Prima della somministrazione di QUINAPRIL IDROCLOROTIAZIDE ZENTIVA si raccomanda la determinazione della dose dei singoli componenti. Se opportuno dal punto di vista clinico, si può prendere in considerazione il passaggio diretto dalla monoterapia all’associazione fissa.
La dose iniziale raccomandata è pari a 10/12,5 mg una volta al giorno. A seconda della risposta clinica la dose può essere successivamente corretta ed aumentata fino a 20/25 mg una volta al giorno o 20/12,5 mg una volta al giorno. La dose di mantenimento abituale va da 10/12,5 mg a 20/12,5 mg o 20/25 mg, da somministrare una volta al giorno al mattino.
Pazienti in terapia diuretica
Può verificarsi ipotensione sintomatica dopo la dose iniziale di QUINAPRIL IDROCLOROTIAZIDE ZENTIVA in particolare nei pazienti che, per effetto di una terapia diuretica già in atto, presentano deplezione volemica e/o salina. La terapia diuretica deve essere sospesa 2 o 3 giorni prima dell’istituzione della terapia con QUINAPRIL IDROCLOROTIAZIDE ZENTIVA. Qualora ciò non fosse possibile, iniziare il trattamento somministrando una dose pari a 2,5 mg di quinapril in monoterapia.
Compromissione della funzionalità renale
Clearance della creatinina compresa fra 30 e 80 ml/min
La dose iniziale è di solito 10/12,5 mg una volta al giorno, al mattino. Nei pazienti con clearance della creatinina compresa fra 30 e 60 ml/min, le dosi individuali dei singoli componenti devono essere determinate con particolare cautela prima di passare all’associazione fissa, cominciando con 5 mg di quinapril in monoterapia fino ad un massimo di 20 mg/die di quinapril. Se il paziente ha bisogno di una terapia diuretica addizionale, si può iniziare a somministrare idroclorotiazide fino a raggiungere la dose di mantenimento.
QUINAPRIL IDROCLOROTIAZIDE ZENTIVA è controindicato nei pazienti con grave compromissione della funzionalità renale (clearance della creatinina < 30 ml/min).
Pazienti anziani
La funzionalità renale tende a ridursi con l’età, anche questa avvertenza deve essere presa in considerazione nei pazienti anziani.
Uso pediatrico
L’efficacia e la sicurezza di QUINAPRIL IDROCLOROTIAZIDE ZENTIVA nei bambini e negli adolescenti non sono state stabilite. Pertanto l’uso nei bambini e negli adolescenti non è raccomandato.
Quinapril
Ipotensione sintomatica
L’ipotensione sintomatica si osserva raramente nei pazienti con ipertensione non complicata. Nei soggetti ipertesi ai quali si somministra quinapril, l’ipotensione sintomatica è più probabile che si verifichi nei pazienti con deplezione volemica conseguente per esempio a terapia diuretica, dieta iposodica, dialisi, diarrea o vomito, o che presentano grave ipertensione renina-dipendente (vedere paragrafi 4.5 “Interazioni con altri medicinali ed altre forme di interazione” e 4.8 “Effetti indesiderati”). È stata osservata ipotensione sintomatica nei pazienti con insufficienza cardiaca, associata o meno ad insufficienza renale. Questa può insorgere con maggiore probabilità nei pazienti affetti dalle forme più gravi di insufficienza cardiaca, rispecchiate dall’uso di dosi elevate di diuretici dell’ansa, dall’iponatriemia o dalla compromissione della funzionalità renale. Nei pazienti ad aumentato rischio di ipotensione sintomatica, è necessario uno stretto monitoraggio al momento dell’istituzione della terapia e in occasione degli aggiustamenti posologici. Simili considerazioni si applicano ai pazienti con cardiopatia ischemica o cerebrovasculopatia, nei quali un eccessivo calo della pressione arteriosa può provocare un infarto miocardico o un evento cerebrovascolare.
In caso di ipotensione, il paziente deve essere posto in posizione supina e, se necessario, deve essergli somministrata soluzione fisiologica tramite infusione endovenosa. Una risposta ipotensiva transitoria non costituisce una controindicazione a ulteriori somministrazioni, che possono essere riprese senza difficoltà una volta che la pressione arteriosa sia risalita in seguito all’aumento della volemia.
