Il dosaggio deve essere adattato individualmente, soprattutto in base all’effetto clinico. Si raccomanda di iniziare la terapia con il dosaggio più basso, in modo da poter rilevare tempestivamente l’insufficienza cardiaca, la bradicardia e i sintomi bronchiali.
Ipertensione: si raccomanda una dose iniziale di 50 mg. Il dosaggio abituale di mantenimento nell’ipertensione è pari a una compressa (50–100 mg) al giorno. L’effetto massimo sarà raggiunto dopo 1–2 settimane. Se si desidera un ulteriore miglioramento della pressione arteriosa, si può combinare l’atenololo con un altro antipertensivo, per es. un diuretico.
La dose da 25 mg è indicata solo nei pazienti affetti da insufficienza renale grave o come terapia iniziale nei pazienti anziani, se necessario.
Angina pectoris: 50–100 mg al giorno, in relazione all’effetto clinico. Aumentando la dose giornaliera oltre 100 mg non si ottiene generalmente un maggiore beneficio antianginoso. Se si desidera, la dose giornaliera di 100 mg può essere suddivisa in due somministrazioni.
Aritmie: la dose orale abituale di mantenimento è pari a 50–100 mg di atenololo al giorno.
Prevenzione secondaria dopo infarto del miocardio: la dose orale di mantenimento fino alla dimissione dall’ospedale è di 50–100 mg al giorno in 1–2 somministrazioni in pazienti emodinamicamente stabili.
Bambini:
Non esistono esperienze cliniche relative all’uso di atenololo nei bambini. Pertanto non è raccomandato somministrare atenololo ai bambini.
Pazienti anziani
Negli anziani è necessario iniziare la terapia utilizzando un dosaggio inferiore. Il dosaggio deve essere adattato in base all’effetto clinico.
Danno renale:
Velocità di filtrazione glomerulare (ml/min/1,73 m² di superficie corporea | Dose raccomandata di atenololo (mg/die) |
> 35 | Nessuna modifica della dose |
15–35 | 25–50 (o 50–100 / 2 giorni) |
< 15 | 25–50 / 2 giorni |
In caso di emodialisi somministrare una compressa da 50 mg dopo ogni dialisi. La somministrazione deve essere effettuata in ambiente ospedaliero in quanto possono verificarsi improvvise riduzioni della pressione arteriosa.
Insufficienza epatica: non è necessario modificare la dose raccomandata.
L’atenololo deve essere ingerito con una sufficiente quantità di liquido (per es. un bicchiere d’acqua) prima dei pasti.
Si raccomanda di non interrompere improvvisamente il trattamento con atenololo perché potrebbe portare ad un peggioramento di ipertensione, insufficienza cardiaca o cardiopatia ischemica, con possibilità di infarto del miocardio. Il dosaggio di atenololo deve essere sempre ridotto gradualmente.
Cardiopatie ischemiche
Il trattamento non deve essere interrotto improvvisamente, soprattutto nei pazienti affetti da cardiopatia ischemica. Il dosaggio deve essere ridotto gradualmente, ossia nell’arco di 1–2 settimane e, se necessario, contemporaneamente all’inizio della terapia sostitutiva per prevenire l’esacerbazione dell’angina pectoris.
Possono anche svilupparsi ipertensione e aritmie.
Inoltre vi è il rischio di infarto del miocardio e morte improvvisa.
L’atenololo non deve essere somministrato a pazienti con insufficienza cardiaca congestizia non trattata. Questa condizione deve essere prima stabilizzata.
Interventi chirurgici
Se è stato deciso di interrompere la somministrazione di beta–bloccanti in preparazione ad un intervento chirurgico, si deve sospendere la terapia per almeno 24 ore. Il proseguimento del trattamento con beta–bloccanti riduce il rischio di aritmie durante l’induzione e l’intubazione, ma aumenta anche il rischio di ipotensione.
Se si prosegue il trattamento, si deve prestare attenzione nell’uso di alcuni farmaci anestetici. Si deve proteggere il paziente da reazioni vagali mediante somministrazione endovenosa di atropina.
Disturbi della circolazione periferica
In pazienti con disturbi circolatori periferici (malattia o sindrome di Raynaud, claudicazione intermittente), l’atenololo deve essere usato con la massima cautela poiché potrebbero aggravarsi questi disturbi.
I disturbi circolatori periferici gravi sono una controindicazione (vedere controindicazioni).
Frequenza cardiaca
L’atenololo può indurre bradicardia. Se la frequenza cardiaca scende al di sotto di 50–55 battiti al minuto a riposo e il paziente manifesta sintomi correlati alla bradicardia, si deve ridurre il dosaggio.
Vie respiratorie
Nei pazienti con gravi disturbi cronici ostruttivi polmonari si può aggravare l’ostruzione delle vie respiratorie. Pertanto l’atenololo deve essere usato in questi pazienti solo con estrema cautela.
Blocco cardiaco
A causa del suo effetto negativo sul tempo di conduzione cardiaca, l’atenololo deve essere somministrato con cautela a pazienti con blocco cardiaco di primo grado.
Danno renale
Nei pazienti con danno renale il dosaggio deve essere adattato alla ridotta velocità di filtrazione glomerulare (vedere paragrafo 4.2 "Posologia").
Anziani
I pazienti anziani devono essere trattati con particolare cautela (vedere il paragrafo 4.2 "Posologia").
