La dose ottimale di Calcitriolo deve essere attentamente determinata in ciascun paziente.
L’efficacia di una terapia a base di calcitriolo si basa sul presupposto che ciascun paziente riceva un appropriato ed adeguato apporto giornaliero di calcio.
La dose iniziale di Calcitriolo consigliata, in relazione alla gravità dell’ipocalcemia e/o dell’iperparatiroididmo secondario, va da 1,0 mcg (0,02 mcg/kg) a 2,0 mcg somministrati 3 volte la settimana a giorni alterni.
Sono state tuttavia impiegate dosi iniziali che vanno da 0,5 mcg fino a 4,0 mcg 3 volte la settimana.
Calcitriolo Hospira è usato solo per iniezione intravenosa. Il Calcitriolo HOSPIRA è di norma somministrato in bolo per via endovenosa alla fine del trattamento di emodialisi. Se non viene riscontrata una risposta soddisfacente nei parametri biochimici e nelle manifestazioni cliniche dello stato della malattia, il dosaggio può essere aumentato; l’incremento della dose può variare da 0,5 mcg a 1 mcg ad intervalli di 2–4 settimane.
Sono stati impiegati incrementi di dosaggio da 0,25 mcg a 2 mcg per volta e sono state raggiunte dosi massime fino a 8 mcg 3 volte la settimana.
Durante questo periodo di titolazione, i livelli sierici di calcio e fosforo vanno controllati almeno 2 volte la settimana; nel caso si manifesti ipercalcemia o il prodotto calcio/fosforo (Ca x P) sia superiore a 70 mg² / dl², la somministrazione del farmaco dovrà essere immediatamente sospesa fino a quando non siano stati ripristinati i valori normali di questi parametri.
Successivamente la terapia deve riiniziare ad un dosaggio più basso. Può essere necessario ridurre le dosi di Calcitriolo al ridursi dei livelli di PTH (ormone paratiroideo o paratormone) in risposta alla terapia.
La soluzione di calcitriolo si presenta come soluzione limpida, con una colorazione che può variare da incolore a gialla. Questa eventuale variazione di colore non influisce sull’attività terapeutica del prodotto che rimane valida per tutto il periodo indicato sulla confezione.
Uso in pediatria:
Non è stata dimostrata la sicurezza e l’efficacia del Calcitriolo in pediatria.
I prodotti farmaceutici per uso parenterale, devono essere ispezionati visivamente prima della somministrazione per l’eventuale presenza di particelle sospese o imbrunimento del prodotto.
Gettare la quantità di farmaco rimasta inutilizzata.
Un eccessivo dosaggio di Calcitriolo può indurre ipercalcemia, pertanto nella fase iniziale del trattamento durante la determinazione ottimale del dosaggio, i livelli sierici di calcio e fosforo dovranno essere controllati almeno due volte la settimana. Qualora dovesse comparire ipercalcemia, la somministrazione del farmaco dovrà essere immediatamente sospesa.
Vi è una stretta correlazione tra il trattamento con calcitriolo e lo sviluppo di ipercalcemia.
Un brusco aumento dell’apporto di calcio a seguito di variazione della dieta (ad esempio per un aumentato consumo di latte e suoi derivati) oppure un’ ingestione non controllata di preparati a base di calcio possono scatenare una ipercalcemia. I pazienti e i loro familiari devono essere avvisati che è necessario seguire scrupolosamente la dieta prescritta e devono essere istruiti sui sintomi di riconoscimento dell’ipercalcemia.
Non appena i livelli di calcio nel siero aumentano di 1 mg/100 ml (250 mcmol/l) al di sopra dei valori normali (9–11 mg/100 ml, oppure 2250–2750 mcmol/l), o la creatinina sierica aumenta > 120 mcmol/l, il trattamento con calcitriolo deve essere immediatamente sospeso fino a ripristino dei normali valori di calcemia (vedere paragrafo 4.2 Posologia e modo di somministrazione).
I pazienti immobilizzati, come quelli sottoposti a intervento chirurgico, sono particolarmente esposti al rischio di ipercalcemia.
Il calcitriolo aumenta i livelli di fosfato inorganico nel siero.
Nei pazienti con ipofosfatemia ciò è auspicabile, mentre per il rischio di calcificazione ectopica, è necessario prestare attenzione a ciò nei pazienti con insufficienza renale.
