Dalacin c fosfato (Pfizer italia srl)

Soluzione iniettabile 1f 4ml 600mg

da5.60 €
Principio attivo:Clindamicina fosfato
Gruppo terapeutico:Macrolidi, lincosamidi e streptogramine
Tipo di farmaco:Farmaco etico
Rimborsabilità:A
Ricetta:Rr - ripetibile 10v in 6mesi
GlucosioNon presente
GlutineNon presente
LattosioNon presente



FOGLIETTO ILLUSTRATIVO
Indicazioni terapeutiche
  • stafilococchi
  • streptococchi
  • pneumococchi
  • infezioni ginecologiche
  • Leggi l'intera sezione del foglietto
    Posologia

    La posologia e la via di somministrazione devono essere determinate dalla gravità dell’infezione, dalle condizioni del paziente e dalla sensibilità del microrganismo responsabile.

    Posologia

    Adulti:

    Somministrazione per via intramuscolare profonda o per fleboclisi.

    Infezioni gravi da cocchi aerobi gram–positivi e anaerobi più sensibili (generalmente non sono inclusi il Bacteroides fragilis, i Peptococchi ed i Clostridi diversi dal Clostridium perfringens): 600–1200 mg/die suddivisi in due, tre o quattro somministrazioni.

    Infezioni gravissime, particolarmente quelle dovute ad accertato o sospetto Bacteroides fragilis, Peptococchi o Clostridi diversi dai Clostridium perfringens: 1200–2700 mg/die suddivisi in due, tre o quattro somministrazioni.

    Questi dosaggi, se il caso lo richiede, possono essere aumentati fino a 4800 mg/die da somministrare per flebo in quelle infezioni che possono compromettere la vita del paziente.

    Non somministrare per via intramuscolare dosi singole superiori a 600 mg.

    DALACIN C Fosfato non deve essere iniettato per via endovenosa sotto forma di bolo non diluito, ma deve essere infuso in un periodo di almeno 10–60 minuti.

    Il farmaco può essere somministrato per la prima volta mediante fleboclisi rapida e successivamente mediante fleboclisi lenta secondo lo schema seguente.

    Per mantenere concentrazioni ematiche di clindamicina superiori a: iniziare con fleboclisi rapida di: indi continuare con:
    4 mcg/ml 10 mg/min per 30’ 0,75 mg/min
    5 mcg/ml 15 mg/min per 30’ 1,00 mg/min
    6 mcg/ml 20 mg/min per 30’ 1,25 mg/min

    Nella malattia infiammatoria pelvica: 900 mg ogni 8 ore per via endovenosa in associazione ad un appropriato antibiotico attivo sugli aerobi gram negativi. Continuare la terapia per almeno 4 giorni e, comunque, per 48 ore dopo che si è osservato un miglioramento nella paziente.

    Continuare la terapia con clindamicina orale (DALACIN C) al dosaggio di 450 mg ogni 6 ore fino a completare il ciclo terapia (10–14 giorni).

    Toxoplasmosi cerebrale in pazienti immunodeficenti ad alto rischio: 600–1200 mg di clindamicina fosfato per via endovenosa o di clindamicina cloridrato per via orale ogni 6 ore per due settimane, seguiti da 300–600 mg di clindamicina cloridrato per via orale ogni 6 ore fino a completare il ciclo terapeutico di 8–10 settimane.

    Quando la clindamicina viene associata alla pirimetamina la dose di quest’ultima è di 25–75 mg per via orale per 8–10 settimane. Con le dosi più elevate di pirimetamina si consiglia di somministrare 10–20 mg/die di acido folinico.

    Polmonite da Pneumocystis jiroveci in pazienti immunodeficenti ad alto rischio: clindamicina fosfato per via endovenosa 600 mg ogni 6 ore o 900 mg ogni 8 ore oppure 300–450 mg di clindamicina cloridrato per via orale ogni 6 ore somministrate per 21 giorni e 15–30 mg di primachina somministrata per via orale una volta al giorno per 21 giorni.

    Popolazione pediatrica

    Al di sopra dei due anni di età, somministrazione per via intramuscolare profonda o per fleboclisi.

    Infezioni gravi: 15–25 mg/kg/die suddivisi in 3–4 somministrazioni.

    Infezioni gravissime: 25–40 mg/kg/die suddivisi in 3–4 somministrazioni.

