GENTAMICINA SOLFATO può essere somministrato per via intramuscolare o endovenosa. La posologia è identica.
La via endovenosa è consigliabile nei casi in cui la somministrazione intramuscolare non è attuabile (pazienti in stato di shock, con manifestazioni emorragiche, disordini ematologici, gravi ustioni o ridotta massa muscolare, portatori di forme mieloproliferative).
La somministrazione endovenosa sarà effettuata, preferibilmente mediante infusione in 1–2 ore, alle stesse dosi previste per la via intramuscolare. Ogni singola dose dovrà essere diluita in 100–200 ml di soluzione fisiologica o di destrosio al 5%; nei bambini il volume del diluente sarà ridotto. In ogni caso la concentrazione di GENTAMICINA SOLFATO non dovrebbe superare 1 mg/ml (0,1%).
GENTAMICINA SOLFATO è stato anche iniettato per via endovenosa senza diluizione (la metodologia è peraltro da limitarsi a casi eccezionali).
A)Pazienti con funzionalità renale normale
Adulti: la dose consigliata per il trattamento delle infezioni sistemiche è di 3 mg/kg/die (1 mg/kg ogni 8 ore o 1,5mg/kg ogni 12 ore).
Nelle infezioni che costituiscono un pericolo per la vita del paziente è consigliata una posologia fino a 5 mg/kg/die da somministrarsi in 3 o 4 dosi per i primi 2–3 giorni di trattamento; successivamente sarà ridotta a 3 mg/die/kg.
Per le infezioni urinarie e per le infezioni extra–urinarie di grado moderato possono essere sufficienti 2 mg/kg/die, in 2 dosi refratte.
Schema posologico orientativo per i pazienti di oltre 50 kg di peso:
– 80 mg, 3 volte al dì.
– 80 mg, 2 volte al dì nelle infezioni urinarie e nelle infezioni extra–urinarie di gravità moderata.
Bambini: nella primissima infanzia il prodotto va somministrato soltanto nei casi di effettiva necessità, sotto il diretto controllo del medico.
La dose consigliata varia in funzione dell’età, secondo il seguente schema:
Dose Totale | Dose singola | |
Prematuri e neonati a termine fino a 1 settimana di vita | 5–6 mg/kg/die | 2,5 – 3 mg/kg ogni 12 h |
Lattanti e neonati oltre 1 settimana di vita | 7,5 mg/kg/die | 2,5 mg/kg ogni 8 h |
Bambini | 6–7,5 mg/kg/die | 2 – 2,5 mg/kg ogni 8 h |
Schema pratico:
Neonati a termine (3.5 – 5 Kg): 2.8 mg/kg – 2 mg/kg ogni 12 ore.
Bambini da 5 a 10 kg: 4 – 2 mg/kg ogni 8 – 12 ore.
Bambini da 11 a 20 kg: 40 mg ogni 8 – 12 ore.
L’adeguamento dei dosaggi deve essere fatto in funzione dell’età del paziente, del tipo e della gravità dell’infezione.
Nei pazienti obesi, il dosaggio deve essere calcolato in base al loro peso teorico.
La durata del trattamento è in genere di 7 –10 giorni. Nelle infezioni gravi o complicate può rendersi necessario un trattamento più prolungato. In tali casi può aumentare il rischio di effetti secondari, si dovrà perciò rivolgere particolare attenzione al controllo della funzionalità renale, uditiva e vestibolare. E’ comunque consigliabile continuare la terapia per almeno 48 ore dopo lo sfebbramento.
B) Pazienti con funzionalità renale alterata.
Come per tutti i farmaci che vengono elettivamente eliminati per via renale, la frequenza della somministrazione verrà stabilita in base alla funzionalità renale, secondo il seguente schema:
dose | Clearance Creatinina (ml/min) | Creatinina Sierica (mg %) | Azoto ureico ematico (BUN) | Frequenza somministrazioni | |
ADULTI | 1–1,7 mg/kg | >70 | <1,4 | <1,8 | ogni 8 ore |
35–70 | 1,4–1,9 | 18–29 | ogni 12 ore | ||
BAMBINI | 2–2,5mg/kg | 24–34 | 2,0–2,8 | 30–39 | ogni 18 ore |
16–23 | 2,9–3,7 | 40–49 | ogni 24 ore | ||
10–15 | 3,8–5,3 | 50–74 | ogni 36 ore | ||
5–9 | 5,4–7,2 | 75–100 | ogni 48 ore |
La frequenza delle somministrazioni può essere approssimativamente calcolata moltiplicando la creatinina sierica per 8, secondo il seguente schema:
mg/100 ml creatinina sierica x 8 = intervallo tra due successive somministrazioni (in ore).
Emodialisi. Nei pazienti adulti con insufficienza renale sottoposti a emodialisi, la quantità di gentamicina rimossa dal plasma può variare in funzione di alcuni fattori, tra i quali il metodo di dialisi impiegato. Un’emodialisi di 6 ore può ridurre i livelli plasmatici di gentamicina di circa il 50%.