In alcuni pazienti con insufficienza cardiaca che presentano valori normali o bassi della pressione arteriosa, il quinapril può provocare un ulteriore calo della pressione sanguigna sistemica. Questo effetto è prevedibile e non richiede solitamente la sospensione del trattamento. Qualora l’ipotensione divenga sintomatica, può rendersi necessaria una riduzione della dose e/o la sospensione del diuretico e/o del quinapril.
Stenosi mitralica e aortica/cardiomiopatia ipertrofica
Al pari di altri ACE-inibitori, il quinapril deve essere somministrato con cautela ai pazienti che presentano stenosi mitralica e ostruzioni all’efflusso dal ventricolo sinistro quali stenosi aortica o cardiomiopatia ipertrofica.
Compromissione della funzionalità renale
Nei casi di compromissione della funzionalità renale (clearance della creatinina <80 ml/min), il dosaggio iniziale di quinapril deve essere regolato in base alla clearance della creatinina che presenta il paziente (vedere paragrafo 4.2 “Posologia e modo di somministrazione”), e successivamente in funzione della risposta del paziente al trattamento. In tali pazienti, la normale pratica clinica prevede il monitoraggio di routine del potassio e della creatinina.
In taluni pazienti con stenosi bilaterale dell’arteria renale, o con stenosi monolaterale nei pazienti con un solo rene funzionante, trattati con ACE-inibitori, sono stati osservati aumenti dell’azotemia e della creatininemia, di solito reversibili con l’interruzione della terapia. Questo effetto è probabile che si verifichi soprattutto nei pazienti con insufficienza renale. La presenza anche di ipertensione nefrovascolare comporta l’aumento del rischio di ipotensione grave e di insufficienza renale. In tali pazienti, il trattamento deve essere istituito sotto stretta sorveglianza medica con dosi ridotte e attentamente valutate. Dal momento che il trattamento con diuretici può contribuire a produrre gli effetti sopra citati, esso deve essere interrotto e durante le prime settimane di terapia con quinapril è necessario monitorare la funzionalità renale.
In alcuni pazienti ipertesi senza apparente nefropatia preesistente si sono osservati aumenti, generalmente lievi e transitori, dell’azotemia e della creatininemia, soprattutto quando quinapril è stato somministrato in concomitanza a un diuretico. Tali episodi sono più probabili nei pazienti con preesistente compromissione della funzionalità renale. Possono rendersi necessari la riduzione della dose e/o la sospensione del diuretico e/o di quinapril.
Trapianto di rene
Non vi sono dati relativi alla somministrazione di quinapril nei pazienti recentemente sottoposti a trapianto renale. Pertanto il trattamento con quinapril non è raccomandato.
Pazienti emodializzati
Sono state riferite reazioni anafilattoidi nei pazienti dializzati con membrane ad alto flusso e in terapia concomitante con ACE-inibitori. In tali pazienti deve essere considerato l’utilizzo di un diverso tipo di membrana dialitica o una diversa classe di agenti antipertensivi.
Ipersensibilità/Angioedema
Sono stati raramente riferiti angioedema del viso, delle estremità, delle labbra, della lingua, della glottide e/o della laringe nei pazienti trattati con ACE-inibitori, quinapril compreso. Questi episodi possono verificarsi in qualsiasi momento nel corso della terapia. In tali casi, la somministrazione di quinapril deve essere immediatamente interrotta e devono essere istituiti un trattamento e un monitoraggio adeguati per garantire che i sintomi si risolvano completamente prima di dimettere il paziente. Anche nei casi in cui l’edema interessi esclusivamente la lingua e in assenza di sofferenza respiratoria, i pazienti possono richiedere un periodo di osservazione prolungato poiché il trattamento con antistaminici e corticosteroidi può non essere sufficiente.