    Il dosaggio da somministrare ai bambini può, in alternativa, essere valutato in base alla superficie corporea: 350 mg/m²/die per le infezioni gravi e 450 mg/m²/die per le infezioni gravissime.

    Se si dovesse manifestare una grave diarrea, sospendere l’antibiotico.

    La terapia per via parenterale può essere sostituita da quella orale (capsule) quando le condizioni migliorano e a discrezione del medico. In caso di infezioni da streptococco beta–emolitico, continuare il trattamento per almeno 10 giorni.

    Modo di somministrazione

    Diluizione e velocità di somministrazione

    Non somministrare per via intramuscolare dosi singole superiori a 600 mg. La concentrazione di clindamicina nel diluente per infusione non deve superare 18 mg/ml e la velocità di infusione non deve superare 30 mg al minuto. La somministrazione di DALACIN C Fosfato mediante fleboclisi va effettuata secondo lo schema seguente:

    Dose Diluire in Tempo di somministrazione
    300 mg 50 ml 10 minuti
    600 mg 50 ml 20 minuti
    900 mg 50 –100 ml 30 minuti
    1200 mg 100 ml 40 minuti

    Si raccomanda di non somministrare più di 1200 mg in una singola infusione della durata di un’ora.

    Compatibilità

    DALACIN C Fosfato è risultato fisicamente e chimicamente compatibile per almeno 24 ore, in soluzioni iniettabili di destrosio al 5% e cloruro di sodio 0,9% contenente i seguenti antibiotici nelle concentrazioni comunemente impiegate: amikacina, aztreonam, cefamandolo, cefazolina, cefotaxima, cefoxitina, ceftazidima, ceftizoxima, gentamicina, netilmicina, piperacillina e tobramicina.

    La compatibilità e la durata di stabilità delle miscele di farmaci variano in funzione della concentrazione e di altre condizioni.

    È invece incompatibile con ampicillina, difenilidantoina, barbiturici, aminofillina, solfato di magnesio e gluconato di calcio (vedere paragrafo 6.2).

    Controindicazioni
  • clindamicina
  • lincomicina
  • allattamento
  • prematuri
  • neonati
  • bambini
  • Leggi l'intera sezione del foglietto
    Interazioni
  • vitamina
  • clindamicina
  • warfarin
  • tubocurarina
  • pancuronio
  • metronidazolo
  • gentamicina
  • lincomicina
  • zidovudina
  • Leggi l'intera sezione del foglietto
    Avvertenze

    In pazienti sottoposti a terapia con clindamicina sono state riportate reazioni da ipersensibilità gravi, comprese reazioni cutanee gravi come reazione da farmaci con eosinofilia e sintomi sistemici (DRESS), sindrome di Stevens–Johnson (SJS), necrolisi epidermica tossica (NET) e pustolosi esantematica acuta generalizzata (AGEP). Qualora si verifichi una reazione da ipersensibilità o una reazione cutanea grave, il trattamento con clindamicina deve essere interrotto e deve essere istituita una terapia adeguata (vedere paragrafi 4.3 e 4.8).

    DALACIN C Fosfato soluzione iniettabile contiene alcool benzilico (9,45 mg/ml) come conservante. L’impiego dell’alcool benzilico è stato associato a reazioni avverse gravi, inclusa la "gasping sindrome" e il decesso in pazienti pediatrici, in particolare nei prematuri e neonati. Nonostante le normali dosi terapeutiche del prodotto trasportino in genere quantità di alcool benzilico sostanzialmente inferiori a quelle associate alla "gasping sindrome", non è nota la quantità di alcool benzilico alla quale si può manifestare la tossicità.

    Il rischio di tossicità da alcool benzilico dipende dalla quantità somministrata e dalla capacità epatica di eliminare la sostanza. Nei neonati prematuri e sottopeso può esservi maggiore probabilità di sviluppare tossicità. L’alcool benzilico può causare reazioni tossiche e anafilattiche in neonati e bambini fino ai 3 anni di età (vedere paragrafo 4.3).

    L’impiego della clindamicina deve essere riservato ai pazienti allergici alla penicillina o a pazienti per i quali, a giudizio del medico, la penicillina non sia indicata.

    Per la possibilità di coliti, il medico prima di prescrivere la clindamicina, deve valutare la natura dell’infezione e la possibilità di impiego di farmaci meno tossici.

