Il dosaggio di Mutabon Forte deve essere individualizzato secondo il particolare disturbo da trattare, la durata e la gravità della malattia e la risposta del paziente.
Di solito è sufficiente una compressa di Mutabon Forte 3-4 volte al giorno, generalmente sono necessari diversi giorni di trattamento per apprezzare in pieno l’attività terapeutica del preparato.
Occorre tener presente che l’azione tranquillante si manifesta più rapidamente (2 o 3 giorni) di quella antidepressiva (1 settimana o più); pertanto i sintomi di tensione e di ansietà scompaiono assai prima della sintomatologia depressiva.
Nei pazienti con grave irrequietezza ed agitazione psicomotoria o insonnia persistente, è consigliabile somministrare 1 o 2 compresse di Mutabon Forte la sera mezz’ora prima di coricarsi e le rimanenti compresse durante la giornata.
Per raggiungere un effetto completo occorrerà continuare il trattamento per diverse settimane; una volta ottenuto il controllo dei sintomi, il medico potrà gradualmente ridurre il dosaggio fino a stabilire la posologia individuale di mantenimento. La necessità di continuare il trattamento deve essere rivalutata periodicamente.
Alcuni pazienti, dopo un trattamento iniziale con questo farmaco possono migliorare sufficientemente da richiedere un quantitativo di perfenazina inferiore ai 4 mg presenti in Mutabon Forte; in tali casi si potrà continuare la terapia con Mutabon Antidepressivo che contiene solo 2 mg di perfenazina.
A volte può invece essere necessario aggiungere a Mutabon Forte un ulteriore quantitativo di perfenazina nei casi in cui l’ansia e l’eccitazione rappresentano il disturbo primario, per cui è desiderabile un maggior effetto antipsicotico.
La sicurezza e l’efficacia di Mutabon Forte in bambini di età inferiore a 12 anni non sono state definite ed il suo impiego nei bambini non è raccomandato.
Nel trattamento di pazienti anziani la posologia deve essere attentamente stabilita dal medico che dovrà valutare una eventuale riduzione della posologia.
Durante la terapia con Mutabon Forte, i soggetti addetti ai macchinari o alla guida di veicoli devono usare prudenza, poichè il prodotto può indurre variazioni del tempo di reazione.
Poiché le fenotiazine e gli antidepressivi triciclici influiscono su molte funzioni organiche, il loro uso sicuro ed efficace richiede un pretrattamento e periodici test di laboratorio, soprattutto durante trattamenti ad alte dosi o prolungati. Periodicamente devono essere controllate la conta dei globuli rossi e la funzionalità epatica e renale. Se c’è il sospetto che il farmaco induca effetti cardiovascolari, deve essere fatto un elettrocardiogramma. Se compaiono anomalie nei test di funzionalità epatica o renale, il trattamento con Mutabon Forte deve essere interrotto.
La possibilità di suicidio in pazienti depressi continua durante il trattamento fino a che non si verifichi una significativa remissione dei sintomi. Pazienti con tendenze suicide non devono avere accesso a grandi quantità di Mutabon Forte.
Nei pazienti trattati con neurolettici si può sviluppare discinesia tardiva. I pazienti più anziani sono maggiormente a rischio della malattia. Sia il rischio di sviluppare la sindrome che la possibilità che essa divenga irreversibile aumentano con la durata del trattamento e con la dose totale cumulativa di neurolettici somministrata al paziente. Comunque, sebbene meno frequentemente, la sindrome può svilupparsi anche dopo periodi relativamente brevi di terapia con basse dosi.
Se il trattamento neurolettico viene eliminato, la discinesia tardiva può avere una remissione, parziale o completa. Il trattamento neurolettico di per sè può comunque sopprimere (o eliminare parzialmente) i segni e i sintomi della sindrome, e pertanto mascherare l’avanzare della malattia. Nei pazienti che necessitano di un trattamento cronico, occorre prevedere la dose più bassa e la durata più breve del trattamento utili a produrre una risposta clinica soddisfacente. La necessità di continuare con il trattamento deve essere periodicamente valutata.