Molto raramente, sono stati segnalati casi letali a seguito di angioedema associato ad edema della laringe o della lingua. L’interessamento della lingua, della glottide o della laringe, soprattutto nei pazienti con anamnesi di chirurgia delle vie aeree, può portare all’ostruzione di queste ultime. In tali casi deve essere tempestivamente istituita la terapia di emergenza. Questa può prevedere la somministrazione di adrenalina e/o il mantenimento della pervietà delle vie aeree. Il paziente deve essere tenuto sotto stretta sorveglianza medica fino a completa e duratura risoluzione dei sintomi.
La frequenza di episodi di angioedema causati dagli ACE-inibitori è superiore nei pazienti di razza nera rispetto a quelli di altre razze.
I pazienti con anamnesi di angioedema non correlato alla terapia con ACE-inibitori possono correre un rischio superiore di sviluppare angioedema durante il trattamento con un ACE-inibitore (vedere paragrafo 4.3 “Controindicazioni”).
Reazioni anafilattoidi durante aferesi delle lipoproteine a bassa densità (LDL)
Raramente, i pazienti in terapia con ACE-inibitori durante l’aferesi delle lipoproteine a bassa densità (LDL) con destrano solfato hanno sviluppato reazioni anafilattoidi potenzialmente letali. Tali reazioni sono state evitate sospendendo temporaneamente la terapia a base di ACE-inibitori prima di ciascuna seduta di aferesi.
Desensibilizzazione
Alcuni pazienti in terapia con ACE-inibitori durante il trattamento desensibilizzante (es. veleno di imenotteri) hanno sviluppato reazioni anafilattoidi intense. Negli stessi pazienti, queste reazioni sono state evitate con la temporanea sospensione degli ACE-inibitori, ma si ripresentavano se la somministrazione di tali medicinali veniva inavvertitamente ripresa.
Insufficienza epatica
In rari casi, gli ACE-inibitori sono stati associati ad una sindrome che esordisce con ittero colestatico ed evolve in necrosi epatica fulminante e (talvolta) morte. Il meccanismo alla base di tale sindrome non è chiaro. I pazienti in terapia con ACE-inibitori che sviluppino ittero o marcati innalzamenti degli enzimi epatici devono interrompere l’assunzione dell’ACE-inibitore e ricevere un’appropriata assistenza medica.
Neutropenia/Agranulocitosi
Nei pazienti in terapia con ACE-inibitori sono state segnalate neutropenia/ agranulocitosi, trombocitopenia e anemia. Nei pazienti con funzionalità renale nella norma e privi di altri fattori di complicazione, la neutropenia si verifica raramente. La neutropenia e l’agranulocitosi sono reversibili dopo sospensione dell’ACE-inibitore. Quinapril deve essere somministrato con estrema cautela nei pazienti con collagenopatie vascolari, in terapia immunosoppressiva, trattati con allopurinolo o procainamide, o che presentano una combinazione dei suddetti fattori di complicazione, specialmente in caso di preesistente compromissione della funzionalità renale. Alcuni di questi pazienti hanno sviluppato infezioni gravi, che in qualche caso non hanno risposto ad una terapia antibiotica intensiva. Se il quinapril viene somministrato a tali pazienti, si consiglia un monitoraggio periodico della conta dei leucociti e va data istruzione ai pazienti di riferire qualsiasi segno di infezione.
Differenze etniche
Al pari di altri ACE-inibitori, il quinapril può avere efficacia antipertensiva minore nei soggetti di razza nera rispetto a quelli di altre razze, forse a causa di una maggiore prevalenza di bassi livelli di renina nella popolazione ipertesa di razza nera.
Tosse
A seguito dell’assunzione di ACE-inibitori è stata riferita la comparsa di tosse. Questa tosse è tipicamente secca, persistente e si risolve alla sospensione del trattamento. Nella diagnosi differenziale della tosse si tenga presente la tosse indotta dagli ACE-inibitori.
Chirurgia/Anestesia
Nei pazienti sottoposti a interventi di chirurgia maggiore o anestetizzati con agenti che provocano ipotensione, il quinapril può bloccare la formazione di angiotensina II secondaria al rilascio compensatorio di renina. In caso di ipotensione che si ritenga attribuibile al suddetto meccanismo, essa può essere corretta mediante espansione della volemia.