    Il trattamento con gli antibiotici altera la normale flora del colon e porta a una crescita eccessiva di Clostridium difficile. Ciò è stato riferito con l’uso di quasi tutti gli antibiotici, compresa la clindamicina. Il Clostridium difficile produce le tossine A e B che contribuiscono allo sviluppo della diarrea associata a Clostridium difficile (CDAD) ed è una causa primaria di "colite da antibiotici".

    È necessaria un’attenta anamnesi poiché i casi di diarrea associata a C. difficile sono stati segnalati anche oltre due mesi dopo la somministrazione di antibiotici.

    Nei pazienti che presentano diarrea dopo somministrazione di antibiotici è importante prendere in considerazione la diagnosi di CDAD. Essa può evolvere in colite, compresa la colite pseudomembranosa (vedere paragrafo 4.8), la cui gravità può variare da colite lieve a fatale. La colite è usualmente caratterizzata da grave e persistente diarrea con crampi addominali e può esservi presenza di sangue e muco nelle feci. La colite se non è diagnosticata e trattata tempestivamente può evolvere a peritonite, shock e megacolon tossico. L’esame endoscopico può rivelare colite pseudomembranosa. Se esiste un sospetto di colite si raccomanda un esame rectosigmoidoscopico. La presenza di colite può essere ulteriormente confermata dall’esame colturale delle feci per il Clostridium difficile in un media selettivo e dal saggio per la tossina del C. difficile. Se si sospetta o viene confermata la presenza di diarrea da antibiotici o di colite da antibiotici, si deve interrompere il trattamento in corso con antibiotici, compresa la clindamicina, e si devono prendere immediatamente provvedimenti terapeutici adeguati. In questa situazione sono controindicati i farmaci che inibiscono la peristalsi.

    Gli antiperistaltici, gli oppiacei e il difenossilato più atropina possono prolungare e/o peggiorare le condizioni.

    La vancomicina è risultata efficace nel trattamento delle coliti pseudomembranose antibiotico–dipendenti prodotte dal Clostridium difficile. Il dosaggio per gli adulti è da 500 mg a 2 g/die di vancomicina per via orale suddivisa in tre–quattro somministrazioni per un periodo di 7–10 giorni.

    La colestiramina si lega alla tossina in vitro: però questa resina si lega anche alla vancomicina. Pertanto nel caso di somministrazione contemporanea di colestiramina e vancomicina è consigliabile somministrare ciascun farmaco ad orari diversi.

    Sono stati descritti alcuni rari casi di ricaduta dopo trattamento con vancomicina.

    I dati finora disponibili mettono in luce che i pazienti anziani e/o gravemente ammalati tollerano meno bene la diarrea; qualora questi pazienti dovessero essere trattati con clindamicina occorre prestare particolare attenzione alle variazioni della frequenza dell’evacuazione.

    DALACIN C Fosfato deve essere prescritto con cautela ad individui con anamnesi positiva per malattie gastro–intestinali, particolarmente coliti, ed agli individui atopici.

    Talvolta l’uso di antibiotici può provocare lo sviluppo di germi resistenti, in particolare lieviti. Qualora dovesse manifestarsi una superinfezione intraprendere le misure terapeutiche adeguate. Durante una terapia prolungata si devono effettuare esami periodici della funzionalità epatica e renale ed esami emocromocitometrici.

    Compromissione della funzionalità epatica e renale

    L’emivita del farmaco è risultata solo lievemente modificata negli epatonefro pazienti. Pertanto in caso di compromissione della funzionalità epatica e renale di lieve o media gravità non è necessaria di norma una riduzione della dose che può essere richiesta nei casi di grave deterioramento della funzione del fegato e del rene. In caso di terapia prolungata si devono effettuare esami della funzionalità epatica e renale.

    Poiché la clindamicina non diffonde adeguatamente nel liquido cefalorachidiano il farmaco non deve essere impiegato per il trattamento delle meningiti.

    I dati sull’uso di Dalacin C fosfato in donne in gravidanza sono limitati pertanto l’uso deve essere effettuato solo se strettamente necessario (vedere paragrafo 4.6)

    Informazioni importanti su alcuni eccipienti:

    Il medicinale contiene meno di 1 mmol (23 mg) di sodio per dose, cioè è praticamente "senza sodio".