Se in un paziente appaiono i segni e i sintomi della discinesia tardiva, si deve considerare di sospendere il farmaco. Comunque, alcuni pazienti possono necessitare del trattamento anche in presenza della sindrome.
In corso di trattamento con farmaci antipsicotici è stato riportato un complesso di sintomi, potenzialmente fatale, denominato sindrome neurolettica maligna. Manifestazioni cliniche di tale sindrome sono: iperpiressia, rigidità muscolare, acinesia, disturbi vegetativi (irregolarità del polso e della pressione arteriosa, sudorazione, tachicardia, aritmie); alterazioni dello stato di coscienza che possono progredire fino allo stupore e al coma. Il trattamento della s.n.m. consiste nel sospendere immediatamente la somministrazione dei farmaci antipsicotici e di altri farmaci non essenziali e nell’istituire una terapia sintomatica intensiva (particolare cura deve essere posta nel ridurre l’ipertermia e nel correggere la disidratazione). Qualora venisse ritenuta indispensabile la ripresa del trattamento con antipsicotici, il paziente deve essere attentamente monitorato.
In generale, occorre osservare le stesse precauzioni che si seguono durante la somministrazione singola dei due componenti.
La perfenazina può abbassare la soglia delle convulsioni in soggetti predisposti. Deve essere utilizzata con prudenza in situazioni di astinenza da alcool e in soggetti con patologia convulsiva. Se il paziente è in trattamento con farmaci anticonvulsivanti, può essere necessario un aumento della dose di tali farmaci quando vengono utilizzati unitamente a Mutabon Forte.
Perfenazina
Come per tutti i derivati della fenotiazina, la perfenazina non deve essere utilizzata indiscriminatamente. Alcuni degli effetti indesiderati della perfenazina tendono a comparire più frequentemente quando vengono somministrate dosi elevate. Comunque, come con altre fenotiazine, i pazienti trattati con perfenazina devono essere mantenuti sotto stretto controllo. Evitare una terapia concomitante con altri neurolettici.
Particolare attenzione va posta nel somministrare la perfenazina a pazienti affetti da feocromocitoma o da insufficienza mitralica, per gli eventuali effetti ipotensivi che si possono verificare, controllabili peraltro con noradrenalina. L’effetto antiemetico della perfenazina può mascherare i segni di iperdosaggio di altri farmaci o può rendere più difficile la diagnosi di affezioni come l’ostruzione intestinale, la sindrome di Reye, i tumori cerebrali o altre encefalopatie.
Poiché la perfenazina determina un aumento del livello plasmatico della prolattina, i prodotti contenenti fenotiazine devono essere usati con opportuna attenzione nelle donne con neoplasia mammaria.
Durante la fase post-operatoria in pochi pazienti in trattamento con fenotiazine si è verificata aspirazione di vomito. Anche se non è stata stabilita una relazione causale, questa possibile evenienza deve essere tenuta in considerazione durante la gestione post-operatoria.
I pazienti sottoposti a intervento chirurgico che ricevono alte dosi di perfenazina, devono essere attentamente controllati per la possibile comparsa di fenomeni di ipotensione. Inoltre, può rendersi necessaria la riduzione delle quantità di anestetici o sedativi del sistema nervoso centrale (SNC).
Usare con cautela in soggetti esposti a temperature troppo alte o troppo basse in quanto le fenotiazine possono compromettere gli ordinari meccanismi di termoregolazione.
Un significativo aumento della temperatura corporea, non spiegabile altrimenti, può suggerire un’intolleranza alla perfenazina; in tal caso, interrompere la terapia.
Poiché sono state riportate reazioni di ipersensibilità alle fenotiazine, i pazienti in trattamento con questi farmaci devono evitare l’eccessiva esposizione alla luce solare.
Periodicamente devono essere controllati la conta dei globuli rossi e la funzionalità epatica e renale. Se insorgono discrasie ematiche o anormalità nei valori di funzionalità epatica, il trattamento deve essere interrotto. Se i valori dell’azotemia (BUN) divenissero anormali, il trattamento deve essere interrotto. L’utilizzo di derivati della fenotiazina in pazienti con diminuita funzionalità renale deve essere intrapreso con cautela.