In questi casi, il livello plasmatico del fosfato deve essere tenuto nei livelli normali (2–5 mg/100 ml o 0,65–1,62 mmol/l) tramite la somministrazione orale di farmaci leganti il fosfato e una dieta a basso contenuto di fosfato.
Il risultato ottenuto moltiplicando il valore della calcemia per quello della fosfatemia (Ca x P) non deve superare i 70 mg² / dl².
I pazienti con rachitismo resistente alla vitamina D (ipofosfatemia familiare) trattati con Calcitriolo Hospira devono continuare la loro terapia orale di fosfato.
Tuttavia, la possibile stimolazione dell’assorbimento intestinale di fosfato da parte di
Calcitriolo Hospira deve essere presa in considerazione in quanto questo effetto può modificare il fabbisogno del supplemento di fosfato.
Essendo il calcitriolo il metabolita più efficace disponibile della vitamina D, non deve essere prescritto nessun altro preparato a base di vitamina D durante il trattamento con Calcitriolo Hospira, assicurandosi quindi di evitare lo sviluppo di ipervitaminosi D.
Qualora nel paziente l’ergocalciferolo (vitamina D2) fosse sostituito con calcitriolo, possono essere richiesti parecchi mesi prima che il livello di ergocalciferolo nel sangue ritorni ai valori basali (vedere paragrafo 4.9 Sovradosaggio).
Nei pazienti con fuzionalità renale normale trattati con Calcitriolo Hospira deve essere evitata la disidratazione. Deve essere assicurato un appropriato apporto di fluidi.
Nei pazienti con funzionalità renale nella norma, l’ipercalcemia cronica potrebbe essere associata a un aumento della creatinina sierica.
Se nei pazienti trattati con calcitriolo i livelli di paratormone (PTH) sierico scendono sotto i livelli raccomandati (da 1,5 a 3 volte il limite superiore di normalità) la dose di calcitriolo dovrebbe essere ridotta o la terapia interrotta. Se il PTH scende a livelli anormali, si può sviluppare una malattia adinamica dell’osso. Nell’impossibilità di eseguire biopsia ossea, i livelli di PTH possono essere utilizzati come indice di turnover osseo.
L’interruzione del trattamento con il calcitriolo può comportare un effetto rebound. Per raggiungere una dose di mantenimento, si consiglia una titolazione verso il basso.
Il Calcitriolo dovrà essere somministrato con cautela in pazienti che assumono digitalici, in quanto una eventuale ipercalcemia indotta può aggravare l’aritmia cardiaca.
Si dovrà consigliare al paziente di attenersi alle istruzioni relative al regime dietetico e all’assunzione di calcio e di evitare l’uso di farmaci non prescritti, inclusi gli antiacidi contenenti magnesio.
Devono essere controllati periodicamente i livelli sierici di calcio, fosforo, magnesio e fosfatasi alcalina e il calcio e il fosforo urinario delle 24 ore.
La perdita di tessuto osseo può essere eccessiva ed eccedere il 5% all’anno nell’immediato periodo post–trapianto. La terapia con Calcitriolo nel trattamento post–trapianto non è documentata.
Non ci sono sufficienti dati riguardanti il trattamento di calcitriolo dell’osteoporosi post–menopausa.
Poiché il calcitriolo è il più potente metabolita disponibile della vitamina D, durante il trattamento si deve evitare l’assunzione concomitante di vitamina D o dei suoi derivati.
Il sovradosaggio di vitamina D è pericoloso. In tale evenienza infatti, l’ipercalcemia indotta può essere così grave da richiedere interventi di emergenza.
L’ipercalcemia cronica può portare a calcificazioni vascolari generalizzate, nefrocalcinosi di altri tessuti molli.
Valutazioni radiologiche di regioni anatomiche sospette possono risultare utili per una diagnosi precoce di tali condizioni.
Durante il controllo dei livelli sierici del fosforo nei pazienti dializzati non si dovrebbero somministrare chelanti del fosforo contenenti alluminio.
Informazioni importanti su alcuni eccipienti
Questo medicinale contiene 1,743 mmol (o 40,08 mg) di sodio per dose massima. Da tenere in considerazione in persone che seguono una dieta a basso contenuto di sodio.
Non sono stati condotti studi adeguati su donne in gravidanza.
