg di Tenormin compresse dopo 12 ore dall’iniezione. Successivamente si consiglia una terapia di mantenimento per via orale alla dose di 100 mg/die che dovrebbe essere iniziata dopo altre 12 ore. Qualora compaia bradicardia e/o ipotensione di entità tale da richiedere un intervento terapeutico o altri gravi effetti collaterali, Tenormin deve essere sospeso.

    Anziani

    Può rendersi necessario ridurre la posologia, particolarmente nei pazienti con compromissione della funzionalità renale.

    Bambini

    Non esistono esperienze cliniche relative all’impiego pediatrico di Tenormin; pertanto se ne sconsiglia la somministrazione ai bambini.

    Insufficienza renale

    Poichè Tenormin è escreto per via renale, è necessario regolare il dosaggio nei pazienti con grave compromissione della funzionalità renale. Non si verifica accumulo significativo di Tenormin nei pazienti che hanno una clearance della creatinina superiore a 35 ml/min/1,73 m² (il limite normale è di 100–50 ml/min/1,73 m²). Nei pazienti con clearance creatininica di 15–35 ml/min/1,73 m² (equivalente a 3,4–6,8 mg % di creatininemia) la posologia per via endovenosa deve essere di 10 mg a giorni alterni. Per i pazienti con clearance creatininica < 15 ml/min/1,73 m² (equivalente a 6,8 mg% di creatininemia) la posologia per via endovenosa deve essere di 10 mg ogni 4 giorni.

    Controindicazioni
  • beta–bloccanti
  • ipersensibilità al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti
  • bradicardia
  • shock cardiogeno
  • ipotensione
  • acidosi
  • blocco atrioventricolare
  • malattie del nodo del seno
  • feocromocitoma
  • verapamil
  • diltiazem
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    Interazioni
  • calcio
  • verapamil
  • diltiazem
  • nifedipina
  • glicosidi – digitalici
  • beta–bloccanti
  • dopo
  • clonidina
  • beta–bloccante
  • antiaritmici
  • disopiramide
  • amiodarone
  • simpaticomimetici
  • adrenalina
  • ibuprofene
  • indometacina
  • ipotensivi
  • agenti
  • anestetici
  • agente
  • anestetico
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    Avvertenze

    La somministrazione di Tenormin per via endovenosa è riservata alla terapia d’urgenza in ambiente ospedaliero e dovrebbe essere effettuata solo sotto monitoraggio elettrocardiografico e pressorio.

    Sebbene Tenormin sia controindicato nello scompenso cardiaco non controllato da una terapia adeguata (vedere paragrafo 4.3), può essere somministrato a pazienti i cui segni di insufficienza cardiaca risultino controllati e, con la dovuta cautela, a pazienti con una riserva cardiaca scarsa.

    Nei pazienti affetti da angina di Prinzmetal, Tenormin può aumentare il numero e la durata delle crisi anginose tramite vasocostrizione arteriosa coronarica mediata dagli alfa recettori. Tuttavia, seppur con la massima cautela, può essere considerato il suo impiego in questi pazienti, in quanto Tenormin è un beta–bloccante beta–1 selettivo.

    Come già indicato nel paragrafo 4.3, Tenormin non deve essere somministrato a pazienti affetti da gravi disturbi della circolazione arteriosa periferica. Durante il suo impiego, in pazienti affetti da disordini vascolari periferici di modesta entità, si può anche verificare un aggravamento di tali disturbi.

    Particolare cautela nella somministrazione di Tenormin va rivolta ai pazienti con blocco atrioventricolare di 1° grado, a causa del suo effetto negativo sul tempo di conduzione.

    Tenormin può modificare la tachicardia indotta da ipoglicemia.

    Tenormin può mascherare i segni di tireotossicosi.

    La riduzione della frequenza cardiaca è un’azione farmacologica indotta da Tenormin. Dovrà essere considerata una riduzione del dosaggio nei rari casi in cui compaiono sintomi attribuibili all’eccessiva riduzione della frequenza cardiaca.

    È importante non interrompere bruscamente il trattamento con Tenormin, specialmente nei pazienti affetti da cardiopatia ischemica.

    Nei pazienti in terapia con Tenormin con una storia di reazioni anafilattiche a diversi allergeni si può verificare un aggravamento delle reazioni allergiche, in occasione di ripetuti stimoli da parte dell’allergene.

    Questi pazienti possono non rispondere adeguatamente alle dosi di adrenalina comunemente impiegate nel trattamento delle reazioni allergiche.