La perfenazina può aumentare lo stato di rigidità muscolare in individui predisposti o già affetti da morbo di Parkinson o da forme Parkinson-simili, o da altri disturbi motori.
La condotta della terapia deve essere improntata a particolare cautela in tutti i casi seguenti e cioè: in soggetti con anamnesi di epilessia o di fatti convulsivi, nei pazienti in astinenza da alcool, nei cardiopazienti specie se anziani, nell’arteriosclerosi cerebrale, nei pazienti con una storia di ritenzione urinaria o di ostruzione intestinale o di stenosi pilorica, nei nefro od epatopazienti gravi, negli ipertiroidei e in coloro che sono in corso di trattamento con ormoni tiroidei, nei soggetti esposti ad alte temperature, nei pazienti con danno respiratorio, dovuto a infezioni polmonari acute o a disturbi respiratori cronici, come asma grave o enfisema.
Deve essere evitato l’uso di alcool, in quanto potrebbe potenziare gli effetti del farmaco, compresa ipotensione. Il rischio di suicidio ed il pericolo di sovradosaggio può aumentare nei pazienti che fanno abuso di alcool.
Nei pazienti in terapia a lungo termine, devono essere presi in considerazione il possibile verificarsi di danno epatico, di depositi corneali o lenticolari, di alterazioni alla retina e di discinesia irreversibile (vedere per quest’ultima lo specifico paragrafo al punto “4.8 Effetti indesiderati”).
I pazienti devono essere attentamente controllati per quanto riguarda gli effetti ematologici, specialmente fra la quarta e la decima settimana di terapia, per la comparsa improvvisa di mal di gola o di altri segni di infezione. Se la conta dei globuli bianchi diminuisce e la conta differenziale mostra una significativa diminuzione dei granulociti, il farmaco deve essere interrotto e deve essere iniziata un’appropriata terapia. Tuttavia, un leggero abbassamento dei globuli bianchi non è di per sé indicativo per l’interruzione del trattamento.
Poiché sono stati riferiti casi di fotosensibilità, si deve evitare l’esposizione al sole durante il trattamento con fenotiazine.
In studi clinici randomizzati versus placebo condotti in una popolazione di pazienti con demenza trattati con alcuni antipsicotici atipici è stato osservato un aumento di circa tre volte del rischio di eventi cerebrovascolari. Il meccanismo di tale aumento del rischio non è noto. Non può essere escluso un aumento del rischio per gli altri antipsicotici o in altre popolazioni di pazienti. Mutabon Forte deve essere usato con cautela in pazienti con fattori di rischio per stroke. Usare con cautela nei pazienti con malattie cardiovascolari o con storia familiare di prolungamento QT.
Casi di tromboembolismo venoso (TEV) sono stati riportati con farmaci antipsicotici. Poichè pazienti in trattamento con antipsicotici spesso presentano fattori di rischio acquisiti per il TEV, tutti i possibili fattori di rischio per il TEV devono essere identificati prima e durante il trattamento con “Mutabon Forte” e devono essere intraprese opportune misure preventive.
Aumento della mortalità in pazienti anziani con demenza
Dati derivanti da due grandi studi osservazionali hanno mostrato che pazienti anziani con demenza trattati con antipsicotici hanno un lieve aumento del rischio di morte rispetto ai pazienti non trattati. Tuttavia, i dati disponibili non sono sufficienti per poter fornire una stima precisa della dimensione del rischio. La causa dell’aumentato rischio non è nota.
“Mutabon Forte” non è autorizzato per il trattamento di disturbi comportamentali correlati a demenza.
Amitriptilina cloridrato
Nei pazienti sottoposti a trattamento con un inibitore delle monoaminoossidasi, si raccomanda un intervallo di due settimane o più tra l’interruzione della somministrazione dell’inibitore delle MAO e l’inizio del trattamento con Mutabon Forte compresse al fine di permettere la guarigione dagli effetti dell’inibitore delle MAO ed evitarne un possibile potenziamento. Il trattamento con Mutabon Forte compresse dovrebbe iniziare con cautela in tali pazienti, con un graduale aumento della dose fino al raggiungimento di una risposta soddisfacente.
