Ipertensione arteriosa: iniziare la terapia con ½ compressa al giorno. Se non si ottiene un effetto soddisfacente aumentare la dose ad una compressa (100 mg) al giorno durante la seconda settimana.
Di solito il pieno effetto antipertensivo si raggiunge dopo una o due settimane di terapia. Se necessario, è possibile ottenere un’ulteriore riduzione dei valori pressori associando atenololo con altri farmaci antiipertensivi. In particolare la somministrazione contemporanea di atenololo con un diuretico determina un effetto antiipertensivo superiore a quello prodotto dai singoli farmaci.
Angina Pectoris: la maggior parte dei pazienti risponde alla somministrazione di una compressa (100 mg) al giorno. Aumentando la posologia non si ottiene generalmente un ulteriore beneficio.
Aritmie: ½ – 1 compressa al giorno.
Anziani: può rendersi necessario ridurre la posologia, particolarmente nei pazienti con compromissione della funzionalità renale.
Bambini: non esistono esperienze cliniche relative all’impiego pediatrico dell’atenololo; pertanto si sconsiglia la somministrazione ai bambini.
Pazienti con insufficienza renale: poiché l’atenololo è escreto per via renale è necessario ridurre il dosaggio nei pazienti con grave compromissione della funzionalità renale.
Non si verifica accumulo significativo di atenololo nei pazienti che hanno una clearance della creatinina superiore a 35 ml/min (il limite normale è di 100–150 ml/min).
Nei pazienti con clearance creatininica di 15–35 ml/min (equivalente a 3,4–6,8 mg% di creatininemia) la posologia deve essere di 50 mg al giorno o 100 mg a giorni alterni.
Per i pazienti con clearance creatininica minore di 15 ml/min (equivalente a 6,8 mg% di creatininemia), la posologia deve essere di 50 mg a giorni alterni o 100 mg ogni 4 giorni.
Come per gli altri antagonisti dei beta–recettori, il trattamento non deve essere interrotto bruscamente specialmente nei pazienti affetti da cardiopatia ischemica.
Insufficienza cardiaca: sebbene l’atenololo sia controindicato nello scompenso cardiaco, può essere somministrato, con la dovuta cautela, ai pazienti con una riserva cardiaca scarsa, mentre il suo impiego deve essere evitato nei pazienti affetti da scompenso cardiaco conclamato; il farmaco può tuttavia essere usato nei pazienti con insufficienza cardiaca controllata da una terapia adeguata.
Nei pazienti affetti da angina di Prinzmetal, l’atenololo può aumentare il numero e la durata delle crisi anginose tramite vasocostrizione arteriosa coronarica mediata dagli alfa recettori. Tuttavia, seppur con la massima cautela, può essere considerato il suo impiego in questi pazienti, in quanto l’atenololo è un beta–bloccante beta–1 selettivo. Particolare cautela nella somministrazione dell’atenololo va rivolta ai pazienti con blocco atrioventricolare di 1° grado, a causa del suo effetto negativo sul tempo di conduzione.
Bradicardia: la riduzione della frequenza cardiaca è una delle azioni farmacologiche indotte dall’atenololo; qualora compaiano sintomi attribuibili all’eccessiva riduzione della frequenza cardiaca, il dosaggio di atenololo deve essere ridotto.
Broncopatie: la cardioselettività posseduta da atenololo permette il suo impiego, con cautela, nei pazienti con malattie ostruttive croniche delle vie aeree. Tuttavia nei pazienti asmatici può indurre un aumento della resistenza delle vie respiratorie; in tal caso la terapia con atenololo deve essere interrotta e, se necessario, deve essere instaurata una terapia con preparati broncodilatatori, quali il salbutamolo o l’isoprenalina, ai dosaggi comunemente utilizzati.
Diabetici e pazienti soggetti all’ipoglicemia: nei pazienti diabetici, in particolare in quelli affetti da diabete labile, e in pazienti soggetti a ipoglicemia, l’atenololo, a causa della propria attività bloccante beta–adrenergica, può prevenire la comparsa dei segni e sintomi premonitori dell’ipoglicemia acuta quali le modificazioni della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa. L’atenololo può modificare la tachicardia indotta da ipoglicemia.