    Il medicinale contiene alcol benzilico (vedere paragrafo 4.3, inizio paragrafo 4.4, paragrafo 4.6)

    Gravidanza

    Gravidanza

    Gli studi sulla tossicità riproduttiva condotti su ratti e conigli a seguito di somministrazione per via orale e sottocutanea non hanno mostrato segni di compromissione della fertilità o di danni al feto causati dalla clindamicina, se non a dosi tali da indurre tossicità nella madre. Non sempre gli studi sulla riproduzione negli animali sono predittivi della risposta nella specie umana.

    Nella specie umana la clindamicina attraversa la placenta. Dopo dosi ripetute, le concentrazioni nel liquido amniotico sono risultate pari al 30% circa delle concentrazioni nel sangue materno.

    Negli studi clinici su donne in gravidanza, la somministrazione sistemica di clindamicina nel secondo e nel terzo trimestre non è risultata associata a un aumento della frequenza delle anomalie congenite. Non esistono studi adeguati e ben controllati su donne nel primo trimestre di gravidanza.

    In gravidanza la clindamicina deve essere utilizzata solo se strettamente necessaria (vedere paragrafo 4.4).

    L’alcol benzilico può attraversare la placenta.

    Allattamento

    La clindamicina somministrata per via orale e parenterale è stata rinvenuta nel latte materno in concentrazioni comprese tra 0,7 e 3,8 mcg/ml. A causa delle possibili reazioni avverse serie nei bambini allattati al seno, le donne che allattano non devono assumere la clindamicina.

    Fertilità

    Gli studi sulla fertilità nei ratti trattati con clindamicina per via orale non hanno mostrato effetti sulla fertilità o sulla capacità riproduttiva.

    Effetti Collaterali

    La seguente tabella presenta le reazioni avverse individuate attraverso gli studi clinici e la sorveglianza post–marketing, ordinate in base alla classificazione per sistemi e organi e alla frequenza. I gruppi di frequenza sono definiti in base alla seguente convenzione: molto comune (≥1/10); comune (≥1/100 e <1/10); non comune (≥1/1.000 e <1/100); raro (≥1/10.000 e <1/1.000); molto raro (<1/10.000); non nota (la frequenza non può essere definita sulla base dei dati disponibili). All’interno di ogni gruppo di frequenza gli effetti indesiderati vengono presentati in ordine decrescente di gravità.

    Classificazione per sistemi e organi Molto comune ≥1/10 Comune ≥1/100 e <1/10 Non comune ≥1/1.000 e <1/100 Raro ≥1/10.000 e <1/1.000 Molto raro <1/10.000 Non nota (la frequenza non può essere definita sulla base dei dati disponibili)
    Infezioni ed infestazioni   Colite pseudomembranosa* (vedere paragrafo 4.4)       Colite da Clostridium difficile* Infezione della vagina*
    Patologie del sistema emolinfopoietico           Agranulocitosi* Neutropenia* Trombocitopenia* Leucopenia* Eosinofilia
    Disturbi del sistema immunitario           Shock anafilattico* Reazione anafilattoide* Reazione anafilattica* Ipersensibilità*
    Patologie del sistema nervoso     Disgeusia      
    Patologie cardiache     Arresto cardio–respiratorio§      
    Patologie vascolari   Tromboflebite Ipotensione§      
    Patologie gastrointestinali     Diarrea Nausea     Dolore addominale Vomito
    Patologie epatobiliari           Ittero*
    Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo   Esantema maculo–papulare Orticaria Eritema multiforme Prurito     Necrolisi epidermica tossica (TEN)* Sindrome di Stevens–Johnson (SJS)* Reazione da farmaci con eosinofilia e sintomi sistemici (DRESS)* Pustolosi esantematica acuta generalizzata (AGEP)* Angioedema* Dermatite esfoliativa* Dermatite bollosa* Esantema morbilliforme*
    Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione     Dolore Ascesso in sede di iniezione     Irritazione in sede di iniezione*
    Esami diagnostici   Parametri di funzionalità epatica anormali        

    *Reazioni avverse individuate nell’esperienza post–immissione in commercio

    §Rari casi sono stati segnalati dopo una somministrazione endovenosa troppo rapida (vedere paragrafo 4.2)

    Segnalazione delle reazioni avverse sospette

    La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale. Agli operatori sanitari è richiesto di segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta tramite il sistema nazionale di segnalazione all’indirizzo: www.agenziafarmaco.gov.it/it/responsabili.

    Eccipienti

    Alcool benzilico, bisodio edetato, acqua per preparazioni iniettabili.

    Conservazione

    Nessuna istruzione particolare.