Monitorare attentamente i pazienti con disturbi cardiovascolari nel corso di terapia con Mutabon Forte. I farmaci antidepressivi triciclici agiscono in modo marcato sul sistema cardiovascolare, anche a dosi terapeutiche. Tali farmaci, tra cui amitriptilina cloridrato, hanno provocato aritmie, tachicardia sinusale e prolungamento dei tempi di conduzione, particolarmente se somministrati ad alte dosi. Infarto del miocardio e ictus sono stati riportati con farmaci di questa categoria.
A causa dell’attività anticolinergica dell’amitriptilina cloridrato, Mutabon Forte compresse deve essere utilizzato con cautela nei pazienti con glaucoma ed aumentata pressione endoculare nonché nei pazienti con ritenzione urinaria presente o anticipata. Anche dosi usuali possono provocare nei pazienti con glaucoma ad angolo chiuso gravi incrementi della pressione endoculare.
Un severo controllo è necessario durante la somministrazione di amitriptilina cloridrato a pazienti ipertiroidei ovvero a soggetti sottoposti a trattamento con farmaci tiroidei.
Nelle psicosi maniaco-depressive, i pazienti depressi possono passare alla fase maniacale se trattati con un agente antidepressivo triciclico. I pazienti con sintomatologia paranoide possono manifestare un eccesso di tali sintomi. L’azione tranquillante di Mutabon Forte compresse può ridurre la possibilità di comparsa di questo effetto.
Sono stati riportati sia innalzamenti che abbassamenti dei livelli di zucchero nel sangue.
Il rischio della elettroshockterapia può essere incrementato dalla concomitante somministrazione di amitriptilina cloridrato. Tale trattamento concomitante dovrebbe essere limitato a pazienti per i quali esso è ritenuto assolutamente essenziale.
Se possibile, interrompere la terapia con Mutabon Forte compresse alcuni giorni prima di un intervento di chirurgia elettiva.
Mutabon Forte non deve essere somministrato contemporaneamente alla guanetidina o a composti ad azione simile, poiché l’amitriptilina, come altri antidepressivi triciclici, può bloccare l’effetto antipertensivo di questi farmaci. Se si instaura ipotensione, non si deve somministrare epinefrina (adrenalina) poiché la sua azione è bloccata e parzialmente invertita dalla perfenazina. Se occorre un vasopressore, può essere utilizzata la norepinefrina. Ipotensione acuta grave si è verificata con l’uso delle fenotiazine ed in particolare più facilmente in pazienti con insufficienza mitralica o feocromocitoma. In pazienti con feocromocitoma può insorgere ipertensione di rimbalzo.
ABUSO E DIPENDENZA DAL FARMACO
Generalmente, le fenotiazine, perfenazina inclusa, non provocano dipendenza psichica. Tuttavia, a seguito dell’improvvisa interruzione di una terapia ad alto dosaggio, sono stati riferiti gastrite, nausea, vomito, vertigini, tremori ed iperattività motoria. Studi suggeriscono che tali sintomi possono essere ridotti con la somministrazione continuata di agenti antiparkinson per alcune settimane dopo l’interruzione del trattamento con le fenotiazine.
L’utilità dell’amitriptilina nel trattamento della depressione è stata ampiamente dimostrata; tuttavia, si dovrebbe comprendere che l’abuso di amitriptilina tra i tossico-dipendenti non è raro.
L’improvvisa interruzione della terapia con antidepressivi triciclici a dosi elevate può provocare sintomi a cascata, tra cui malessere, brividi, coriza, dolore muscolare, cefalea, nausea, vomito, ansia, instabilità, capogiri e acatisia. Questi sintomi non sono indicativi di assuefazione.
