Posologia
Il trattamento va possibilmente adattato alle necessità individuali in funzione della gravità della malattia e della risposta del paziente.
Nei pazienti con funzionalità epatica compromessa può rendersi necessario un accurato controllo e, nei casi gravi, anche una riduzione del dosaggio.
Salvo diversa prescrizione medica, valgono le seguenti direttive posologiche:
Adulti
1. Cardiopatia ischemica
Angina pectoris cronica–stabile (angina da sforzo): 1 compressa da 30 mg al dì.
La dose può essere gradualmente aumentata, in accordo con le esigenze individuali dei pazienti, fino ad un dosaggio massimo di 120 mg somministrato una volta al giorno, al mattino.
2. Ipertensione arteriosa
1 compressa da 30 mg al dì.
In alcuni casi è opportuno incrementare gradualmente la dose, secondo le esigenze individuali, fino ad un dosaggio massimo di 60 mg somministrato una volta al giorno, al mattino.
Modo di somministrazione
La compressa rivestita con film deve essere inghiottita con un po’ di acqua al mattino a digiuno; le compresse non devono essere masticate o spezzate.
Qualsiasi aggiustamento ai dosaggi superiori o inferiori deve essere effettuato solo sotto controllo medico.
Durata del trattamento
Secondo prescrizione del medico curante.
Si raccomanda prudenza in caso di marcata ipotensione (pressione sistolica inferiore a 90 mmHg), nei casi di manifesta insufficienza cardiaca ed in quelli di marcata stenosi aortica per gli effetti che la nifedipina esercita a livello delle resistenze vascolari periferiche; è necessario controllare attentamente la pressione arteriosa all’inizio della terapia e fino a quando non sia stata raggiunta la posologia di mantenimento. Per lo stesso motivo la nifedipina deve essere usata con cautela nei pazienti affetti da insufficienza cardiaca congestizia, ed in quelli in trattamento con b–bloccanti o farmaci ipotensivi.
Come per altri materiali non deformabili (vedere paragrafo 6.6) dovrebbe essere usata prudenza qualora si somministri Euxat a pazienti con gravi stenosi del tratto gastrointestinale poiché potrebbero insorgere dei sintomi ostruttivi: in singoli casi questi sono stati descritti anche senza riscontro anamnestico di disturbi gastrointestinali. Eccezionalmente è possibile la formazione di bezoari, che possono richiedere la terapia chirurgica. Nel corso di indagini radiologiche con contrasto di bario Euxat può dare delle immagini falsamente positive (come dei difetti di riempimento interpretabili come polipi).
Euxat non deve essere usato nei pazienti portatori di tasca di Kock (ileostomia dopo proctocolectomia).
Euxat non deve essere usato in gravidanza a meno che le condizioni cliniche delle pazienti non lo richiedano. Euxat è riservato alle donne con ipertensione grave che non rispondono a terapia standard (vedere paragrafo 4.6) In corso di gravidanza (paragrafo 4.3 "Controindicazioni"), in situazioni di emergenza ipertensiva, quali ad esempio l’eclampsia, il farmaco deve essere utilizzato sotto la responsabilità e lo stretto controllo del medico.
Non è raccomandato l’uso di Euxat durante l’allattamento perché nifedipina viene escreta nel latte materno e gli effetti dell’assorbimento orale di piccole quantità di nifedipina non sono note (vedere paragrafo 4.6). Si raccomanda particolare cautela quando si somministri nifedipina in associazione a solfato di magnesio per via endovenosa, a causa di una possibile eccessiva caduta pressoria che potrebbe nuocere sia alla madre che al feto.
Nei pazienti con funzionalità epatica compromessa può rendersi necessario un accurato controllo e, nei casi gravi, anche una riduzione del dosaggio.
La nifedipina viene metabolizzata tramite il sistema del citocromo P450 3A4. Tutti i farmaci che inibiscano o inducano questo sistema enzimatico possono quindi modificare l’effetto di primo passaggio o la clearance della nifedipina (vedere paragrafo 4.5). Farmaci deboli o moderati inibitori del sistema del citocromo P450 3A4, che quindi possono dare luogo ad un incremento nelle concentrazioni di nifedipina, sono ad esempio:
• antibiotici macrolidi (ad es. eritromicina),
• inibitori delle proteasi anti–HIV (ad es. ritonavir),
• antimicotici azolici (ad es. ketoconazolo),
• gli antidepressivi nefazodone e fluoxetina,
• quinupristin/dalfopristin,
• acido valproico,
• cimetidina.
