Fenidina (S.f.group srl)

Compresse rivestite rm 14cpr riv 30mg rm

Principio attivo:Nifedipina
Gruppo terapeutico:Calcio-antagonisti selettivi con preval.effetto vascolare
Tipo di farmaco:Farmaco etico
Rimborsabilità:A
Ricetta:Rr - ripetibile 10v in 6mesi
GlucosioNon presente
GlutineNon presente
LattosioPresente



FOGLIETTO ILLUSTRATIVO
Indicazioni terapeutiche
  • ipertensione arteriosa
  • cardiopatia
  • angina pectoris
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    Posologia

    Il trattamento va possibilmente adattato alle necessità individuali in funzione della gravità della malattia e della risposta del paziente.

    Qualsiasi aggiustamento ai dosaggi superiori o inferiori deve essere effettuato solo sotto controllo medico.

    Nei pazienti con funzionalità epatica compromessa può rendersi necessario un accurato controllo della situazione pressoria e, nei casi gravi, una riduzione del dosaggio.

    Salvo diversa prescrizione medica valgono le seguenti direttive posologiche:

    Ipertensione arteriosa :

    Una compressa da 30 mg al giorno, per via orale.

    In alcuni casi può risultare opportuno incrementare gradualmente la dose, secondo le esigenze individuali, fino ad un dosaggio massimo di 60 mg somministrato una volta al giorno, al mattino.

    Cardiopatia ischemica :

    Angina pectoris cronica stabile (angina da sforzo): una compressa da 30 mg al giorno, per via orale.

    La dose può essere gradatamente aumentata, in accordo con le esigenze individuali dei pazienti, fino ad un dosaggio massimo di 120 mg somministrato una volta al giorno, al mattino.

    Popolazione pediatrica:

    La sicurezza e l’efficacia della nifedipina nei bambini al di sotto dei 18 anni di età non è stata dimostrata. I dati ad oggi disponibili per l’uso della nifedipina nell’ipertensione sono descritti al paragrafo 5.1.

    Modalità d’uso

    La compressa rivestita con film deve essere inghiottita con un po’ di acqua al mattino a digiuno: le compresse non devono essere masticate o spezzate.

    Qualsiasi aggiustamento ai dosaggi superiori o inferiori deve essere effettuato solo sotto controllo medico.

    La nifedipina è altamente fotosensibile, pertanto le compresse non devono essere rotte perché la protezione dalla luce non è più assicurata. Inoltre, benchè la nifedipina sia sostanzialmente protetta dalla luce all’interno ed al di fuori della confezione, si consiglia di non esporre a lungo le compresse alla luce solare diretta.

    La protezione dall’umidità è garantita solo all’interno della confezione; le compresse dovrebbero quindi essere estratte dall’astuccio solo immediatamente prima dell’uso.

    Controindicazioni
  • altro
  • componente del prodotto
  • shock cardiovascolare
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    Interazioni
  • nifedipina
  • dopo
  • diltiazem
  • rifampicina
  • macrolidi
  • eritromicina
  • nessuno
  • interazione
  • antibiotici
  • noto
  • azitromicina
  • ritonavir
  • ketoconazolo
  • antimicotici azolici
  • fluoxetina
  • nefazodone
  • quinupristin
  • dalfopristin
  • stati condotti degli studi
  • acido valproico
  • calcio
  • cimetidina
  • antiipertensivo
  • cisapride
  • fenitoina
  • carbamazepina
  • fenobarbitale
  • ipotensivo
  • antipertensivi
  • metildopa
  • digossina
  • chinidina
  • segnalati
  • tacrolimus
  • succo di pompelmo
  • diuretici
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    Avvertenze

    Per gli effetti che la nifedipina esercita a livello delle resistenze vascolari periferiche è richiesta cautela nei pazienti con pressione sanguigna molto bassa (ipotensione grave con pressione sistolica inferiore a 90 mmHg) e risulta necessario controllare attentamente la pressione arteriosa all’inizio della terapia e fino a quando non sia stata raggiunta la posologia di mantenimento. Per lo stesso motivo la nifedipina deve essere usata con cautela nei pazienti affetti da insufficienza cardiaca congestizia conclamata, grave stenosi aortica ed in quelli in trattamento con beta–bloccanti o farmaci ipotensivi.