    Nei pazienti asmatici Tenormin può indurre un aumento della resistenza delle vie respiratorie; tuttavia, seppur con la massima cautela, può essere considerato il suo impiego in questi pazienti, in quanto Tenormin è un beta–bloccante beta–1 selettivo. In caso di aumento della resistenza delle vie respiratorie, la somministrazione di Tenormin deve essere interrotta e, se necessario, deve essere instaurata una terapia con preparati broncodilatatori (come il salbutamolo).

    Gravidanza

    Gravidanza

    Tenormin attraversa la barriera placentare e si sono riscontrati livelli ematici nel cordone ombelicale.

    Non sono stati effettuati studi sull’impiego di Tenormin nel 1° trimestre di gravidanza e pertanto non può essere esclusa la possibilità di un danno fetale. Tenormin è stato impiegato, sotto stretto controllo medico, per il trattamento dell’ipertensione nel 3° trimestre. La somministrazione di Tenormin a donne gravide per il trattamento dell’ipertensione lieve–moderata è stata associata a un ritardo della crescita intra–uterina. L’uso di Tenormin, in donne che sono in gravidanza o che possono iniziarla, richiede un’attenta valutazione dei benefici indotti dalla terapia rispetto ai possibili rischi, particolarmente nel 1° e 2° trimestre di gestazione.

    Allattamento

    Si riscontra un accumulo significativo di Tenormin nel latte materno. Deve essere adottata cautela quando Tenormin viene somministrato a donne che allattano.

    I nati da madri che hanno assunto Tenormin poco prima di partorire o durante l’allattamento possono essere a rischio di ipoglicemia e bradicardia. Bisogna porre attenzione quando Tenormin è assunto durante la gravidanza o l’allattamento.

    Effetti Collaterali

    Negli studi clinici gli eventi indesiderati segnalati sono generalmente attribuibili alle azioni farmacologiche di atenololo.

    I seguenti effetti indesiderati, elencati per sistema corporeo, sono stati riportati con le seguenti frequenze: molto comuni (≥10%), comuni (1–9,9%), non comuni (0,1–0,9%), rari (0,01–0,09%), molto rari (<0,01%) inclusi casi isolati.

    Disturbi cardiaci

    Comuni: bradicardia.

    Rari: deterioramento della funzionalità cardiaca, insorgenza di blocco cardiaco.

    Disturbi vascolari

    Comuni: freddo alle estremità.

    Rari: ipotensione posturale che può essere associata a sincope, aggravamento della claudicazione intermittente, nei pazienti sensibili fenomeno di Raynaud.

    Disturbi del sistema nervoso

    Rari: capogiri, cefalea, parestesia.

    Disturbi psichiatrici

    Non comuni: disturbi del sonno similmente a quanto riportato da altri beta– bloccanti.

    Rari: cambiamenti dell’umore, incubi, psicosi e allucinazioni, aggravamento di sindromi nervose con depressione mentale, catatonia, confusione e turbe della memoria.

    Disturbi gastrointestinali

    Comuni: disturbi gastrointestinali. Rari: secchezza delle fauci.

    Esami di laboratorio

    Comuni: aumenti dei livelli di transaminasi

    Molto rari: è stato osservato un incremento di anticorpi antinucleo, tuttavia non è chiara la rilevanza clinica.

    Disturbi epatobiliari

    Rari: tossicità epatica, inclusa la colestasi intraepatica.

    Disturbi del sangue e sistema linfatico

    Rari: porpora, trombocitopenia.

    Disturbi della pelle e del tessuto sottocutaneo

    Rari: alopecia, reazioni cutanee di tipo psoriasico, aggravamento della psoriasi; rash cutaneo, inoltre, l’atenololo può esacerbare la depigmentazione nei soggetti affetti da vitiligine.

    Disturbi oculari

    Rari: secchezza agli occhi, disturbi della vista.

    Disturbi del sistema riproduttore e della mammella

    Rari: impotenza.

    Disturbi respiratori, toracici e del mediastino

    Rari: in pazienti con asma bronchiale o con una storia di problemi asmatici può verificarsi broncospasmo.

    Disturbi generici e al sito di somministrazione

    Comune: affaticamento.

    Qualora, secondo il giudizio clinico, la qualità di vita del paziente venisse negativamente interessata dalla presenza di un qualsiasi effetto indesiderato sopraelencato, deve essere considerata la sospensione del trattamento.

    Eccipienti

    Acido citrico, sodio cloruro, sodio idrossido, acqua per preparazioni iniettabili.

    Conservazione

    Conservare a temperatura non superiore a 25° C e al riparo dalla luce.