In caso di somministrazione contemporanea di questi farmaci, la pressione arteriosa deve essere monitorata e, se necessario, deve essere considerata una riduzione della dose di nifedipina.
Nei pazienti sottoposti a dialisi, affetti da ipertensione maligna e insufficienza renale irreversibile con ipovolemia, occorre prestare attenzione in quanto si può verificare un notevole calo pressorio a causa della vasodilatazione.
Nei rari casi in cui compare dolore in ambito toracico (talora disturbi tipo angina pectoris), deve essere consultato il medico curante. Qualora si manifesti un edema periferico in pazienti affetti da insufficienza cardiaca congestizia, occorre differenziare gli edemi dovuti alla nifedipina da quelli conseguenti ad un peggioramento della funzionalità ventricolare sinistra.
Durante il trattamento di pazienti diabetici o a rischio diabetico, la glicemia deve essere accuratamente controllata; se compare iperglicemia, la terapia deve essere sospesa. Euxat non esercita comunque alcun effetto diabetogeno.
Gravidanza
Euxat non deve essere usato in gravidanza a meno che le condizioni cliniche delle pazienti non lo richiedano. Euxat è riservato alle donne con ipertensione grave che non rispondono a terapia standard (vedere paragrafo 4.4).
Non esistono studi adeguati e ben controllati nelle donne in gravidanza. Le informazioni disponibili non sono sufficienti per escludere effetti indesiderati su bambini non ancora nati o neonati.
Studi sugli animali hanno evidenziato che la nifedipina è in grado di provocare effetti embriotossici, fetotossici e teratogeni, in particolare nel ratto e nel coniglio, comprese le anomalie digitali. Tali anomalie sono, verosimilmente, il risultato della compromissione del flusso ematico uterino. La somministrazione del principio attivo ha comportato una varietà di effetti tossici a carico dell’embrione, della placenta e del feto come scarso sviluppo fetale (ratto, topo, coniglio), ridotte dimensioni placentari ed ipotrofia dei villi coriali (scimmia), morte degli embrioni e dei feti (ratto, topo, coniglio) e prolungamento della gestazione/ridotta sopravvivenza neonatale (ratto; non valutati in altre specie). Tutti i dosaggi associati ad effetti teratogeni, embriotossici e fetotossici erano tossici per l’organismo materno e, comunque, risultavano di molte volte superiori alla posologia massima indicata per l’impiego umano.
Dalle evidenze cliniche disponibili, non è stato identificato uno specifico rischio prenatale, sebbene sia stato riportato un aumento dei casi di asfissia perinatale, parto cesareo nonché ritardo di crescita intrauterina e prematurità. Non è chiaro se questi casi siano dovuti all’ipertensione sottostante, al suo trattamento o a un effetto specifico del farmaco.
Allattamento
La nifedipina è escreta nel latte materno. La concentrazione di nifedipina nel latte è quasi comparabile con quella del siero materno. Per le formulazioni a rilascio immediato, si propone di posticipare l’allattamento o l’estrazione del latte per 3 o 4 ore dopo l’assunzione del farmaco, per diminuire il rischio di esposizione del neonato alla nifedipina (vedere paragrafo 4.4).
Fertilità
In singoli casi di fertilizzazione in vitro, i calcio–antagonisti come la nifedipina sono stati associati ad alterazioni biochimiche reversibili in corrispondenza della parte apicale dello spermatozoo, con possibile alterazione funzionale dello sperma. Nei casi di ripetuto insuccesso della fertilizzazione in vitro, non riconducibili ad altri motivi, i calcio–antagonisti come la nifedipina dovrebbero essere considerati come possibile causa.
Le reazioni avverse al farmaco (ADRs) segnalate nel corso degli studi clinici condotti con nifedipina verso placebo, e classificate secondo le categorie di frequenza CIOMS III (dati tratti dal data base di studi clinici: nifedipina n = 2.661; placebo n = 1.486; status: 22 febbraio 2006 – e dati tratti dallo studio ACTION: nifedipina n = 3.825; placebo n = 3.840) sono elencate qui di seguito:
reazioni avverse classificate come "comuni" sono state osservate con una frequenza inferiore al 3%, con l’eccezione dell’edema (9,9%) e della cefalea (3,9%).