IDEAZIONE/COMPORTAMENTO SUICIDARIO
Suicidio/Ideazione suicidaria
La depressione è associata ad aumentato rischio di pensieri suicidari, autolesionismo e suicidio (suicidio/eventi correlati). Tale rischio persiste fino a che si verifichi una remissione significativa. Poiché possono non verificarsi miglioramenti durante le prime settimane di trattamento o in quelle immediatamente successive, i pazienti devono essere attentamente controllati fino ad avvenuto miglioramento. È esperienza clinica in generale che il rischio di suicidio può aumentare nelle prime fasi del miglioramento.
Altre patologie psichiatriche per le quali Mutabon forte è prescritto possono anche essere associate ad un aumentato rischio di comportamento suicidario. Inoltre, queste patologie possono essere associate al disturbo depressivo maggiore. Quando si trattano pazienti con disturbi depressivi maggiori si devono, pertanto, osservare le stesse precauzioni seguite durante il trattamento di pazienti con altre patologie psichiatriche.
Pazienti con anamnesi positiva per comportamento o pensieri suicidari, o che manifestano un grado significativo di ideazione suicidaria prima dell’inizio del trattamento, sono a rischio maggiore di ideazione suicidaria o di tentativi di suicidio, e devono essere attentamente controllati durante il trattamento. Una metanalisi degli studi clinici condotti con farmaci antidepressivi in confronto con placebo nella terapia di disturbi psichiatrici, ha mostrato un aumento del rischio di comportamento suicidario nella fascia di età inferiore a 25 anni dei pazienti trattati con antidepressivi rispetto al placebo.
La terapia farmacologica con antidepressivi deve essere sempre associata ad una stretta sorveglianza dei pazienti, in particolare di quelli ad alto rischio, specialmente nelle fasi iniziali del trattamento e dopo cambiamenti di dose. I pazienti (o chi si prende cura di loro) dovrebbero essere avvertiti della necessità di monitorare e di riportare immediatamente al proprio medico curante qualsiasi peggioramento del quadro clinico, l’insorgenza di comportamento o pensieri suicidari o di cambiamenti comportamentali.
Informazioni importanti su alcuni eccipienti
Il medicinale contiene lattosio, pertanto i pazienti affetti da rari problemi ereditari di intolleranza al galattosio, da deficit di Lapp lattasi, o da malassorbimento di glucosio/galattosio, non devono assumere questo medicinale.
Mutabon Forte compresse dovrebbe essere utilizzato nel corso della gravidanza, accertata o presunta, e nel corso dell’allattamento, solo se i benefici potenziali per la madre giustificano i rischi potenziali per il feto od il bambino.
I neonati esposti agli antipsicotici convenzionali o atipici incluso Mutabon Forte durante il terzo trimestre di gravidanza sono a rischio di effetti indesiderati inclusi sintomi extrapiramidali o di astinenza che possono variare per gravità e durata dopo la nascita. Ci sono state segnalazioni di agitazione, ipertonia, ipotonia, tremore, sonnolenza, stress respiratorio, disturbi dell’assunzione di cibo. Pertanto i neonati dovrebbero essere attentamente monitorati.
La perfenazina viene escreta rapidamente nel latte materno e potrebbe causare effetti indesiderati nel neonato allattato al seno. L’amitriptilina è stata misurata nel latte umano. La sicurezza di impiego di Mutabon Forte nel corso dell’allattamento non è stata stabilita; quindi, nel somministrare il farmaco alle madri che allattano è necessario valutare i possibili benefici rispetto ai possibili rischi per la madre ed il bambino.
Gli effetti indesiderati di Mutabon Forte sono gli stessi dei suoi componenti, perfenazina e amitriptilina cloridrato. Non sono stati riferiti effetti dovuti unicamente alla loro associazione in Mutabon Forte.
Perfenazina
Non tutti gli eventi avversi riportati di seguito sono stati riferiti con l’uso di perfenazina; tuttavia, a causa delle analogie farmacologiche tra i vari derivati delle fenotiazine è necessario considerarli singolarmente. Con il gruppo delle piperazine (a cui appartiene la perfenazina) i sintomi più comuni sono quelli extrapiramidali mentre altri sono meno frequenti (ad esempio, sedazione, ittero, discrasia ematica, convulsioni ed effetti sul sistema nervoso autonomo).