Nei feti di coniglie gravide dopo dosaggio orale di vitamina D molto vicino a quelli letali è stata riportata stenosi aortica sopravalvolare. Non vi è alcuna evidenza che possa suggerire che la vitamina D nell’uomo sia teratogena anche per le alte dosi. Calcitriolo Hospira deve essere impiegato durante la gravidanza solo se i benefici superano il potenziale rischio sul feto.
Deve essere assunto che il calcitriolo esogeno passa nel latte materno. Alla luce del potenziale rischio di ipercalcemia nella madre e delle reazioni avverse secondarie a Calcitriolo Hospira nei neonati allattati al seno, le madri possono allattare mentre assumono Calcitriolo Hospira a condizione che i livelli di calcio sierico della madre e del neonato vengano monitorati.
E’ stata segnalata la possibilità di comparsa di un dolore lieve e/o occasionale all’iniezione di calcitriolo.
Sono stati osservati, inoltre, rari casi di reazioni di ipersensibilità al farmaco inclusa anafilassi ed arrossamento localizzato nel punto dell’iniezione.
I segni ed i sintomi di intossicazione da vitamina D associata ad ipercalcemia sono:
1. Fase iniziale
Debolezza, sonnolenza, cefalea, vomito, nausea, secchezza della bocca, stipsi, dolori muscolari, dolori alle ossa e sapore metallico.
2. Fase avanzata
Poliuria, polidipsia, anoressia, perdita di peso, enuresi notturna, congiuntivite (calcifica), pancreatite, fotofobia, rinorrea, prurito, ipertermia, diminuzione della libido, ALT e AST elevati, calcificazione ectopica, ipertensione, nefrocalcinosi, nefrolitiasi, ipercolesterolemia, iperazotemia, albuminuria e raramente psicosi manifeste.
In una prova clinica eseguita su un numero consistente di pazienti con iperparatiroidismo secondario, trattato con calcitriolo (130 pazienti, dosi 1 mcg, oppure 1,5 mcg, oppure 2 mcg tre volte al giorno alla fine della dialisi), sono state riscontrate le seguenti frequenze e tipologie di effetti indesiderati:
• 74 eventi pari all’80% di tutti gli eventi, consistenti in ipercalcemia e disturbi correlati (prurito, irritabilità, insonnia, congestione congiuntivale). Tali eventi erano più numerosi nei pazienti trattati con calcitriolo a due dosi più alte (27/46 e 29/47 pazienti rispettivamente) che non nel gruppo trattato con la dose minore (7/43) ed in quello con placebo (1/21).
• Alterazione dei parametri sierici biochimici (elevazione del fosforo e/o del calcio) in 1 paziente del gruppo placebo (1 episodio), in 4 pazienti (4 episodi) del gruppo trattato con calcitriolo ad 1 mcg, in 3 pazienti (5 episodi) del gruppo trattato con calcitriolo a 1,5 mcg ed in 9 pazienti (11 episodi) del gruppo trattato con calcitriolo a 2 mcg.
Studi clinici
Siccome il calcitriolo esercita gli effetti della vitamina D, gli eventi avversi che possono manifestarsi possono essere molto simili a quelli riscontrati quando si assumono dosi elevate di vitamina D, ad esempio, sindrome da ipercalcemia o intossicazione da calcio (a seconda della gravità e durata della ipercalcemia). (vedere paragrafo 4.2 "Posologia e modo di somministrazione", e paragrafo 4.4 "Avvertenze speciali e precauzioni d’impiego").
Gli effetti avversi elencati sotto sono derivati dagli studi sul calcitriolo e dall’esperienza post– marketing.
L’effetto avverso riportato più comunemente è stata ipercalcemia.
Le ADR elencate nella tabella 1 sono presentate secondo la classificazione per sistemi, organi, classe e frequenza, definite utilizzando la seguente convenzione: Molto comune (≥ 1/10), comune (≥ 1/100, <1/10); non comuni (≥ 1/1.000 a <1/100), raro (≥ 1/10.000 a <1/1.000), molto rari (<1/10.000), non nota (non può essere definita sulla base dei dati disponibili). All’interno di ciascuna classe di frequenza, gli effetti indesiderati sono riportati in ordine decrescente di gravità.