Angina di Prinzmetal
Nei pazienti affetti da angina di Prinzmetal, l’atenololo può aumentare il numero e la durata degli attacchi di angina a causa della vasocostrizione arteriosa coronarica non contrastata mediata da alfa–recettori. In questi pazienti l’atenololo deve essere usato con la massima cautela.
Psoriasi
Ai pazienti con anamnesi di psoriasi l’atenololo deve essere somministrato solo dopo un’attenta valutazione.
Allergeni
L’atenololo può aumentare sia la sensibilità verso gli allergeni sia la gravità delle reazioni anafilattiche. L’atenololo può ridurre l’efficacia dell’epinefrina.
Ipersensibilità
L’atenololo può causare reazioni di ipersensibilità, compresi angioedema e orticaria.
Pazienti diabetici
I sintomi di ipoglicemia, in particolare la tachicardia, possono essere mascherati dall’atenololo. Nei pazienti trattati con atenololo può risultare ridotta la sensibilità all’insulina.
Tireotossicosi
Il trattamento con beta–bloccanti può mascherare i sintomi cardiovascolari da tireotossicosi.
Feocromocitoma trattato
Nei pazienti con feocromocitoma (tumore della ghiandola surrenale) è necessario un pretrattamento con inibitori dei recettori alfa.
Gravidanza e allattamento
Gravidanza
I beta–bloccanti, riducendo la perfusione placentare, possono causare la morte intrauterina del feto e provocare parti immaturi e prematuri. Inoltre, possono verificarsi effetti negativi sul feto e sul neonato (soprattutto ipoglicemia e bradicardia). Nel periodo postnatale vi è un maggior rischio di complicazioni cardiache e polmonari. Pertanto il neonato deve essere attentamente monitorato.
L’atenololo attraversa la placenta. Se durante la gravidanza si assume atenololo regolarmente, si deve consultare il medico.
L’atenololo è stato usato, sotto stretto controllo medico, con buoni risultati per il trattamento dell’ipertensione gravidica. Non si sono verificate anomalie fetali; occorre tuttavia precisare che l’atenololo è stato usato solo dopo la 20asettimana di gravidanza. Inoltre, non vi sono indicazioni di effetti avversi durante il parto o durante il periodo dell’allattamento. Tuttavia, non si può escludere un effetto pericoloso per il feto.
Allattamento
La concentrazione nel latte materno è tre volte superiore a quella nel sangue. Durante l’allattamento si sono rilevate solo basse concentrazioni di atenololo nel bambino. Comunque, nella terapia a lungo termine non si può escludere il manifestarsi di effetti beta–bloccanti nel bambino. Se possibile, si consiglia di rispettare un intervallo di sei ore tra l’assunzione di atenololo e l’allattamento al seno. Durante questo periodo di tempo il bambino può essere allattato artificialmente.
Durante la gravidanza e l’allattamento, si devono soppesare attentamente i vantaggi e gli svantaggi dell’uso del farmaco.
Per classificare la frequenza degli effetti indesiderati è stata usata la seguente terminologia.
Molto comune: ≥1/10
Comune: ≥1/100 e <1/10
Non comune:≥1/1000 e <1/100
Raro: ≥1/10.000 e <1/1000
Molto raro: <1/10.000, non nota (la frequenza non può essere definita sulla base dei dati disponibili).
Patologie del sistema emolinfopoietico
Raro: trombocitopenia, leucopenia.
Patologie endocrine
I beta–bloccanti possono mascherare i sintomi della tireotossicosi e dell’ipoglicemia.
Disturbi psichiatrici
Non comune: disturbi del sonno
Raro: allucinazioni, psicosi, confusione, depressione, incubi, ansia.
Patologie del sistema nervoso
Raro: cefalea, capogiri, parestesia delle estremità.
Patologie dell’occhio
Raro: visione ridotta, disturbi visivi, secchezza agli occhi.
Patologie cardiache
Comune: bradicardia.
Raro: rallentata conduzione atrio–ventricolare o aumento di un blocco atrio–ventricolare già esistente, peggioramento dell’insufficienza cardiaca.
Patologie vascolari
Comune: estremità fredde e cianotiche.
Raro: ipotensione (talvolta associata a sincope), fenomeno di Raynaud, aumento di una claudicazione intermittente già esistente.
Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche
Raro: broncospasmo in pazienti con asma bronchiale o con anamnesi di affezioni asmatiche.
Patologie gastrointestinali
Comune: problemi gastrointestinali, nausea, vomito, diarrea e stipsi.
Raro: secchezza delle fauci
Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo
Raro: rash cutaneo, alopecia, reazioni cutanee di tipo psoriasico, aggravamento della psoriasi, porpora.
Frequenza non nota: reazioni di ipersensibilità, compresi angioedema e orticaria.
Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione
Comune: affaticamento, sudorazione.
Esami diagnostici
Molto raro: è stato osservato un aumento degli anticorpi antinucleari, tuttavia non è chiara la rilevanza clinica.
Patologie epatobiliari:
Non comune: aumento dei livelli delle transaminasi.
Raro: tossicità epatica, compresa colestasi intraepatica.
Patologie dell’apparato riproduttivo e della mammella
Raro: impotenza.
Carbonato di magnesio pesante
Amido di mais
Sodio laurilsolfato
Gelatina
Magnesio stearato (E572)
Cellulosa microcristallina
Talco
Questo medicinale non richiede alcuna condizione particolare per la conservazione.