Principio attivo:Lomitapide mesilato
Gruppo terapeutico:Sostanze modificatrici dei lipidi, non associate
Tipo di farmaco:Farmaco etico
Rimborsabilità:A
Ricetta:Rnrl - limitativa non ripetib.
GlucosioNon presente
GlutineNon presente
LattosioNon presente



FOGLIETTO ILLUSTRATIVO
Indicazioni terapeutiche
  • ipercolesterolemia
  • sindrome nefrosica
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    Posologia

    Il trattamento con Lojuxta deve essere iniziato e monitorato da un medico esperto nel trattamento dei disturbi del metabolismo lipidico.

    Posologia

    La dose iniziale raccomandata è di 5 mg una volta al giorno. Dopo 2 settimane, se la sicurezza e la tollerabilità sono accettabili, è possibile aumentare la dose a 10 mg e quindi, a intervalli di almeno 4 settimane, a 20 mg, 40 mg e fino alla massima dose raccomandata di 60 mg (vedere paragrafo 4.8).

    La dose deve essere aumentata gradualmente per ridurre al minimo l’incidenza e la gravità di effetti indesiderati gastrointestinali e l’aumento delle aminotransferasi.

    La somministrazione con il cibo può aumentare l’esposizione a Lojuxta. Lojuxta deve essere assunto a stomaco vuoto, almeno 2 ore dopo il pasto serale poiché il contenuto di grassi di un pasto recente può influire negativamente sulla tollerabilità gastrointestinale.

    La comparsa e la gravità di reazioni avverse gastrointestinali associate all’uso di Lojuxta diminuiscono in presenza di una dieta a basso tenore di grassi. Prima di iniziare il trattamento con Lojuxta, i pazienti devono seguire una dieta in cui meno del 20% dell’energia sia fornita dai grassi, dieta che deve essere proseguita durante tutto il trattamento. Devono essere fornite consulenze alimentari.

    I pazienti devono evitare il consumo di succo di pompelmo (vedere paragrafi 4.4 e 4.5).

    Per i pazienti che assumono una dose stabile di mantenimento di Lojuxta e in trattamento con atorvastatina:

    • Separare le dosi dei medicinali di 12 ore.

    o

    • Dimezzare la dose di Lojuxta.

    I pazienti che assumono 5 mg devono continuare ad assumere la dose di 5 mg.

    In base alla risposta del colesterolo LDL e alla sicurezza/tollerabilità può quindi essere considerato un attento aumento o diminuzione graduale della dose.

    Quando viene interrotta l’assunzione di atorvastatina, la dose di Lojuxta deve essere aumentata gradualmente in base alla risposta del colesterolo LDL e alla sicurezza/tollerabilità.

    Per i pazienti che assumono una dose stabile di mantenimento di Lojuxta e in trattamento con qualsiasi altro inibitore debole del CYP3A4, separare la dose dei medicinali (di Lojuxta e dell’ inibitore debole del CYP3A4) di 12 ore.

    Si consideri di limitare la dose massima di Lojuxta in base alla risposta desiderata del colesterolo LDL.

    Prestare ulteriore attenzione se si somministra più di un debole inibitore del CYP3A4 insieme a Lojuxta.

    Poiché in sperimentazioni cliniche sono state osservate riduzioni dei livelli di acidi grassi essenziali e di vitamina E, i pazienti devono assumere quotidianamente integratori alimentari che forniscano 400 UI di vitamina E e approssimativamente 200 mg di acido linoleico, 110 mg di acido eicosapentaenoico (EPA), 210 mg di acido alfa–linolenico (ALA) e 80 mg di acido docosaesaenoico (DHA) al giorno, durante tutto il trattamento con Lojuxta.

    Popolazione anziana

    Vi sono esperienze limitate sull’uso di Lojuxta in pazienti di età pari o superiore a 65 anni. In questi pazienti si deve quindi prestare particolare attenzione.

    Poiché il regime di dose raccomandato prevede di iniziare dall’estremità inferiore dell’intervallo di dose e di aumentare gradualmente in base alla tollerabilità individuale del paziente, non è raccomandato alcun aggiustamento della dose per i pazienti anziani.

    Compromissione epatica

    Lojuxta è controindicato nei pazienti con compromissione epatica moderata o grave, inclusi i pazienti con test di funzionalità epatica anormali e persistenti non spiegati (vedere paragrafo 5.2).