Patologie del Sistema nervoso
Reazioni extrapiramidali: opistotono, trisma, torcicollo, torcicollo spastico, dolore e intorpidimento agli arti, irrequietezza motoria, crisi oculogire, iperriflessia, distonia, inclusi protrusione, alterazione del colore, dolore e arrotolamento della lingua, spasmo tonico dei muscoli masticatori, senso di costrizione alla gola, dizione confusa, disfagia, impossibilità a star seduti, discinesia, parkinsonismo e atassia. La loro incidenza e gravità di norma aumenta con l’aumento del dosaggio, ma vi è una considerevole variazione individuale nella tendenza a sviluppare tali sintomi. I sintomi extrapiramidali possono solitamente essere controllati con l’uso concomitante di agenti anti-parkinsoniani, quali benzatropina mesilato, e/o con la riduzione del dosaggio. Tuttavia, in alcuni casi le reazioni extrapiramidali possono persistere dopo l’interruzione del trattamento con perfenazina.
Discinesia persistente tardiva
Come con tutti gli agenti antipsicotici, la discinesia tardiva può comparire in alcuni pazienti in terapia a lungo termine ovvero può insorgere dopo l’interruzione del trattamento. Sebbene il rischio sembri maggiore negli anziani, specialmente nelle donne, trattati con alte dosi di farmaco, tale fenomeno può anche verificarsi in pazienti di ambo i sessi e nei bambini. I sintomi sono persistenti ed in alcuni pazienti sembrano irreversibili. Non sono note terapie efficaci per la discinesia tardiva: i farmaci anti-parkinson normalmente non alleviano i sintomi di tale sindrome. Sebbene molto meno comunemente che con l’uso prolungato, questa sindrome può svilupparsi dopo periodi di trattamento relativamente brevi e a basse dosi. Qualora insorgessero questi sintomi, si suggerisce di interrompere il trattamento con tutti gli agenti antipsicotici. La sindrome potrebbe venire nascosta qualora fosse necessario istituire nuovamente il trattamento, aumentare il dosaggio o passare ad un altro agente antipsicotico. Lievi movimenti vermicolari della lingua possono essere un segno precoce della sindrome. Interrompendo il trattamento in questo momento, la sindrome completa potrebbe non svilupparsi.
Altri effetti sul sistema nervoso
Edema cerebrale; anomalie delle proteine del fluido cerebrospinale; attacchi convulsivi, particolarmente in pazienti con anomalie dell’EEG o con storia di tali disturbi, e cefalea.
In pazienti trattati con farmaci neurolettici è stata segnalata sindrome neurolettica maligna (SNM). È una sindrome relativamente non comune, potenzialmente letale, caratterizzata da grave disfunzione extrapiramidale, accompagnata da rigidità ed eventualmente stupor o coma, ipertermia e disturbi autonomi, tra cui effetti cardiovascolari (polso irregolare, tachicardia). Non esiste alcun trattamento specifico; la somministrazione del farmaco neurolettico dovrebbe essere interrotta immediatamente e si dovrebbe iniziare un trattamento di supporto intensivo idoneo. Se dopo la guarigione dalla SNM per il paziente è richiesto un trattamento con farmaci antipsicotici, è consigliabile un monitoraggio cautelativo, in quanto la SNM potrebbe ripresentarsi.
Può subentrare sonnolenza, soprattutto nel corso della prima o seconda settimana di trattamento; dopo di che, solitamente, tale disturbo scompare. Gli effetti ipnotici sembrano essere minimi, specialmente in pazienti cui è permesso rimanere attivi.
Eventi avversi a livello comportamentale
Aggravamento paradosso di sintomi psicotici, stati simil-catatonici, reazioni paranoiche, letargia, eccitamento paradosso, irrequietezza, iperattività, confusione notturna, sogni bizzarri e insonnia. Iperriflessia è stata riferita nel neonato quando una fenotiazina è stata somministrata nel corso della gravidanza.