L’atenololo può mascherare i segni di tireotossicosi.
Disordini vascolari: il beta blocco può aggravare i disturbi vascolari periferici preesistenti. L’atenololo non deve essere somministrato a pazienti affetti da gravi disturbi della circolazione arteriosa periferica.
Reazioni anafilattiche: nei pazienti in terapia con beta–bloccante e con una storia di reazioni anafilattiche a diversi allergeni, si può verificare un aggravamento delle reazioni allergiche in occasione di ripetuti stimoli da parte dell’allergene. Questi pazienti possono non rispondere adeguatamente alle dosi di adrenalina comunemente impiegate nel trattamento di reazioni allergiche.
Anestesia: se un paziente in trattamento con atenololo dovesse essere sottoposto ad anestesia generale, occorre che l’anestesista sia informato di tale terapia, in quanto il blocco beta–adrenergico può ridurre l’effetto inotropo richiesto da questi anestetici che necessitano di un’adeguata mobilizzazione catecolaminica per il mantenimento della funzionalità cardiaca. Dovrà essere pertanto impiegato un agente anestetico con una minima attività inotropa negativa.
Insufficienza renale: l’atenololo è escreto per via renale e pertanto il dosaggio deve essere regolato con particolare attenzione nei pazienti con grave compromissione della funzionalità renale. Non si verifica accumulo significativo di atenololo nei pazienti che hanno una clearance della creatinina superiore a 35 ml/min (il limite normale è di 100–150 ml/min). Nei pazienti con clearance creatininica di 15–35 ml/min (equivalente a 3,4–6,8 mg% di creatininemia) la posologia deve essere di 50 mg al giorno o 100 mg a giorni alterni. Per i pazienti con clearance creatininica < 15 ml/min (equivalente a 6,8 mg% di creatininemia), la posologia deve essere di 50 mg a giorni alterni o 100 mg ogni 4 giorni.
Pazienti in emodialisi: l’atenololo viene rimosso dall’organismo durante l’emodialisi. Qualora il paziente in terapia con atenololo venga sottoposto a dialisi, la terapia va proseguita per via orale alla dose di 50 mg dopo ogni seduta. La somministrazione deve essere effettuata sotto controllo ospedaliero in quanto possono verificarsi marcate riduzioni della pressione arteriosa.
Benché le sperimentazioni di farmaco–tossicologia animale non abbiano evidenziato effetti teratogeni attribuibili all’atenololo, non può essere esclusa la possibilità di un danno fetale e quindi è consigliabile non impiegare l’atenololo durante la gravidanza.
Non sono stati effettuati studi sull’impiego di atenololo nel 1° trimestre di gravidanza e pertanto non può essere esclusa la possibilità di un danno fetale.
L’atenololo è stato impiegato, sotto stretto controllo medico, per il trattamento dell’ipertensione nel 3°trimestre. L’uso di atenololo in donne gravide, per il trattamento dell’ipertensione lieve–moderata, è stato associato ad un ritardo della crescita intra–uterina.
L’uso di atenololo in donne che sono in gravidanza o che possono iniziarla, richiede un’attenta valutazione dei benefici indotti dalla terapia rispetto ai possibili rischi, particolarmente nel 1° e 2° trimestre di gestazione.
L’atenololo attraversa la barriera placentare e si sono riscontrati livelli ematici nel cordone ombelicale.
L’atenololo si accumula nel latte materno in concentrazioni pari a 3 volte le concentrazioni ematiche medie. I nati da madri che hanno assunto atenololo poco prima di partorire o durante l’allattamento possono essere a rischio di ipoglicemia, bradicardia e depressione respiratoria (asfissia neonatale); sono stati riportati sono stati riportati casi di blocco dell’attività dei beta recettori. Per questo motivo, la somministrazione di atenololo dovrebbe essere interrotta 24–48 ore prima del parto. è consigliabile astenersi dall’impiego di atenololo durante l’allattamento.
Gli effetti indesiderati osservati durante studi clinici sono stati per la maggior parte dovuti all’effetto farmacologico dell’atenololo.