    I pazienti con compromissione epatica lieve (Child–Pugh A) non devono superare i 40 mg al giorno.

    Compromissione renale

    I pazienti con malattia renale in stadio terminale sottoposti a dialisi non devono superare i 40 mg al giorno (vedere paragrafo 5.2).

    Popolazione pediatrica

    La sicurezza e l’efficacia di Lojuxta nei bambini di età inferiore a 18 anni non sono state stabilite per cui l’uso di questo medicinale nei bambini non è raccomandato. Non ci sono dati disponibili.

    Modo di somministrazione

    Uso orale.

    Controindicazioni
  • ipersensibilità al principio attivo
  • antibiotici macrolidi
  • eritromicina
  • verapamil
  • malassorbimento
  • diltiazem
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    Interazioni
  • altri medicinali
  • forme
  • interazione
  • ketoconazolo
  • midazolam
  • atorvastatina
  • etinilestradiolo
  • antimicotici
  • itraconazolo
  • fluconazolo
  • voriconazolo
  • antiaritmico
  • antibiotici
  • macrolidi
  • eritromicina
  • claritromicina
  • calcio
  • diltiazem
  • verapamil
  • succo di pompelmo
  • amiodarone
  • azitromicina
  • cimetidina
  • ciclosporina
  • fluoxetina
  • fluvoxamina
  • isoniazide
  • contraccettivi orali
  • estrogeni
  • ranitidina
  • tacrolimus
  • fenobarbital
  • rifampicina
  • carbamazepina
  • glucocorticoidi
  • fenitoina
  • stata
  • colestiramina
  • dopo
  • statine
  • simvastatina
  • cumarinici
  • warfarin
  • cumarine
  • contraccettivo orale
  • digossina
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    Avvertenze

    Anomalie degli enzimi epatici e monitoraggio epatico

    Lomitapide può causare aumenti dell’alanina aminotransferasi [ALT] e dell’aspartato aminotransferasi [AST] e steatosi epatica. Non è noto in quale misura la steatosi epatica associata a lomitapide promuova l’aumento delle aminotransferasi. Sebbene non siano stati segnalati casi di disfunzione epatica (aumento delle aminotransferasi con aumento della bilirubina o del rapporto internazionale normalizzato [INR]) o di insufficienza epatica, vi sono timori che lomitapide possa indurre steatoepatite, che può progredire dopo alcuni anni in cirrosi. È improbabile che gli studi clinici a supporto della sicurezza e dell’efficacia di lomitapide in pazienti affetti da HoFH abbiano rilevato questo esito avverso a causa della loro dimensione e durata.

    Aumenti delle aminotransferasi (ALT e/o AST) sono associati a lomitapide (vedere paragrafo 5.1). Non vi sono stati significativi aumenti concomitanti o successivi della bilirubina sierica, dell’INR o della fosfatasi alcalina. Le variazioni degli enzimi epatici si verificano più frequentemente durante la fase di aumento della dose ma possono verificarsi in qualsiasi momento nel corso della terapia.

    Monitoraggio dei test di funzione epatica

    Prima di iniziare il trattamento con Lojuxta si devono misurare ALT, AST, fosfatasi alcalina, bilirubina totale, gamma–glutamil transferasi (gamma–GT) e albumina sierica. Il medicinale è controindicato nei pazienti con compromissione epatica moderata o grave e nei pazienti con test di funzionalità epatica anormali e persistenti non spiegati. Se i test relativi al fegato sono anormali al basale, si deve iniziare il trattamento con il medicinale dopo esami diagnostici appropriati da parte di uno specialista epatologo e dopo spiegazione e risoluzione delle anomalie basali.

    Durante il primo anno, si devono eseguire test relativi al fegato (ALT e AST, almeno) prima di ciascun aumento della dose o una volta al mese, secondo cosa si verifica prima. Dopo il primo anno, si devono eseguire questi test almeno ogni 3 mesi e prima di ogni aumento della dose. Ridurre la dose di Lojuxta se si osservano aumenti delle aminotransferasi e interrompere il trattamento in caso di aumenti persistenti o clinicamente significativi (vedere la Tabella 1 per raccomandazioni specifiche).