Tabella 1 Sintesi delle ADR che si verificano nei pazienti trattati con calcitriolo
Classificazione per sistemi e organi | Molto comune | Comune | Non comune | Non nota | |
Disturbi del Sistema Immunitario | Ipersensibilità, Orticaria | ||||
Disturbi del Metabolismo e della Nutrizione | Ipercalcemia | Diminuzione dell’appetito | Polidipsia, disidratazione, diminuzione del peso | ||
Disturbi Psichiatrici | Apatia | ||||
Patologie del Sistema Nervoso | Cefalea | Debolezza muscolare, disturbi sensoriali | |||
Patologie Gastrointestinali | Dolore addominale, Nausea | Vomito | Costipazione, Dolore addominale alto | ||
Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo | Eruzione cutanea | Eritema, Prurito | |||
Patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo | Ritardo della crescita | ||||
Patologie Renali e Urinarie | Infezioni del tratto urinario | Poliuria | |||
Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione | Calcinosi, Piressia, Sete | ||||
Esami diagnostici | Aumento della creatinina del sangue |
Nei pazienti con funzionalità renale nella norma, l’ipercalcemia cronica può essere associata a aumento della creatinina sierica. Dal momento che il calcitriolo esercita l’attività della vitamina D, possono insorgere effetti avversi che sono simili a quelli osservati quando si assume una dose eccessiva di vitamina D, ad es. sindrome ipercalcemica o intossicazione da calcio (a seconda della gravità e della durata dell’ipercalcemia), (vedi paragrafo 4.2 Posologia e metodi di somministrazione e paragrafo 4.4 Avvertenze speciali e precauzioni di impiego). Sintomi acuti occasionali includono diminuzione dell’appetito, cefalea, nausea, vomito, dolori addominali o dolore addominale alto e costipazione.
A causa della breve emivita biologica di calcitriolo, studi farmacocinetici hanno mostrato la normalizzazione di elevati livelli di calcio sierico entro pochi giorni dall’interruzione del trattamento, cioè assai più rapidamente che nei trattamenti con preparazioni di vitamina D3.
Effetti cronici possono includere debolezza muscolare, diminuzione di peso, disturbi sensoriali, stati febbrili, sete, polidipsia, poliuria, disidratazione, apatia, ritardo della crescita e infezioni del tratto urinario e nefrocalcinosi.
In concomitanza di ipercalcemia e iperfosfatemia di > 6 mg/100ml o > 1,9 mmol/l, può verificarsi calcinosi; questo fenomeno può essere visibile radiograficamente.
Possono insorgere in individui predisposti reazioni di ipersensibilità che includono prurito, eruzione cutanea, eritema, orticaria.
Anomalie di laboratorio
In pazienti con una funzione renale normale, l’ipercalcemia cronica può essere associata ad un aumento della creatinina del sangue.
Post Marketing
È molto basso il numero di effetti avversi riportati nell’uso clinico di Calcitriolo monitorati lungo un periodo di 15 anni per tutte le indicazioni ed ogni singolo effetto, inclusa l’ipercalcemia, ha una percentuale di incidenza dello 0,001% o inferiore.
Effetti avversi addizionali in relazione alle soluzioni per iniezione
Sintomi acuti addizionali con la formulazione iniettabile sono debolezza, sonnolenza, secchezza della bocca, dolori muscolari, gusto metallico, e disagio epigastrico.
Sintomi aggiuntivi cronici con la formulazione iniettabile includono la nocturia, congiuntivite (calcifica), pancreatite, fotofobia, rinorrea, diminuzione della libido, elevate BUN, albuminuria, ipercolesterolemia, elevati SGOT e SGTP, calcificazione ectopica, ipertensione, aritmia cardiaca, disturbi sensoriali, e raramente manifestazioni psicotiche.
Sono stati osservati rari casi di anafilassi e di rossore localizzato al sito di iniezione con la formulazione iniettabile. Occasionalmente sono stati osservati dolori blandi nel sito di iniezione.
Segnalazione delle reazioni avverse sospette
La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale. Agli operatori sanitari è richiesto di segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta tramite il sistema nazionale di segnalazione all’indirizzo www.agenziafarmaco.gov.it/it/responsabili.
Polisorbato 20, cloruro di sodio, sodio ascorbato, fosfato di sodio bibasico anidro, fosfato di sodio monobasico monoidrato, sodio edetato, acqua per preparazioni iniettabili.
Conservare a temperatura non superiore a 25°C. Evitare il congelamento.