Posologia
Popolazione pediatrica
Da 8 a 20 mg/kg/die suddivisi in 3 o 4 somministrazioni a seconda della gravità dell’infezione.
Adulti
600–1200 mg/die suddivisi in 3 o 4 somministrazioni a seconda della gravità dell’infezione.
Nella terapia di mantenimento delle infezioni ginecologiche e pelviche, dopo trattamento per via endovenosa, somministrare 450 mg ogni 6 ore per 10–14 giorni.
Toxoplasmosi cerebrale in pazienti immunocompromessi: 600–1200 mg ogni 6 ore per due settimane, seguiti da 300–600 mg ogni 6 ore fino a completare il ciclo terapeutico di 8–10 settimane.
Quando la clindamicina viene associata alla pirimetamina la dose di quest’ultima è di 25–75 mg per via orale per 8–10 settimane. Con le dosi più elevate di pirimetamina si consiglia di somministrare 10–20 mg/die di acido folinico.
Polmonite da Pneumocystis jiroveci in pazienti immunocompromessi: 300–450 mg ogni 6 ore per 21 giorni associati a 15–30 mg di primachina somministrata per via orale una volta al giorno per 21 giorni.
Per evitare possibili irritazioni esofagee, le capsule di DALACIN C devono essere ingerite con un bicchiere d’acqua.
Nota: in caso di infezioni da streptococco beta–emolitico, è raccomandabile continuare il trattamento per almeno 10 giorni per diminuire la probabilità di febbre reumatica o glomerulonefrite.
In pazienti sottoposti a terapia con clindamicina sono state riportate reazioni da ipersensibilità gravi, comprese reazioni cutanee gravi come reazione da farmaci con eosinofilia e sintomi sistemici (DRESS), sindrome di Stevens–Johnson (SJS), necrolisi epidermica tossica (NET) e pustolosi esantematica acuta generalizzata (AGEP). Qualora si verifichi una reazione da ipersensibilità o una reazione cutanea grave, il trattamento con clindamicina deve essere interrotto e deve essere istituita una terapia adeguata (vedere paragrafi 4.3 e 4.8).
Il trattamento con gli antibiotici altera la normale flora del colon e porta a una crescita eccessiva di Clostridium difficile. Ciò è stato riferito con l’uso di quasi tutti gli antibiotici, compresa la clindamicina. Il Clostridium difficile produce le tossine A e B che contribuiscono allo sviluppo della diarrea associata a Clostridium difficile (CDAD) ed è una causa primaria di "colite da antibiotici". È inoltre necessaria un’attenta anamnesi poiché i casi di diarrea associata a C. difficile sono stati segnalati anche oltre due mesi dopo la somministrazione di antibiotici.
Nei pazienti che presentano diarrea dopo somministrazione di antibiotici è importante prendere in considerazione la diagnosi di CDAD. Essa può evolvere in colite, compresa la colite pseudomembranosa (vedere paragrafo 4.8), la cui gravità può variare da colite lieve a fatale. La colite è usualmente caratterizzata da grave e persistente diarrea con crampi addominali e può esservi presenza di sangue e muco nelle feci. La colite se non è diagnosticata e trattata tempestivamente può evolvere a peritonite, shock e megacolon tossico. L’esame endoscopico può rivelare colite pseudomembranosa. Se esiste un sospetto di colite si raccomanda un esame rectosigmoidoscopico. La presenza di colite può essere ulteriormente confermata dall’esame colturale delle feci per il Clostridium difficile in un media selettivo e dal saggio per la tossina del Clostridium difficile. Se si sospetta o viene confermata la presenza di diarrea da antibiotici o di colite da antibiotici, si deve interrompere il trattamento in corso con antibiotici, compresa la clindamicina, e si devono prendere immediatamente provvedimenti terapeutici adeguati. In questa situazione sono controindicati i farmaci che inibiscono la peristalsi.
Gli antiperistaltici, gli oppiacei e il difenossilato più atropina possono prolungare e/o peggiorare le condizioni.
La vancomicina è risultata efficace nel trattamento delle coliti pseudomembranose antibiotico dipendenti prodotte dal Clostridium difficile. Il dosaggio per gli adulti è da 500 mg a 2 g/die di vancomicina per via orale suddivisa in tre–quattro somministrazioni per un periodo di 7–10 giorni.
La colestiramina si lega alla tossina in vitro: però questa resina si lega anche alla vancomicina. Pertanto nel caso di somministrazione contemporanea di colestiramina e vancomicina è consigliabile somministrare ciascun farmaco ad orari diversi.
Sono stati descritti alcuni rari casi di ricaduta dopo il trattamento con vancomicina.
I dati finora disponibili mettono in luce che i pazienti anziani e/o gravemente ammalati tollerano meno bene la diarrea; qualora questi pazienti dovessero essere trattati con clindamicina occorre prestare particolare attenzione alle variazioni della frequenza dell’evacuazione.
DALACIN C capsule deve essere prescritto con cautela ad individui con anamnesi positiva per malattie gastro–intestinali, particolarmente coliti, ed agli individui atopici.
Talvolta l’uso di antibiotici può provocare lo sviluppo di germi resistenti, in particolare lieviti. Qualora dovesse manifestarsi una superinfezione intraprendere le misure terapeutiche adeguate. Durante una terapia prolungata si devono effettuare esami periodici della funzionalità epatica e renale ed esami emocromocitometrici.