    Modifiche della dose in base all’aumento delle aminotransferasi epatiche

    La Tabella 1 riassume le raccomandazioni relative all’adattamento posologico e al monitoraggio dei pazienti che sviluppano un aumento delle aminotransferasi durante la terapia con Lojuxta.

    Tabella 1: Adattamento posologico e monitoraggio dei pazienti che presentano un aumento delle aminotransferasi

    ALT o AST Raccomandazioni sul trattamento e il monitoraggio*
    ≥3x e <5x il limite superiore normale (ULN) • Confermare l’aumento ripetendo la misurazione entro una settimana.
    • Se l’aumento è confermato, ridurre la dose ed eseguire test aggiuntivi relativi al fegato se non sono già stati condotti (come fosfatasi alcalina, bilirubina totale e INR).
    • Ripetere i test una volta alla settimana e interrompere la somministrazione se vi sono segni di funzionalità epatica anormale (aumento della bilirubina o dell’INR), se i livelli di aminotransferasi aumentano al di sopra di 5x ULN o se i livelli di aminotransferasi non scendono al di sotto di 3x ULB entro approssimativamente 4 settimane. Inviare a un epatologo per ulteriori esami diagnostici i pazienti con aumenti persistenti delle aminotransferasi 3x ULN.
    • Se viene ripresa l’assunzione di Lojuxta dopo che i livelli di aminotransferasi sono scesi a 3x ULN, si consideri di ridurre la dose e di monitorare più frequentemente i test relativi al fegato.
    ≥5x ULN • Ridurre la dose ed eseguire test aggiuntivi relativi al fegato se non sono già stati condotti (come fosfatasi alcalina, bilirubina totale e INR). Se i livelli di aminotransferasi non scendono al di sotto di 3x ULN entro approssimativamente 4 settimane, inviare il paziente e a un epatologo per ulteriori esami diagnostici.
    • Se viene ripresa l’assunzione di Lojuxta dopo che i livelli di aminotransferasi sono scesi a 3x ULN, ridurre la dose e monitorare più frequentemente i test relativi al fegato.

    *Raccomandazioni basate su un ULN di approssimativamente 30–40 unità internazionali/L.

    Se l’aumento delle aminotransferasi è accompagnato da sintomi clinici di danno epatico (come nausea, vomito, dolore addominale, febbre, ittero, letargia, sintomi simil–influenzali), aumenti della bilirubina ≥2x ULN o malattia epatica attiva, interrompere il trattamento con Lojuxta e inviare il paziente a un epatologo per ulteriori esami diagnostici.

    La reintroduzione del trattamento può essere presa in considerazione se si ritiene che i benefici superino i rischi associati alla potenziale malattia epatica.

    Steatosi epatica e rischio di malattia epatica progressiva

    Coerentemente al meccanismo d’azione di lomitapide, la maggior parte dei pazienti trattati presenta aumenti del contenuto epatico di grassi. In uno studio in aperto di fase III, 18 pazienti su 23 affetti da HoFH hanno sviluppato steatosi epatica (grasso epatico >5,56%) misurata mediante spettroscopia con risonanza magnetica nucleare (MRS) (vedere paragrafo 5.1). L’aumento mediano assoluto del grasso epatico è stato del 6% sia dopo 26 sia dopo 78 settimane di trattamento, rispetto all’1% al basale, misurato mediante MRS. La steatosi epatica è un fattore di rischio della malattia epatica progressiva che include steatoepatite e cirrosi. Le conseguenze a lungo termine della steatosi epatica associata al trattamento con Lojuxta sono sconosciute. I dati clinici suggeriscono che l’accumulo epatico di grassi sia reversibile dopo interruzione del trattamento con Lojuxta ma non è noto se restino sequele istologiche, specialmente dopo l’uso a lungo termine.