Iperpotassiemia
In alcuni pazienti trattati con ACE-inibitori, quinapril compreso, sono stati osservati innalzamenti dei livelli sierici di potassio. I pazienti a rischio di insorgenza di iperpotassiemia includono quelli con insufficienza renale, diabete mellito o quelli che assumono diuretici risparmiatori di potassio, integratori di potassio o sostituti del sale contenenti potassio, o quelli trattati con altri farmaci associati ad innalzamenti dei livelli sierici di potassio (p.e. eparina). Qualora si ritenga appropriata la somministrazione concomitante dei suddetti agenti, si raccomanda un regolare monitoraggio della potassiemia (vedere paragrafo 4.5 “Interazioni con altri medicinali ed altre forme di interazione”).
Pazienti diabetici
Nei pazienti diabetici trattati con agenti antidiabetici orali o con insulina, durante il primo mese di trattamento con un ACE-inibitore è necessario un attento monitoraggio del controllo della glicemia (vedere paragrafo 4.5 “Interazioni con altri medicinali ed altre forme di interazione”).
Litio
L’associazione di litio e quinapril non è raccomandata (vedere paragrafo 4.5 “Interazioni con altri medicinali ed altre forme di interazione”).
Gravidanza
La terapia con ACE-inibitori non deve essere iniziata durante la gravidanza.
Per le pazienti che stanno pianificando una gravidanza si deve ricorrere a trattamenti antiipertensivi alternativi, con comprovato profilo di sicurezza per l’uso in gravidanza, a meno che non sia considerato essenziale il proseguimento della terapia con un ACE-inibitore. Quando viene accertata una gravidanza, il trattamento con ACE-inibitori deve essere interrotto immediatamente e, se appropriato, deve essere iniziata una terapia alternativa (vedere paragrafi 4.3 e 4.6).
Idroclorotiazide
Compromissione della funzionalità renale
In pazienti nefropatici l’assunzione di tiazidici può indurre un aumento dell’azotemia. Nei pazienti con compromissione della funzionalità renale il farmaco può dare luogo ad effetti cumulativi. Se l’aumento dell’azoto non proteico dovesse evidenziare una progressiva compromissione della funzionalità renale, occorre riconsiderare attentamente la terapia, valutando l’opportunità di interrompere la somministrazione del diuretico (vedere paragrafo 4.3).
Compromissione della funzionalità epatica
I tiazidici devono essere somministrati con cautela nei soggetti con funzionalità epatica compromessa o con epatopatia progressiva, in quanto alterazioni lievi dell’equilibrio idro-elettrolitico possono indurre coma epatico (vedere paragrafo 4.3).
Effetti endocrini e metabolici
La terapia con diuretici tiazidici può compromettere la tolleranza al glucosio. Per i soggetti diabetici può rendersi necessario modificare i dosaggi dell’insulina o degli agenti ipoglicemizzanti orali. La terapia tiazidica può rendere manifesto un diabete mellito latente.
La terapia a base di diuretici tiazidici è stata messa in relazione con un aumento della colesterolemia e della trigliceridemia.
In taluni pazienti in terapia con tiazidici si possono osservare iperuricemia o un peggioramento delle manifestazioni gottose.
Effetti sull’equilibrio elettrolitico
Il controllo periodico degli elettroliti sierici deve avvenire ad intervalli appropriati, come per tutti i pazienti in terapia diuretica.
I diuretici tiazidici, idroclorotiazide inclusa, possono dare origine a squilibri idro-elettrolitici (ipopotassiemia, iponatriemia, ed alcalosi ipocloremica). I segni di allarme di uno squilibrio idro-elettrolitico comprendono secchezza della bocca, sete, astenia, letargia, sonnolenza, irrequietezza, dolori o crampi e affaticamento muscolare, ipotensione, oliguria, tachicardia e disturbi gastrointestinali quali nausea o vomito.