    La nifedipina non deve essere somministrata in gravidanza, a meno che le condizioni cliniche della donna richiedano il trattamento con nifedipina. L’uso della nifedipina deve essere limitato a donne con ipertensione grave che non rispondono alla terapia standard (vedere paragrafo 4.6). In corso di gravidanza (vedere paragrafi 4.3 "Controindicazioni" e 4.6 "Gravidanza e allattamento") in situazioni di emergenza ipertensiva, quali ad esempio l’eclampsia, il farmaco deve essere utilizzato sotto la responsabilità e lo stretto controllo del medico. È necessario un attento controllo della pressione arteriosa anche quando si somministri nifedipina in associazione a solfato di magnesio per via endovenosa, per la possibilità di un’eccessiva caduta pressoria, che può nuocere sia alla madre che al feto.

    L’impiego di nifedipina non è raccomandato durante l’allattamento al seno in quanto è stato segnalato che nifedipina viene escreta nel latte umano e non si conoscono gli effetti dell’assorbimento orale di piccole quantità di nifedipina (vedere paragrafo 4.6).

    Come per altri materiali non deformabili deve essere usata prudenza qualora si somministri Fenidina a pazienti con gravi stenosi pre–esistenti del tratto gastrointestinale, poiché possono insorgere dei sintomi ostruttivi. Eccezionalmente è possibile la formazione di bezoari che possono richiedere la terapia chirurgica.

    In singoli casi sono stati descritti sintomi ostruttivi anche senza riscontro anamnestico di disturbi gastrointestinali.

    Fenidina non deve essere usata nei pazienti portatori di tasca di Kock (ileostomia dopo proctocolectomia).

    Nel corso di indagini radiologiche (raggi X) con contrasto di bario Fenidina può dare delle immagini falsamente positive (come dei difetti di riempimento interpretabili come polipi).

    Nei pazienti con funzionalità epatica compromessa può rendersi necessario un accurato controllo e, nei casi gravi, anche una riduzione del dosaggio.

    La nifedipina viene metabolizzata tramite il sistema del citocromo P450 3A4. Tutti i farmaci che sono noti per inibire o indurre questo sistema enzimatico possono quindi modificare l’effetto di primo passaggio o la clearance della nifedipina (vedere paragrafo 4.5).

    Farmaci che sono deboli o moderati inibitori del sistema del citocromo P450 3A4 e quindi possono dare luogo ad un incremento nelle concentrazioni di nifedipina, sono ad esempio.

    – antibiotici macrolidi (ad es. eritromicina),

    – inibitori delle proteasi anti–HIV (ad es. ritonavir),

    – antimicotici azolici (ad es. ketoconazolo),

    – gli antidepressivi nefazodone e fluoxetina,

    – quinupristin/dalfopristin,

    – acido valproico,

    – cimetidina.

    In caso di somministrazione contemporanea di questi farmaci, la pressione arteriosa deve essere monitorata e, se necessario, deve essere considerata una riduzione della dose di nifedipina.

    Nei pazienti sotto dialisi, affetti da ipertensione maligna e insufficienza renale irreversibile con ipovolemia, occorre prestare attenzione in quanto si può verificare un notevole calo pressorio a causa della vasodilatazione.

    Nei rari casi in cui compare dolore in ambito toracico (talora disturbi tipo angina pectoris), deve essere consultato il medico curante. Qualora si manifesti un edema periferico in pazienti affetti da insufficienza cardiaca congestizia, occorre differenziare gli edemi dovuti alla nifedipina da quelli conseguenti ad un peggioramento della funzione ventricolare sinistra.

    Durante il trattamento di pazienti diabetici o a rischio diabetico, deve essere accuratamente controllata la glicemia; se compare iperglicemia la terapia deve essere sospesa.

    TENERE IL MEDICINALE FUORI DALLA PORTATA DEI BAMBINI

    Gravidanza

    La nifedipina è controindicata in corso di gravidanza accertata o presunta. La nifedipina non deve essere somministrata in gravidanza, a meno che le condizioni cliniche della donna richiedano il trattamento con nifedipina. L’uso della nifedipina deve essere limitato a donne con ipertensione grave che non rispondono alla terapia standard (vedere paragrafo 4.4).

    Non sono stati condotti studi adeguati e ben controllati su donne in gravidanza.