    Monitoraggio per la malattia epatica progressiva

    Uno screening regolare della steatoepatite/fibrosi deve essere effettuato al basale e su base annuale mediante le seguenti valutazioni con diagnostica per immagini e biomarcatori:

    • Diagnostica per immagini dell’elasticità tissutale, ad es. Fibroscan, ARFI (acoustic radiation force impulse) o elastografia a risonanza magnetica (RM)

    • Gamma–GT e albumina sierica per rilevare possibili lesioni epatiche

    • Almeno un marcatore per ciascuna delle seguenti categorie:

    • proteina C reattiva ad alta sensibilità (hs–CRP), velocità di sedimentazione degli eritrociti (VES), frammento di CK–18, NashTest (infiammazione epatica)

    • test ELF (Enhanced Liver Fibrosis), fibrometro, rapporto AST/ALT, punteggio Fib–4, Fibrotest (fibrosi epatica)

    Per l’esecuzione di questi test e la loro interpretazione è necessaria la collaborazione tra il medico e lo specialista epatologo. Per i pazienti che presentano risultati che suggeriscono la presenza di steatoepatite o fibrosi deve essere presa in considerazione l’esecuzione di una biopsia epatica.

    Se un paziente presenta una steatoepatite o una fibrosi comprovata da biopsia, il rapporto rischi–benefici deve essere rivalutato e, se necessario, il trattamento deve essere interrotto.

    Uso concomitante di inibitori del CYP3A4

    Lomitapide è un substrato sensibile al metabolismo del CYP3A4. Gli inibitori del CYP3A4 aumentano l’esposizione a lomitapide, e gli inibitori forti aumentano tale esposizione all’incirca di 27 volte. L’uso concomitante di inibitori forti o moderati del CYP3A4 e di Lojuxta è controindicato (vedere il paragrafo 4.3). Nelle sperimentazioni cliniche su lomitapide, un paziente affetto da HoFH ha sviluppato un aumento marcato delle aminotransferasi (ALT 24x ULN, AST 13x ULN) nei giorni successivi all’avvio di un trattamento con il forte inibitore del CYP3A4 claritromicina. Se il trattamento con inibitori moderati o forti del CYP3A4 non può essere evitato, l’assunzione di Lojuxta deve essere interrotta.

    Ci si aspetta un aumento dell’esposizione a lomitapide durante la somministrazione contemporanea di inibitori deboli del CYP3A4. In caso di somministrazione con atorvastatina, la dose di Lojuxta deve essere assunta a distanza di 12 ore o dimezzata (vedere paragrafo 4.2). La dose di Lojuxta deve essere somministrata a distanza di 12 ore da qualsiasi altro inibitore debole del CYP3A4.

    Uso concomitante di induttori del CYP3A4

    Ci si aspetta che i medicinali che inducono il CYP3A4 aumentino la velocità e l’entità del metabolismo di lomitapide. Gli induttori del CYP3A4 esercitano il loro effetto in modo dipendente dal tempo e possono impiegare almeno 2 settimane a raggiungere l’effetto massimo dopo la loro introduzione. Viceversa, al momento dell’interruzione, l’induzione del CYP3A4 può impiegare almeno 2 settimane per diminuire.

    Ci si aspetta che la co–somministrazione di un induttore del CYP3A4 riduca l’effetto di Lojuxta. Qualsiasi impatto sull’efficacia è probabilmente variabile. Quando si somministrano insieme induttori del CYP3A4 (come aminoglutetimide, nafcillina, inibitori non nucleosidici della trascrittasi inversa, fenobarbital, rifampina, carbamazepina, pioglitazone, glucocorticoidi, modafinil e fenitoina) e Lojuxta, si deve prendere in considerazione la possibilità di interazioni farmaco–farmaco che influenzano l’efficacia. L’uso dell’iperico insieme a Lojuxta deve essere evitato.

    Se si prevede un uso cronico dell’induttore del CYP3A4, si raccomanda di aumentare la frequenza della valutazione del colesterolo LDL durante l’uso concomitante e di aumentare la dose di Lojuxta per garantire il mantenimento del livello desiderato di efficacia. Alla sospensione dell’induttore del CYP3A4, deve essere presa in considerazione la possibilità di aumento dell’esposizione e può essere necessario ridurre la dose di Lojuxta.

    Uso concomitante di inibitori della HMG–CoA reduttasi ("statine")

    Lomitapide aumenta le concentrazioni plasmatiche delle statine. I pazienti che ricevono Lojuxta come terapia aggiuntiva a una statina devono essere monitorati per eventuali eventi indesiderati associati all’uso di dosi elevate di statine. Le statine causano occasionalmente miopatia. In rari casi, la miopatia può assumere la forma di rabdomiolisi con o senza insufficienza renale acuta secondaria a mioglobinuria, e provocare la morte. Tutti i pazienti che assumono Lojuxta oltre a una statina devono essere avvisati dei possibili maggiori rischi di miopatia e motivati a segnalare immediatamente eventuali dolori, sensibilità o debolezze muscolari inspiegate. Dosi di simvastatina >40 mg non devono essere usate insieme a Lojuxta (vedere paragrafo 4.3).