Sebbene con l’uso dei diuretici tiazidici possa svilupparsi ipopotassiemia, la terapia concomitante con quinapril può ridurre l’ipopotassiemia indotta dal diuretico. Il rischio di ipopotassiemia è superiore nei pazienti affetti da cirrosi epatica, in quelli che presentano diuresi abbondante, che ingeriscono una quantità insufficiente di elettroliti e che assumono una terapia concomitante con corticosteroidi o ACTH (vedere paragrafo 4.5).
In presenza di temperature esterne elevate, i pazienti edematosi possono manifestare iponatriemia da diluizione. Il deficit di cloro è generalmente di lieve entità e di solito non richiede trattamento.
I diuretici tiazidici possono ridurre l’escrezione urinaria del calcio e causare, pur in assenza di disturbi noti del metabolismo del medesimo, un intermittente e lieve aumento del calcio sierico. Una spiccata ipercalcemia può essere indicativa di un iperparatiroidismo latente. La terapia tiazidica deve essere sospesa prima di effettuare prove di funzionalità paratiroidea.
È stato dimostrato che i diuretici tiazidici aumentano l’escrezione urinaria di magnesio e che possono provocare ipomagnesiemia.
Test anti-doping
L’idroclorotiazide contenuta in questo medicinale può dare positività ai test anti-doping.
Altro
Possono verificarsi reazioni di ipersensibilità, sia nei pazienti con anamnesi positiva che negativa per allergie o asma bronchiale. È stata segnalata la possibilità di riacutizzazione o attivazione del lupus eritematoso sistemico.
Associazione quinapril/ idroclorotiazide
Rischio di ipopotassiemia
L’associazione di un ACE-inibitore e di un diuretico tiazidico non esclude la possibilità che si manifesti un’ipopotassiemia. Devono essere effettuati regolari controlli dei livelli di potassio.
Litio
Associazione con litio: non è raccomandata l’associazione di QUINAPRIL IDROCLOROTIAZIDE ZENTIVA con litio, dal momento che la tossicità di quest’ultimo ne risulta potenziata (vedere paragrafo 4.5).
Gravidanza
ACE-inibitori
L’uso di ACE-inibitori non è raccomandato durante il primo trimestre di gravidanza (vedere paragrafo 4.4). L’uso di ACE-inibitori è controindicato durante il secondo ed il terzo trimestre di gravidanza (vedere paragrafi 4.3 e 4.4).
L’evidenza epidemiologica sul rischio di teratogenicità a seguito dell’esposizione ad ACE-inibitori durante il primo trimestre di gravidanza non ha dato risultati conclusivi; tuttavia non può essere escluso un leggero aumento del rischio.
Per le pazienti che stanno pianificando una gravidanza si deve ricorrere a trattamenti antipertensivi alternativi, con comprovato profilo di sicurezza per l’uso in gravidanza, a meno che non sia considerato essenziale il proseguimento della terapia con un ACE-inibitore.
Quando viene diagnosticata una gravidanza, il trattamento con ACE-inibitori deve essere immediatamente interrotto e, se appropriato, si deve iniziare una terapia alternativa.
È noto che nella donna l’esposizione ad ACE-inibitori durante il secondo ed il terzo trimestre induce tossicità fetale (ridotta funzionalità renale, oligoidramnios, ritardo nell’ossificazione del cranio) e tossicità neonatale (insufficienza renale, ipotensione, iperkaliemia) (vedere paragrafo 5.3).
Se dovesse verificarsi un’esposizione ad un ACE-inibitore dal secondo trimestre di gravidanza, si raccomanda un controllo ecografico della funzionalità renale e del cranio.
I neonati le cui madri abbiano assunto ACE-inibitori devono essere attentamente seguiti per quanto riguarda l’ipotensione (vedere paragrafi 4.3 e 4.4).
Idroclorotiazide
C’è limitata esperienza con idroclorotiazide durante la gravidanza, specialmente durante il primo trimestre. Gli studi sugli animali sono insufficienti.
Idroclorotiazide attraversa la placenta. In base al suo meccanismo d’azione l’uso di idroclorotiazide durante il secondo e terzo trimestre di gravidanza può compromettere la perfusione feto placentare e può causare effetti fetali e neonatali come ittero, alterazioni del bilancio elettrolitico e trombocitopenia.