Le dosi consigliate alla fine di ogni dialisi sono comprese tra 1– 1,7 mg/kg in base al grado di severità dell’infezione. Nel bambino possono essere somministrate dosi di 2–2,5 mg/kg. Gli antibiotici aminoglicosidici vengono rimossi dal sangue in seguito a dialisi peritoneale, ma in quantità minore rispetto all’emodialisi.
Durante il trattamento i pazienti devono essere ben idratati.
Il controllo della funzionalità renale è particolarmente importante durante il trattamento con gentamicina o con altri aminoglicosidi. Particolare attenzione dovrà essere rivolta ai soggetti anziani nei quali la funzionalità renale può essere già in partenza ridotta, in questi pazienti è consigliabile la determinazione della clearance della creatinina.
Analoghe precauzioni sono consigliate nelle infezioni gravissime che comportano l’uso di dosi particolarmente elevate e periodi di trattamento superiori ai consigliati.
In alcuni pazienti adulti e pediatrici è stata osservata una sindrome tipo Fanconi con aminoaciduria e acidosi metabolica.
Durante la terapia con aminoglicosidi sarebbe auspicabile determinare i livelli sierici ogni qualvolta possibile, per evitare dosaggi insufficienti od eccessivi.
Per la gentamicina si dovrebbero evitare picchi prolungati superiori ai 12 mcg/ml e livelli minimi, precedenti la successiva iniezione, superiori a 2 mcg/ml, distanziando nel tempo le somministrazioni o riducendo il dosaggio, quando necessario.
Come avviene per tutti gli antibiotici, il trattamento con gentamicina può determinare un sovrasviluppo di microrganismi insensibili: in tal caso occorre sospendere il trattamento ed istituire una terapia idonea. Generalmente l’inattivazione dell’aminoglicoside assume un significato clinico importante solo nei pazienti con grave insufficienza renale.
Nella primissima infanzia il prodotto va somministrato soltanto nei casi di effettiva necessità, sotto il diretto controllo del medico.
Il prodotto contiene sodio metabisolfito; tale sostanza può provocare in soggetti sensibili e particolarmente negli asmatici reazioni di tipo allergico ed attacchi asmatici gravi.
Gli antibiotici aminoglicosidici attraversano la placenta e possono causare danni fetali.
In neonati di madri trattate in gravidanza con alcuni antibiotici appartenenti alla classe degli aminoglicosidi è stata segnalata la comparsa di sordità irreversibile bilaterale. Comunque, non sono stati segnalati effetti indesiderati gravi per la madre, il feto o il neonato in seguito al trattamento con gentamicina. Non è noto se la gentamicina possa indurre danni fetali qualora somministrata in gravidanza o possa alterare la funzione riproduttiva. Pertanto l’uso del prodotto in gravidanza andrà evitato, con esclusione dei casi in cui il medico, in relazione alla gravità della patologia da trattare, lo ritenga assolutamente indispensabile. In tale circostanza la paziente dovrà essere informata dei potenziali rischi per il feto.
In ragione del potenziale rischio di effetti indesiderati da aminoglicosidi nel lattante, dovrà essere attentamente valutata la possibilità di interrompere l’allattamento o sospendere la terapia in funzione della situazione patologica della madre.
Di seguito sono riportati gli effetti indesiderati di gentamicina, organizzati secondo la classificazione sistemica organica MedDRA. Non sono disponibili dati sufficienti per stabilire la frequenza dei singoli effetti elencati.
Patologie renali ed urinarie
Proteinuria
Patologie dell’orecchio
Ronzii, riduzione della sensibilità uditiva che può essere irreversibile
Patologie del sistema nervoso
Convulsioni, allucinazioni, vertigini, attacchi epilettici, vertigini, tinnito, torpore, parestesie, fascicolazioni, sindrome tipo miastenia gravis, febbre, cefalea
Disturbi psichiatrici
Stati confusionali
Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche
Depressione respiratoria
Patologie dell’occhio
Disturbi della visione
Patologie gastrointestinali
Anoressia, perdita di peso, nausea, vomito, scialorrea, stomatite, stati transitori di epatomegalia
Patologie vascolari
Ipertensione, ipotensione
Disturbi del sistema immunitario
Eruzioni cutanee di vario tipo su base allergica o idiosincrasica, manifestazioni anafilattiche
Esami diagnostici
Aumento delle transaminasi sieriche (AST, ALT), della latteicodeidrogenasi (LDH), della fosfatasi alcalina e della bilirubina; riduzione dei livelli sierici di calcio, magnesio, potassio e sodio; alterazioni dei tests di funzionalità renale
Patologie del sistema emolinfopoietico
Anemia, leucopenia, granulocitopenia, agranulocitosi transitoria, eosinofilia, aumento o riduzione dei reticolociti, trombocitopenia
Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione
Dolore nel sito di iniezione, atrofia sottocutanea o segni di irritazione locale.
Metil p–ossibenzoato, propil p–ossibenzoato, sodio metabisolfito, acqua p.p.i..
Non conservare al di sopra di 30°C.
Conservare nella confezione originale per riparare il medicinale dalla luce.