Per la classificazione delle frequenze degli effetti indesiderati è stata usata la seguente convenzione: molto comune (≥ 1/10), comune (≥ 1/100 e < 1/10), non comune (≥ 1/1000 e < 1/100), raro (≥ 1/10000 e < 1/1000), molto raro (< 1/10000), non nota (la frequenza non può essere definita sulla base dei dati disponibili)
Patologie del sistema emolinfopoietico
Raro: porpora; trombocitopenia; granulocitopenia: aumenti dei livelli di transaminasi.
Patologie endocrine
Non comune: peggioramento del diabete mellito manifesto e mascheramento del diabete mellito latente.
A seguito di digiuno prolungato o stress fisico importante, la terapia concomitante con atenololo può causare ipoglicemia. I sintomi d’allarme dell’ipoglicemia (particolarmente tachicardia e tremori) possono essere mascherati.
Durante la terpia con atenololo può verificarsi lipopatia, con livelli di colesterolo totale normali e di HDL ridotti e di trigliceridi aumentati.
Nei pazienti affetti da ipertiroidismo, i segni clinici di tireotossicosi possono essere mascherati.
Patologie cardiache
Comune: bradicardia freddo alle estremità;
Raro: deterioramento della funzionalità cardiaca in pazienti affetti da insufficienza cardiaca; disturbi della conduzione atrioventricolare; nei pazienti affetti da angina pectoris, in rari casi, si può avere un aumento degli attacchi; ipotensione; ipotensione posturale che può essere associata a sincope; nei pazienti sensibili si può aggravare un blocco cardiaco, claudicazione intermittente, fenomeno di Raynaud.
Patologie del sistema nervoso
Comune: capogiri; sudorazione
Non comune: aumento dell’attività onirica; disturbi del sonno similmente a quanto riportato da altri beta–bloccanti.
Raro: cefalea; cambiamenti dell’umore; incubi notturni; psicosi e allucinazioni; Aggravamento di sindromi nervose con depressione mentale, catatonia, confusione e turbe della memoria.
Non nota: parestesia
Patologie gastrointestinali
Comune: disturbi gastrointestinali;
Raro: secchezza delle fauci;
Patologie epatobiliari
Raro: tossicità epatica, inclusa la colestasi intraepatica.
Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo
Raro: alopecia; secchezza agli occhi; rash cutaneo; eruzioni eritematose; reazioni cutanee di tipo psoriasico o aggravamento della psoriasi Qualora una reazione di tale tipo non trovi una precisa spiegazione, deve essere considerata la sospensione del trattamento. Inoltre, l’atenololo può esacerbare la depigmentazione nei soggetti affetti da vitiligine.
Patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo
Non nota: sindrome simil–lupoide.
Patologie dell’apparato riproduttivo e della mammella
Raro: impotenza, disturbi della libido.
Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche
Raro: in pazienti con asma o con una storia di problemi asmatici può verificarsi broncospasmo o dispnea.
Patologie dell’occhio
Raro: disturbi visivi, ridotta lacrimazione
Non comune: congiuntivite.
Altri
Non comune: affaticamento, crampi muscolari; è stato osservato un incremento di anticorpi antinucleo, tuttavia non è chiara la rilevanza clinica.
Molto raro: aumentate reazioni allergiche irresponsive al cortisone.
È stato segnalato freddo alle estremità.
Deterioramento della funzionalità renale in pazienti con insufficienza renale grave in trattamento con altri betabloccanti. Si raccomanda pertanto il monitoraggio della funzionalità renale durante il trattamento con atenololo.
Poiché può verificarsi un aggravamento della disfunzionalità epatica, si raccomanda il monitoraggio della funzionalità epatica durante il trattamento con atenololo.
L’eventuale comparsa occasionale di trombocitopenia, porpora, granulocitopenia, eruzioni eritematose richiede l’interruzione del trattamento.
La sospensione del trattamento con atenololo deve essere graduale.
Ogni compressa rivestita con film contiene:
cellulosa microcristallina, magnesio carbonato, amido di mais, sodio laurilsolfato, magnesio stearato, gelatina, ipromellosa, titanio biossido, glicerolo
Questo medicinale non richiede alcuna condizione particolare di conservazione.