Compromissione della funzionalità epatica e renale
L’emivita del farmaco è risultata solo lievemente modificata negli epatonefro pazienti. Pertanto in caso di compromissione della funzionalità epatica e renale di lieve o media gravità non è necessaria di norma una riduzione della dose che può essere richiesta nei casi di grave deterioramento della funzione del fegato e del rene. In caso di terapia prolungata si devono effettuare esami della funzionalità epatica e renale.
Non si raggiungono livelli significativi di clindamicina nel liquido cefalorachidiano, pertanto il farmaco non deve essere impiegato per il trattamento delle meningiti.
I dati sull’uso di DALACIN C in donne in gravidanza sono limitati pertanto l’uso deve essere effettuato solo se strettamente necessario (vedere paragrafo 4.6).
Informazioni importanti su alcuni eccipienti:
Il medicinale contiene lattosio. I pazienti affetti da rari problemi ereditari di intolleranza al galattosio, da deficit di lattasi o da un malassorbimento di glucosio–galattosio non devono assumere questo medicinale.
Gravidanza
Gli studi sulla tossicità riproduttiva condotti su ratti e conigli a seguito di somministrazione per via orale e sottocutanea non hanno mostrato segni di compromissione della fertilità o di danni al feto causati dalla clindamicina, se non a dosi tali da indurre tossicità nella madre. Non sempre gli studi sulla riproduzione negli animali sono predittivi della risposta nella specie umana.
Nella specie umana la clindamicina attraversa la placenta. Dopo dosi ripetute, le concentrazioni nel liquido amniotico sono risultate pari al 30% circa delle concentrazioni nel sangue materno.
Negli studi clinici su donne in gravidanza, la somministrazione sistemica di clindamicina nel secondo e nel terzo trimestre non è risultata associata a un aumento della frequenza di anomalie congenite. Non esistono studi adeguati e ben controllati su donne nel primo trimestre di gravidanza.
In gravidanza la clindamicina deve essere utilizzata solo se strettamente necessaria.
Allattamento
La clindamicina somministrata per via orale e parenterale è stata rinvenuta nel latte materno in concentrazioni comprese tra 0,7 e 3,8 mcg/ml. A causa delle possibili reazioni avverse serie nei lattanti, le donne che allattano non devono assumere la clindamicina.
Fertilità
Gli studi sulla fertilità nei ratti trattati con clindamicina per via orale non hanno mostrato effetti sulla fertilità o sulla capacità riproduttiva.
La seguente tabella presenta le reazioni avverse individuate attraverso gli studi clinici e la sorveglianza post–marketing, ordinate in base alla classificazione per sistemi e organi e alla frequenza. I gruppi di frequenza sono definiti in base alla seguente convenzione: molto comune (≥1/10); comune (≥1/100, <1/10); non comune (≥1/1.000, <1/100); raro (≥1/10.000, <1/1.000); molto raro (<1/10.000); non nota (la frequenza non può essere definita sulla base dei dati disponibili). All’interno di ogni gruppo di frequenza gli effetti indesiderati vengono presentati in ordine decrescente di gravità.
Classificazione per sistemi e organi | Molto comune ≥1/10 | Comune ≥1/100, <1/10 | Non comune ≥1/1.000, <1/100 | Raro ≥1/10.000, <1/1.000 | Molto raro <1/10.000 | Non nota (la frequenza non può essere definita sulla base dei dati disponibili) | |||||||
Infezioni ed infestazioni | Colite pseudomembranosa* (vedere paragrafo 4.4) | Colite da Clostridium difficile*, Infezione della vagina* | |||||||||||
Patologie del sistema emolinfopoietico | Agranulocitosi*, Neutropenia*, Trombocitopenia*, Leucopenia*, Eosinofilia | ||||||||||||
Disturbi del sistema immunitario | Shock anafilattico*, Reazione anafilattoide*, Reazione anafilattica*, Ipersensibilità* | ||||||||||||
Patologie del sistema nervoso | Disgeusia | ||||||||||||
Patologie gastrointestinali | Diarrea, Dolore addominale | Vomito, Nausea | Ulcera esofagea*, Esofagite* | ||||||||||
Patologie epatobiliari | Ittero* | ||||||||||||
Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo | Esantema maculo– papulare, Orticaria | Necrolisi epidermica tossica (TEN)*, Sindrome di Stevens – Johnson (SJS)*, Reazione da farmaci con eosinofilia e sintomi sistemici (DRESS)*, Pustolosi esantematica acuta generalizzata(AGE P)*, Angioedema*, Dermatite esfoliativa*, Dermatite bollosa*, Eritema multiforme, Prurito, Esantema, morbilliforme* | |||||||||||
Esami diagnostici | Parametri di funzionalità epatica anormali |
*Reazioni avverse individuate nell’esperienza post–immissione in commercio.
Segnalazione delle reazioni avverse sospette
La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale.
Agli operatori sanitari è richiesto di segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta tramite il sistema nazionale di segnalazione all’indirizzo: www.agenziafarmaco.gov.it/it/responsabili.
Magnesio stearato, talco, amido di mais, lattosio monoidrato;
costituenti della capsula: titanio diossido, gelatina.
Non conservare a temperatura superiore ai 25° C.