Le frequenze delle reazioni avverse segnalate con i prodotti a base di nifedipina sono riassunte nella tabella seguente. All’interno di ciascuna classe di frequenza, gli effetti indesiderati sono riportati in ordine decrescente di gravità. Le frequenze sono definite come: comune (≥ 1/100, <1/10); non comune (≥ 1/1.000, <1/100) e raro (≥ 1/10.000, < 1/1.000). Le reazioni avverse identificate solo durante la sorveglianza post–marketing e per le quali non è stato possibile definire la frequenza, sono riportate sotto "Non nota".
Classificazione per sistemi e organi (MedDRA) | Comune | Non comune | Raro | Non nota |
Patologie del sistema emolinfopoietico | Agranulocitosi Leucopenia Trombocitopenia Anemia | |||
Disturbi del sistema immunitario | Reazione allergica Edema allergico /angioedema (incl. edema laringeo*) | Prurito Orticaria Rash | Reazione anafilattica/ anafilattoide | |
Disturbi psichiatrici | Ansia Disturbi del sonno | |||
Disturbi del metabolismo e della nutrizione | Iperglicemia | |||
Patologie del sistema nervoso | Cefalea | Vertigine Emicrania Capogiro Tremore Nervosismo | Parestesia/ Disestesia | Ipoestesia Sonnolenza |
Patologie dell’occhio | Disturbi visivi | Dolore oculare | ||
Patologie cardiache | Tachicardia Palpitazioni | Dolore toracico (Angina pectoris) | ||
Patologie vascolari | Edema Vasodilatazione | Ipotensione Sincope | ||
Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche | Epistassi Congestione nasale | Dispnea Dolore orofaringeo Tosse | ||
Patologie gastrointestinali | Costipazione | Dolore gastrointestinale e addominale Nausea Dispepsia Flatulenza Secchezza delle fauci Diarrea | Iperplasia gengivale | Bezoari Disfagia Ostruzione intestinale Ulcera intestinale Vomito Insufficienza dello sfintere gastroesofageo Pirosi gastrica |
Patologie epatobiliari | Incremento transitorio degli enzimi epatici | Ittero Epatite | ||
Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo | Eritema | Necrolisi epidermica tossica (TEN) Reazione fotoallergica Porpora palpabile Sudorazione | ||
Patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo | Crampi muscolari Gonfiore articolare | Artralgia Mialgia Rigidità articolari | ||
Patologie renali e urinarie | Poliuria Disuria | |||
Patologie dell’apparato riproduttivo e della mammella | Disfunzione erettile | Disfunzione sessuale Ginecomastia | ||
Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione | Sensazione di malessere Astenia (stanchezza) | Dolore aspecifico Brividi | Iperpiressia | |
Esami diagnostici | Aumento di fosfatasi alcalina ematica Aumento della lattato deidrogenasi ematica |
* potenzialmente pericoloso per la vita
Nei pazienti in dialisi con ipertensione maligna ed ipovolemia si può verificare, a seguito della vasodilatazione, una marcata caduta della pressione arteriosa.
Segnalazione delle reazioni avverse sospette
La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale. Agli operatori sanitari è richiesto di segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta tramite il sistema nazionale di segnalazione riportato nel sito dell’Agenzia Italiana del Farmaco
Sito web: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/responsabili
Ogni compressa da 30 mg contiene:
Idrossipropilmetilcellulosa, polivinilpirrolidone, carbossimetilcellulosa, magnesio stearato, silice colloidale, talco, polietilenglicole 6000, simeticone, titanio biossido (E171), ferro ossido rosso (E172).
Ogni compressa da 60 mg contiene:
Idrossipropilmetilcellulosa, polivinilpirrolidone, carbossimetilcellulosa, magnesio stearato, silice colloidale, talco, polietilenglicole 6000, simeticone, titanio biossido (E171), ferro ossido rosso (E172).
Il principio attivo fotosensibile contenuto nella compressa è sostanzialmente protetto dalla luce sia all’interno che all’esterno della confezione.
Si consiglia tuttavia di non esporre a lungo le compresse alla luce diretta.
Internamente alla confezione, le compresse sono anche protette dall’umidità e quindi devono essere estratte dall’astuccio solo immediatamente prima dell’uso.