    Succo di pompelmo

    Il succo di pompelmo deve essere eliminato dalla dieta quando i pazienti sono trattati con Lojuxta.

    Rischio di anticoagulazione sovraterapeutica o sottoterapeutica con anticoagulanti a base di cumarina

    Lomitapide aumenta le concentrazioni plasmatiche di warfarin. Aumenti della dose di Lojuxta possono causare un’anticoagulazione sovraterapeutica e riduzioni della dose possono causare un’anticoagulazione sottoterapeutica. La difficoltà di controllare l’INR ha contribuito all’interruzione precoce dello studio di fase III per uno dei cinque pazienti che assumevano in concomitanza warfarin. I pazienti che assumono warfarin devono essere sottoposti a un monitoraggio regolare dell’INR, specialmente dopo eventuali variazioni del dosaggio di Lojuxta. La dose di warfarin deve essere aggiustata se indicato clinicamente.

    Assunzione di alcol

    L’alcol può aumentare i livelli di grasso epatico e indurre o esacerbare danni epatici. Nello studio di fase III, 3 pazienti su 4 con aumenti dell’ALT >5x ULN hanno riferito un consumo di alcol superiore ai limiti raccomandati nel protocollo. L’assunzione di alcol durante il trattamento con Lojuxta non è raccomandata.

    Agenti epatotossici

    Si deve prestare attenzione quando Lojuxta è usato insieme ad altri medicinali noti per avere un potenziale effetto epatotossico, come isotretinoina, amiodarone, paracetamolo (>4 g/giorno per ≥3 giorni/settimana), metotrexate, tetracicline e tamoxifene. L’effetto della somministrazione concomitante di Lojuxta con altri medicinali epatotossici è sconosciuto. Può essere giustificato un monitoraggio più frequente dei test relativi al fegato.

    Ridotto assorbimento di vitamine liposolubili e acidi grassi sierici

    Poiché il suo meccanismo d’azione si esplica nell’intestino tenue, lomitapide può ridurre l’assorbimento di sostanze nutritive liposolubili. Nello studio di fase III, ai pazienti sono stati forniti integratori alimentari di vitamina E, acido linoleico, ALA, EPA e DHA. In questo studio, i livelli mediani nel siero di vitamina E, ALA, acido linoleico, EPA, DHA e acido arachidonico si sono ridotti dal basale alla settimana 26 ma sono rimasti al di sopra del limite inferiore dell’intervallo di riferimento. Non sono state osservate conseguenze cliniche avverse di queste riduzioni in caso di trattamento con lopidamide di una durata fino a 78 settimane. I pazienti trattati con Lojuxta devono assumere integratori alimentari che contengano 400 unità internazionali di vitamina E e approssimativamente 200 mg di acido linoleico, 210 mg di ALA, 110 mg di EPA e 80 mg di DHA.

    Misure contraccettive nelle donne in età fertile

    Prima di iniziare il trattamento in donne in età fertile, devono essere forniti consigli appropriati su metodi contraccettivi efficaci e deve essere iniziata una contraccezione efficace. Le pazienti che assumono contraccettivi orali a base di estrogeni devono essere avvisate di una possibile riduzione dell’efficacia dovuta a diarrea e/o vomito (vedere paragrafo 4.5). I contraccettivi orali contenenti estrogeni sono deboli inibitori del CYP3A4 (vedere paragrafo 4.2).

    Alle pazienti deve essere consigliato di contattare immediatamente il proprio medico e di interrompere l’assunzione di Lojuxta in caso di gravidanza (vedere paragrafo 4.6).

    Lattosio

    Lojuxta contiene lattosio e non deve quindi essere somministrato a pazienti affetti da rari problemi ereditari di intolleranza al galattosio, da deficit di Lapp–lattasi o da malassorbimento di glucosio–galattosio.

