Secondo prescrizione medica.
Non è strettamente necessario, come nella terapia con dicumarolo, seguire con esami di laboratorio la terapia eparinica; ad ogni modo basta per il controllo determinare il tempo di coagulazione in provetta (Lee White) e non occorre la determinazione della protrombinemia.
Nei pazienti con precedenti anamnestici di reazioni allergiche è consigliabile saggiare, data l’origine animale dell’eparina, la reattività del soggetto iniettando una dose–test di 1.000 unità di eparina.
Subito dopo il parto, in caso di malattie epatiche o renali, di ipertensione, durante il periodo mestruale, nei pazienti con catetere a permanenza, l’eparina va usata con cautela.
Se in corso di trattamento con eparina sodica le prove di emocoagulazione risultassero eccessivamente prolungate, la somministrazione del farmaco va immediatamente sospesa. Data l’azione transitoria dell’eparina, le prove di emocoagulazione miglioreranno nel giro di poche ore.
Tenere il medicinale fuori della portata dei bambini.
La innocuità di impiego in gravidanza non è stata stabilita. In mancanza di dati sicuri l’eparina non deve essere usata in gravidanza.
Non è stata finora dimostrata alcuna specifica tossicità dell’eparina.
Nel punto dell’iniezione, più frequentemente se intramuscolare meno se sottocutanea profonda, l’eparina sodica può causare irritazione locale, leggero dolore, formazione di ematoma o fatti reattivi istamino–simili.
Sono stati riferiti casi di reazioni di ipersensibilità: quelle più comuni si manifestano con brividi, febbre, orticaria. Segnalati, per quanto raramente, casi di asma, riniti, lacrimazione, reazioni anafilattoidi. Pure osservati nei pazienti trattati a lungo con dosaggi elevati osteoporosi e inibizione della funzione renale; e, dopo interruzione del trattamento, inibizione dell’aldosterone, alopecia transitoria, priapismo, iperlipemia reattiva, trombocitopenia acuta reversibile.
Clorocresolo, sodio cloruro, acqua per preparazioni iniettabili.
Nessuna.