Effetti del sistema autonomo
Occasionalmente secchezza delle fauci o salivazione, nausea, vomito, ritenzione gastrica, diarrea, anoressia, stipsi, stitichezza ostinata, fecaloma, ritenzione urinaria, frequente bisogno di urinare o incontinenza, paralisi della vescica, poliuria, congestione nasale, pallore, miosi, midriasi, visione offuscata, glaucoma, sudorazione, ipertensione, ipotensione e alterata frequenza del polso. Significativi effetti autonomi sono risultati poco frequenti in pazienti trattati con meno di 24 mg di perfenazina al giorno.
A seguito di terapia con fenotiazina può occasionalmente verificarsi ileo adinamico che, se grave, può causare complicanze e decesso. Ciò è particolarmente preoccupante nei pazienti psichiatrici che possono non richiedere spontaneamente di essere trattati per tale condizione.
Patologie sistemiche e condizioni relativa alla sede di somministrazione
Si possono verificare orticaria, eritema, eczema, dermatite esfoliativa, prurito, fotosensibilità, asma, febbre, reazioni anafilattoidi ed edema della laringe. Edema angioneurotico e dermatite da contatto sono stati riferiti nel personale infermieristico che ha somministrato le fenotiazine. In casi estremamente rari, l’idiosincrasia individuale ovvero l’ipersensibilità alle fenotiazine hanno causato edema cerebrale, collasso circolatorio e decesso.
Patologie endocrine
Lattazione, galattorrea, moderato ingrossamento mammario nelle donne e ginecomastia negli uomini dopo dosi elevate, disturbi del ciclo mestruale, amenorrea, alterazioni della libido, inibizione dell’eiaculazione, falsi positivi nei test di gravidanza, iperglicemia, ipoglicemia, glicosuria, sindrome della secrezione inappropriata dell’ormone antidiuretico (ADH).
Patologie cardiovascolari
Ipotensione posturale, tachicardia (specialmente con improvviso marcato aumento del dosaggio), bradicardia, arresto cardiaco, svenimento e capogiri. Talvolta l’effetto ipotensivo può provocare una condizione simile allo shock. Alterazioni non specifiche (effetto simil-chinidinico), solitamente reversibili, dell’ECG sono state osservate in alcuni pazienti sottoposti a trattamento con tranquillanti fenotiazinici.
I seguenti effetti indesiderati sono stati osservati con altri farmaci della stessa classe: casi rari di prolungamento del QT, aritmie ventricolari come torsione di punta, tachicardia ventricolare, fibrillazione ventricolare ed arresto cardiaco.
In pazienti sottoposti a trattamento con fenotiazine è stata occasionalmente riferita morte improvvisa. In alcuni casi, il decesso era dovuto apparentemente ad arresto cardiaco; in altri, la causa sembrava essere asfissia dovuta ad insufficienza del riflesso della tosse. In alcuni pazienti non è stato possibile determinare la causa di morte né stabilire se la morte fosse da attribuire alla fenotiazina.
Sono stati riportati casi di tromboembolismo venoso, inclusi casi di embolia polmonare e di trombosi venosa profonda, con farmaci antipsicotici (frequenza non nota).
Patologie del sistema emolinfopoietico
Agranulocitosi, eosinofilia, leucopenia, anemia emolitica, porpora trombocitopenica e pancitopenia. La maggior parte dei casi di agranulocitosi sono avvenuti tra la quarta e la decima settimana di terapia.
Patologie epatiche
Può insorgere danno epatico (stasi biliare). L’ittero - che compare solitamente tra la seconda e la quarta settimana di trattamento - è considerato come una reazione di ipersensibilità. L’incidenza è bassa. Il quadro clinico assomiglia a quello dell’epatite infettiva ma con le caratteristiche di laboratorio dell’ittero ostruttivo. È solitamente reversibile; tuttavia è stato riportato ittero cronico.