    Gravidanza

    Gravidanza

    Lojuxta è controindicato durante la gravidanza. Non esistono dati affidabili relativi al suo uso in donne in gravidanza. Gli studi sugli animali hanno mostrato una tossicità per lo sviluppo (teratogenicità, embriotossicità, vedere paragrafo 5.3). Il rischio potenziale per gli esseri umani non è noto.

    Uso nelle donne in età fertile

    Prima di iniziare il trattamento in donne in età fertile, deve essere confermata l’assenza di gravidanza, devono essere forniti consigli appropriati su metodi contraccettivi efficaci e deve essere iniziata una contraccezione efficace. Le pazienti che assumono contraccettivi orali a base di estrogeni devono essere avvisate di una possibile riduzione dell’efficacia dovuta a diarrea e/o vomito. Misure contraccettive supplementari devono essere usate fino alla risoluzione dei sintomi (vedere paragrafo 4.5).

    Allattamento

    Non è noto se lomitapide sia escreto nel latte materno. A causa dei potenziali effetti avversi osservati negli studi sugli animali con lomitapide (vedere paragrafo 5.3), deve essere presa la decisione se interrompere l’allattamento o interrompere la terapia con il medicinale, tenendo in considerazione l’importanza del medicinale per la madre.

    Fertilità

    Non sono stati osservati effetti avversi sulla fertilità di ratti di sesso maschile e femminile che avevano ricevuto lomitapide a esposizioni sistemiche (AUC) stimate da 4 a 5 volte superiori a quelle degli esseri umani alla massima dose raccomandata (vedere paragrafo 5.3).

    Effetti Collaterali

    Riassunto del profilo di sicurezza

    Le reazioni avverse più gravi verificatesi durante il trattamento sono state anomalie delle aminotransferasi epatiche (vedere paragrafo 4.4).

    Le reazioni avverse più comuni sono state effetti gastrointestinali. Reazioni avverse gastrointestinali sono state riferite da 27 (93%) pazienti su 29 nello studio clinico di fase III. Diarrea si è verificata nel 79% dei pazienti, nausea nel 65%, dispepsia nel 38% e vomito nel 34%. Altre reazioni riferite da almeno il 20% dei pazienti includono dolore addominale, disagio addominale, distensione addominale, stipsi e flatulenza. Le reazioni avverse gastrointestinali si sono verificate più frequentemente durante la fase di aumento graduale della dose e si sono ridotte quando i pazienti si sono stabilizzati con la dose massima tollerata di lomitapide.

    Reazioni avverse gastrointestinali di grave intensità sono state riferite da 6 (21%) pazienti su 29 nello studio clinico di fase III, tra le quali le più comuni sono state diarrea (4 pazienti, 14%), vomito (3 pazienti, 10%) e dolore, distensione e/o disagio addominale (2 pazienti, 7%). Le reazioni gastrointestinali hanno contribuito all’interruzione anticipata dallo studio per 4 (14%) pazienti.

    Le reazioni avverse di grave intensità più comunemente riferite sono state diarrea (4 soggetti, 14%), vomito (3 pazienti, 10%), distensione addominale e aumento dell’ALT (2 soggetti ciascuna, 7%).

    Tabella delle reazioni avverse

    La frequenza delle reazioni avverse è definita come: molto comune (≥ 1/10), comune (≥ 1/100, < 1/10), non comune (≥ 1/1.000, < 1/100), raro (≥ 1/10.000, < 1/1.000), molto raro (< 1/10.000) e non nota (la frequenza non può essere definita sulla base dei dati disponibili).

    La Tabella 3 elenca le reazioni avverse riferite nei 35 pazienti trattati nello studio di fase II UP1001 e nello studio di fase III UP1002/AEGR–733–005 o nel suo studio di estensione AEGR–733–012.