Idroclorotiazide non deve essere usata per il trattamento dell’edema gestazionale, l’ipertensione gestazionale o la preeclampsia a causa del rischio di riduzione del volume plasmatico e di ipoperfusione placentare senza un effetto benefico sul decorso della malattia.
Idroclorotiazide non deve essere usata per il trattamento dell’ipertensione in donne in gravidanza eccetto che in rare situazioni dove nessun altro trattamento potrebbe essere usato.
Allattamento
Sia il quinapril, sia l’idroclorotiazide vengono escreti nel latte materno. Possono insorgere ipersensibilità ai derivati solfonamidici, ipopotassiemia ed ittero nucleare.
Quinapril
Limitati dati di farmacocinetica evidenziano concentrazioni molto basse nel latte materno (vedere paragrafo 5.2). Sebbene queste concentrazioni sembrano essere clinicamente irrilevanti, l’uso di QUINAPRIL IDROCLOROTIAZIDE ZENTIVA in allattamento non è raccomandato per i neonati prematuri e nelle prime settimane dopo il parto, a causa del rischio ipotetico di effetti cardiovascolari e renali e perché non vi è sufficiente esperienza clinica.
Nei neonati più grandi, se ritenuto necessario per la madre, QUINAPRIL IDROCLOROTIAZIDE ZENTIVA può essere assunto durante l’allattamento, ma in questo caso il neonato deve essere seguito per la possibile comparsa di effetti avversi.
Idroclorotiazide
Idroclortiazide viene escreta nel latte materno in piccole quantità. I diuretici tiazidici ad alte dosi provocano intensa diuresi che può inibire la produzione di latte. L’uso di QUINAPRIL IDROCLOROTIAZIDE ZENTIVA durante l’allattamento al seno non è raccomandato. Se QUINAPRIL IDROCLOROTIAZIDE ZENTIVA viene assunto durante l’allattamento, le dosi devono essere mantenute ai livelli più bassi possibili.
Durante il trattamento con quinapril e con altri ACE-inibitori sono stati osservati i seguenti effetti indesiderati con le seguenti frequenze: comune (≥1/100), non comune (≥1/1.000, <1/100), raro (<1/1.000), molto raro (<1/10.000) comprese le segnalazioni isolate.
Quinapril
Patologie del sistema emolinfopoietico
Non comune: trombocitopenia.
Disturbi psichiatrici
Comune: insonnia, affaticamento, sonnolenza, umore depresso.
Non comune: disturbi del sonno, nervosismo.
Raro: depressione, confusione mentale.
Patologie del sistema nervoso
Comune: capogiri, disturbi dell’equilibrio, sonnolenza.
Non comune: parestesia, sincope.
Raro: neuropatia.
Patologie dell’occhio
Raro: ambliopia, disturbi della vista.
Patologie dell’orecchio e del labirinto
Raro: tinnito.
Patologie cardiache
Non comune palpitazioni, tachicardia, angina pectoris, asistolia.
Molto raro: alterazioni del ritmo.
Patologie vascolari
Comune: ipotensione.
Non comune: vasodilazione.
Molto Raro: infarto del miocardio o eventi cerebrovascolari come possibile conseguenza dell’eccessiva ipotensione in pazienti ad alto rischio, Fenomeno di Raynaud.
Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche
Comune: tosse.
Raro: broncospasmo, peggioramento dell’asma, rinite.
Patologie gastrointestinali
Comune: nausea, vomito, diarrea.
Non comune: dispepsia, dolore addominale, anoressia, secchezza della bocca, flatulenza, disturbi nella digestione.
Raro: alterazioni del gusto, costipazione, pancreatite.
Molto raro: ileo.
Patologie epatobiliari
Raro: alterazioni della funzionalità epatica.
Molto raro: epatite.
Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo
Non comune: esantema, prurito, orticaria, dermatite, esfoliativa, diaforesi, alopecia, fotosensibilità.
Raro: pemfigo, esantemi di tipo psoriasico.
Molto raro: eritema multiforme, onicolisi.
In caso di reazioni cutanee gravi la terapia deve essere immediatamente sospesa ed è indispensabile la supervisione di un medico.