Gravidanza, puerperio e condizioni perinatali
Sindrome da astinenza neonatale, sintomi extrapiramidali (frequenza non nota. Vedi sezione 4.6).
Altri effetti
Particolari fattori collegati alla terapia a lungo termine comprendono: pigmentazione cutanea, soprattutto nelle aree esposte; alterazioni oculari che consistono nel deposito di fine sostanza particellare nella cornea e nel cristallino e che, nei casi più gravi, arrivano a opacità del cristallino a forma stellare; cheratopatie epiteliali; alterazioni retiniche; retinopatia pigmentaria.
Sono stati osservati inoltre: edema periferico; effetto epinefrinico inverso; aumento della PBI non attribuibile ad un aumento della tirossina; gonfiore parotideo (raro); iperpiressia; sindrome simile al lupus eritematoso sistemico; aumento dell’appetito e del peso; polifagia; fotofobia; debolezza muscolare.
Amitriptilina cloridrato
Sebbene con i farmaci antidepressivi, inclusa l’amitriptilina cloridrato, sia stata riferita l’attivazione di una schizofrenia latente, essa può essere evitata in alcuni casi con Mutabon Forte, grazie all’effetto antipsicotico della perfenazina. Alcuni esempi di convulsioni epilettiformi sono stati riferiti in pazienti schizofrenici cronici nel corso di trattamento con amitriptilina cloridrato.
Con l’impiego di un antidepressivo triciclico si dovranno prendere in considerazione le seguenti reazioni avverse:
Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione
Rash, prurito, orticaria, fotosensibilizzazione, edema del volto e della lingua.
Effetti anticolinergici
Secchezza delle fauci, visione offuscata, disturbi dell’accomodazione, stipsi, ileo paralitico, ritenzione urinaria, dilatazione delle vie urinarie.
Patologie cardiovascolari
Ipotensione, ipertensione, tachicardia, palpitazioni, infarto del miocardio, aritmie, blocco cardiaco, ictus.
Patologie del sistema nervoso Stati confusionali, disturbi della concentrazione, disorientamento, fissazioni, allucinazioni, eccitazione, nervosismo, ansia, agitazione, insonnia, incubi notturni, sordità, formicolio e parestesia alle estremità, neuropatia periferica, mancanza di coordinazione, atassia, tremori, convulsioni, alterazioni nell’EEG, sintomi extrapiramidali, tinnito.
Rari: ideazione/comportamento suicidario (vedi sezione 4.4 Avvertenze speciali e opportune precauzioni d’impiego).
Patologie endocrine
Rigonfiamento dei testicoli e ginecomastia nel maschio, ingrossamento del seno e galattorrea nella femmina, aumentata o ridotta libido, innalzamento e abbassamento dei livelli di zucchero nel sangue, sindrome dell’inappropriata secrezione di ADH.
Patologie gastrointestinali
Nausea, disturbi epigastrici, pirosi, vomito, anoressia, stomatite, alterazione del gusto, diarrea, ittero, rigonfiamento delle parotidi, lingua scura. Raramente si è avuta epatite (inclusi alterata funzionalità epatica e ittero).
Patologie del sistema emolinfopoietico
Depressione del midollo osseo, incluse agranulocitosi, leucopenia, eosinofilia, porpora, trombocitopenia.
Effetti legati alla classe terapeutica
Studi epidemiologici, condotti principalmente in pazienti di 50 anni o più, mostrano un aumentato rischio di fratture ossee in pazienti in trattamento con SSRI e TCA. Il meccanismo che porta a questo aumentato rischio non è noto.
Altri
Vertigini, debolezza, affaticamento, cefalea, aumento o perdita di peso, incrementata sudorazione, frequenza ad urinare, midriasi, sonnolenza, alopecia.
Sintomi da astinenza: la brusca sospensione del trattamento dopo somministrazione prolungata può produrre nausea, cefalea e malessere. Questi non sono indicativi di dipendenza.
Amido di riso, Lattosio, Magnesio stearato, Povidone, Ipromellosa, Macrogol, Opaspray rosso, Paraffina.
Nessuna precauzione particolare per la conservazione