    Le informazioni disponibili sono insufficienti per escludere effetti avversi sul feto e sul neonato.

    Negli studi sugli animali la nifedipina si è dimostrata in grado di provocare effetti embriotossici, fetotossici e teratogeni nel ratto e nel coniglio, comprese le anomalie digitali. Tali anomalie sono, verosimilmente, il risultato della compromissione del flusso ematico uterino. La somministrazione del principio attivo ha comportato una varietà di effetti tossici a carico dell’embrione, della placenta e del feto come scarso sviluppo fetale (ratto, topo, coniglio), ridotte dimensioni placentari ed ipotrofia dei villi coriali (scimmia), morte degli embrioni e dei feti (ratto, topo coniglio) e prolungamento della gestazione/ridotta sopravvivenza neonatale (ratto; non valutati in altre specie). Tutti i dosaggi associati ad effetti teratogeni, embriotossici e fetotossici erano tossici per l’organismo materno e, comunque, risultavano di molte volte superiori la posologia massima indicata per l’impiego umano.

    L’evidenza clinica attualmente disponibile non ha permesso di identificare uno specifico rischio prenatale. Questo, nonostante sia stato segnalato un aumento dei casi di asfissia perinatale, parto cesareo, prematurità e ritardo di crescita intrauterina. Non è chiaro se questi riscontri siano dovuti all’ipertensione stessa, al suo trattamento o ad uno specifico effetto del farmaco.

    Allattamento

    La nifedipina viene escreta nel latte materno, ma non è attualmente noto se il trattamento in corso nella madre possa condizionare nel lattante un’azione farmacologica. Pertanto si consiglia, per motivi precauzionali, di sospendere l’allattamento materno.

    La concentrazione di nifedipina nel latte è pressoché comparabile a quella della madre in siero. Per le formulazioni a rilascio immediato, si propone di ritardare l’allattamento al seno o di non tirare il latte nelle 3 o 4 ore successive alla somministrazione del farmaco per ridurre l’esposizione del neonato alla nifedipina (vedere paragrafo 4.4).

    Fertilità

    In singoli casi di fecondazione in vitro i calcio–antagonisti come la nifedipina sono stati associati ad alterazioni biochimiche reversibili con corrispondenza della parte apicale dello spermatozoo, con possibile compromissione funzionale dello sperma.

    Nei casi di ripetuto insuccesso della fertilizzazione in vitro, non riconducibili ad altri motivi, i calcio–antagonisti come la nifedipina dovrebbero essere considerati come possibile causa.

    Effetti Collaterali

    Vengono elencate di seguito le reazioni avverse al farmaco (ADRs) segnalate nel corso degli studi clinici condotti con nifedipina verso placebo, e classificate secondo le categorie di frequenza CIOMS III (dati tratti dal database di studi clinici: nifedipina n=2.661; placebo n=1.486; status: 22 febbraio 2006 – e dati tratti dallo studio ACTION: nifedipina n=3.825; placebo n=3.840).

    Le reazioni avverse classificate come "comuni" sono state osservate con una frequenza inferiore al 3%, con l’eccezione dell’edema (9,9%) e della cefalea (3,9%).

    Le frequenze delle reazioni avverse segnalate con i prodotti a base di nifedipina sono riassunte nella tabella seguente. Nell’ambito di ogni gruppo di frequenza gli effetti indesiderati vengono presentati in ordine decrescente di gravità. Le frequenze sono definite come: comune (≥1/100 – <1/10); non comune (≥1/1.000 – <1/100) e raro (≥1/10.000 – <1/1.000). Le reazioni avverse identificate solo durante la sorveglianza post–marketing e per le quali non è stato possibile definire la frequenza sono riportate sotto "Non nota".