    Tabella 3: Frequenza delle reazioni avverse nei pazienti affetti da HoFH

    Classificazione per sistemi e organi Frequenza Reazione avversa
    Infezioni ed infestazioni Comune Gastroenterite
    Disturbi del metabolismo e della nutrizione Molto comune Diminuzione dell’appetito
    Patologie del sistema nervoso Comune Capogiri Cefalea Emicrania
    Patologie gastrointestinali Molto comune Diarrea Nausea Vomito Disagio addominale Dispepsia Dolore addominale Dolore all’addome superiore Flatulenza Distensione addominale Stipsi
    Comune Gastrite Tenesmo rettale Aerofagia Urgenza alla defecazione Eruttazione Movimenti intestinali frequenti Dilatazione gastrica Disturbo gastrico Reflusso gastroesofageo Emorragia emorroidale Rigurgito
    Patologie epatobiliari Comune Steatosi epatica Epatotossicità Epatomegalia
    Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo Comune Ecchimosi Papule Rash eritematoso Xantoma
    Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione Comune Stanchezza
    Esami diagnostici Molto comune Aumento dell’alanina aminotransferasi Aumento dell’aspartato aminotransferasi Riduzione del peso
    Comune Aumento del rapporto internazionale normalizzato Aumento della fosfatasi alcalina nel sangue Riduzione del potassio nel sangue Riduzione del carotene Rapporto internazionale normalizzato anormale Test di funzionalità epatica anormale Allungamento del tempo di protrombina Aumento delle transaminasi Riduzione della vitamina E Riduzione della vitamina K

    La Tabella 4 elenca tutte le reazioni avverse per i soggetti che hanno ricevuto lomitapide in monoterapia (n=291) in studi di fase II su soggetti con colesterolo LDL elevato (n=462).

    Tabella 4: Frequenza delle reazioni avverse in pazienti con colesterolo LDL elevato

    Classificazione per sistemi e organi Frequenza Reazione avversa
    Infezioni ed infestazioni Non comune Gastroenterite Infezione gastrointestinale Influenza Nasofaringite Sinusite
    Patologie del sistema emolinfopoietico Non comune Anemia
    Disturbi del metabolismo e della nutrizione Comune Diminuzione dell’appetito
    Non comune Disidratazione Aumento dell’appetito
    Patologie del sistema nervoso Non comune Parestesia Sonnolenza
    Patologie dell’occhio Non comune Gonfiore agli occhi
    Patologie dell’orecchio e del labirinto Non comune Vertigine
    Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche Non comune Lesione faringea Gocciolamento retronasale
    Patologie gastrointestinali Molto comune Diarrea Nausea Flatulenza
    Comune Dolore all’addome superiore Distensione addominale Dolore addominale Vomito Disagio addominale Dispepsia Eruttazione Dolore all’addome inferiore Movimenti intestinali frequenti
      Non comune Secchezza delle fauci Feci dure Reflusso gastroesofageo Sensibilità addominale Disagio epigastrico Dilatazione gastrica Ematemesi Emorragia gastrointestinale inferiore Esofagite da reflusso
    Patologie epatobiliari Non comune Epatomegalia
    Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo Non comune Vesciche Pelle secca Iperidrosi
    Patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo Comune Spasmi muscolari
    Non comune Artralgia Mialgia Dolore alle estremità Gonfiore alle articolazioni Contrazioni muscolari
    Patologie renali e urinarie Non comune Ematuria
    Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione Comune Stanchezza Astenia
    Non comune Dolore toracico Brividi Sazietà precoce Disturbi dell’andatura Malessere Piressia
    Esami diagnostici Comune Aumento dell’alanina aminotransferasi Aumento dell’aspartato aminotransferasi Aumento degli enzimi epatici Test di funzionalità epatica anormale Riduzione della conta dei neutrofili Riduzione della conta dei leucociti
    Non comune Riduzione del peso Aumento della bilirubina nel sangue Aumento della gamma–glutamiltransferasi Aumento della percentuale di neutrofili Proteine nelle urine Allungamento del tempo di protrombina Test di funzionalità polmonare anormale Aumento della conta dei leucociti

    Segnalazione delle reazioni avverse sospette

    La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale. Agli operatori sanitari è richiesto di segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta tramite l’Agenzia Italiana del Farmaco. Sito web: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/responsabili.

    Eccipienti

    Contenuto della capsula

    Amido pregelatinizzato (mais)

    Sodio amido glicolato

    Cellulosa microcristallina

    Lattosio monoidrato

    Silice colloidale anidra

    Magnesio stearato

    Involucro della capsula

    Gelatina

    Biossido di titanio (E171)

    Inchiostro di stampa

    Gommalacca

    Ossido di ferro nero (E172)

    Propilenglicole

    Conservazione

    Conservare a temperatura inferiore a 30 °C.

    Tenere il flacone ben chiuso per proteggere il medicinale dall’umidità.