Patologie del sistema muscoloscheletrico, del tessuto connettivo e delle ossa
Raro: mialgia, artralgia, dorsalgia.
Patologie renali e urinarie
Raro: compromissione della funzionalità renale, iperpotassiemia.
Patologie dell’apparato riproduttivo e della mammella
Non comune: impotenza.
Patologie sistemiche
Comune: cefalea, stanchezza, dolore toracico.
Non comune: astenia.
Raro: angioedema (con tumefazione di viso, labbra, lingua, faringe).
L’incidenza di edema angioneurotico è superiore nei pazienti di razza nera.
Sono stati segnalati rari casi di agranulocitosi, così come di una sindrome contraddistinta da febbre, sierosite, vasculite, mialgia, artralgia/artrite, titolo ANA positivo, VES elevata, eosinofilia, e leucocitosi. Con altri ACE-inibitori sono state segnalate ginecomastia e vasculite e non è possibile escludere che tali effetti indesiderati siano gruppo-specifici.
Parametri di laboratorio: Sono stati riferiti aumenti transitori dei valori di creatininemia e azotemia, in particolare in caso di terapia concomitante con diuretici. Per altri ACE-inibitori sono stati segnalati casi di lieve diminuzione dei valori di emoglobina ed ematocrito. Non è possibile escludere che tali effetti siano gruppo-specifici.
Idroclorotiazide
Durante il trattamento con idroclorotiazide sono stati osservati i seguenti effetti indesiderati con le seguenti frequenze: molto comune (≥1/10), comune (≥1/100, <1/10), non comune (≥1/1000, <1/100), raro (≥1/10.000, <1/1000), molto raro (<1/10.000) comprese le segnalazioni isolate.
Infezioni ed infestazioni
Non comune: scialoadenite.
Patologie del sistema emolinfopoietico
Non comune: trombocitopenia.
Raro: leucopenia, depressione del midollo osseo.
Molto raro: neutropenia/agranulocitosi, anemia aplastica, anemia emolitica.
Disturbi del metabolismo e della nutrizione
Comune: squilibrio elettrolitico (comprese iponatriemia e ipopotassiemia), iperuricemia, iperglicemia, glicosuria, aumento di colesterolemia e trigliceridemia.
Non comune: anoressia.
Disturbi psichiatrici
Non comune: disturbi del sonno, depressione.
Raro: irrequietezza.
Patologie del sistema nervoso
Non comune: parestesia, inappetenza.
Raro: stordimento mentale.
Patologie dell’occhio
Raro: xantopsia, visione offuscata transitoria.
Patologie dell’orecchio e del labirinto
Non comune: vertigini.
Patologie cardiache
Non comune: ipotensione ortostatica, aritmie cardiache.
Patologie vascolari
Raro: angioite necrotizzante (vasculite, vasculite con interessamento cutaneo).
Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche
Raro: difficoltà respiratoria (compresi polmonite ed edema polmonare).
Patologie gastrointestinali
Non comune: irritazione gastrica, diarrea, costipazione.
Raro: pancreatite.
Patologie epatobiliari
Raro: ittero (ittero colestatico intraepatico).
Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo
Raro: reazioni da fotosensibilità, eruzione cutanea, orticaria, reazioni anafilattiche, necrolisi epidermica tossica.
Molto raro: reazioni cutanee simili a quelle del lupus eritematoso, riacutizzazioni del lupus eritematoso cutaneo.
Patologie del sistema muscoloscheletrico,del tessuto connettivo e delle ossa
Non comune: spasmi muscolari.
Patologie renali e urinarie
Raro: nefrite interstiziale, disfunzioni renali.
Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione
Non comune: astenia.
Raro: febbre.
Nucleo della compressa
Magnesio carbonato pesante
Calcio fosfato dibasico anidro
Amido pregelatinizzato (mais)
Croscarmellosa sodica
Magnesio stearato
Rivestimento della compressa
Idrossipropilcellulosa
Ipromellosa
Titanio diossido (E171)
Macrogol 400
Ferro ossido giallo (E 172)
Ferro ossido rosso (E 172)
Non conservare a temperatura superiore ai 30 °C.