    Classificazione per sistema–organo (MedDRA) Comune Non comune Raro Non nota
    Patologie del sistema emolinfopoietico       Agranulocitosi, Leucopenia
    Disturbi del sistema immunitario   Reazione allergica, Edema allergico/angioedema (incluso edema della laringe ¹) Prurito, Orticaria, Eruzione cutanea Reazione anafilattica/anafilattoide
    Disturbi psichiatrici   Reazioni ansiose, disturbi del sonno    
    Disturbi del metabolismo e della nutrizione       Iperglicemia
    Patologie del sistema nervoso Cefalea Vertigini, Emicrania, Capogiri, Tremore, Insonnia, Nervosismo Parestesia/ disestesia Ipoestesia, Sonnolenza
    Patologie dell’occhio   Disturbi della vista   Dolore oculare
    Patologie cardiache   Tachicardia, Palpitazioni   Dolore toracico (angina pectoris)
    Patologie vascolari Edema, Vasodilatazione (vampate, sensazione di calore) Ipotensione, Sincope    
    Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche   Epistassi, Congestione nasale   Dispnea
    Patologie gastrointestinali Costipazione Dolori gastrointestinali e addominali, Nausea, Dispepsia; Flatulenza, Secchezza della bocca, Diarrea Iperplasia gengivale Bezoari, Disfagia, Ostruzione intestinale, Ulcera intestinale, Vomito, Insufficienza dello sfintere gastroesofageo
    Patologie epatobiliari   Aumento transitorio degli enzimi epatici   Ittero
    Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo   Eritema   Necrolisi epidermica tossica, Reazione fotoallergica, Porpora palpabile
    Patologie del sistema muscolo–scheletrico e del tessuto connettivo   Crampi muscolari, Gonfiore articolare   Artralgia, Mialgia
    Patologie renali ed urinarie   Poliuria, Disuria    
    Patologie dell’apparato riproduttivo e della mammella   Disfunzione erettile Ginecomastia  
    Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione Senso di malessere, Astenia (stanchezza) Dolore aspecifico, Brividi, Dolori alle estremità    

    ¹ = potenzialmente pericoloso per la vita

    Nei pazienti in dialisi con ipertensione maligna ed ipovolemia si può verificare, a seguito della vasodilatazione, una marcata caduta della pressione arteriosa.

    Sono stati riportati anche sintomatologia simil anginosa, edema periferico, alterazione della funzionalità epatica (colestasi intraepatica), dermatite fotosensibile.

    Occasionalmente sono stati segnalati casi di: nausea, pirosi gastrica, flatulenza, iperglicemia, congestione nasale, mal di gola, tosse, crampi muscolari, rigidità articolare, sudorazione, brivido, febbre, disturbi della sfera sessuale. In rari casi sono stati segnalati aumenti lievi o moderati di fosfatasi alcalina, LDH, SGOT, SGPT e episodi di epatite, trombocitopenia, porpora, anemia, leucopenia iperplasia gengivale.

    Con altre formulazioni di nifedipina: agranulocitosi, dermatite esfoliativa, eritromelalgia.

    Nei pazienti in dialisi con ipertensione maligna ed ipovolemia si può verificare, a seguito della vasodilatazione, una marcata caduta della pressione arteriosa.

    Segnalazione delle reazioni avverse sospette

    La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale. Agli operatori sanitari è richiesto di segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta tramite il sistema nazionale di segnalazione all’indirizzo www.agenziafarmaco.gov.it/it/responsabili.

    Eccipienti

    FENIDINA 30 MG COMPRESSE RIVESTITE CON FILM A RILASCIO MODIFICATO:

    idrossipropilmetilcellulosa 50,35 mg, polivinilpirrolidone 12,5 mg, carbossimetilcellulosa 40 mg, magnesio stearato 2 mg, silice colloidale 1 mg, talco 6,73 mg, polietilenglicole 6000 1,73 mg, simeticone 0,08 mg, titanio biossido (E 171) 0,85 mg, ferro ossido rosso (E172) 0,26 mg.

    FENIDINA 60 MG COMPRESSE RIVESTITE CON FILM A RILASCIO MODIFICATO:

    idrossipropilmetilcellulosa 93,8 mg, polivinilpirrolidone 25 mg, carbossimetilcellulosa 80 mg, magnesio stearato 4 mg, silice colloidale 2 mg, talco 12,3 mg, polietilenglicole 6000 2,3 mg, simeticone 0,11 mg, titanio biossido (E 171) 1,15 mg, ferro ossido rosso (E172) 0,34 mg.

    Conservazione

    Il principio attivo fotosensibile è sostanzialmente protetto dalla luce all’interno ed al di fuori della confezione; si consiglia tuttavia di non esporre a lungo le compresse alla luce solare diretta.

    La protezione dall’umidità è garantita solo all’interno della confezione; le compresse dovrebbero quindi essere estratte dall’astuccio solo immediatamente prima dell’uso.